Non sono che un’ombra
Passata in fretta sul tuo cuore.
Se volterai la testa,
tradirai tre volte:
il tempo, l’amore, il nome.
(pag.19)
Nel libro “100 poesie” edito di recente da peQuod, per la Collana Portosepolto (diretta da Luca Pizzolitto), Franca Alaimo ha inteso organizzare la sua opera poetica in una raccolta organica, che non nasce dalla semplice stratificazione di singoli testi ma è concepita secondo una struttura rigorosa, frutto di un continuo lavoro di rielaborazione e rifinitura. Intento dichiarato della poeta è infatti presentare al lettore la storia di una vita ricca di moti e di risonanze interne, un itinerario di progressiva presa di coscienza del proprio vissuto profondo. Si spiega così l’attenzione con cui l’autrice inserisce nella raccolta una fitta rete di rimandi interni sia formali sia tematici, fino a costruire una struttura lineare e al tempo stessa circolare, all’insegna della varietà ma anche di un’intima coerenza. Franca Alaimo consegna la sua esistenza alla poesia e all’arte, mediatrice tra la vita e la morte, come una necessità da creare, al fine di salvare ciò che esiste nel tempo e nello spazio e dunque fa emergere nei suoi versi una realtà fatta di cose e di esseri umani in cui vede manifestarsi con chiarezza le pulsioni e le sofferenze più profonde ed elementari che accomunano tutte le creature: “…una cosa più vasta/ del nulla che inghiotte i nostri / sogni e i nomi di Dio,/e in questo più non volere/ e appartenere/ sentire la purissima festa/ che è il morire a se stessi”(p.33). La scrittura di Franca Alaimo si fa corpo poetico, si fa vedere e toccare, nasce dunque da un reame di immagini quotidiane in un paesaggio animato che sembra moltiplicare le strade per cui passa la parola, ma dietro lo schermo del reale (“il velo di Maya” del filosofo Schopenhauer), l’autrice indaga la propria esperienza interiore e cerca risposte all’interrogativo dell’esistere: “concepire qualcosa/ che ha smesso di morire” (pag.57). Sopraffatta dalla dilatazione del mondo interiore, (torna la lezione della sua Alejandra) la poeta scolpisce le sue visioni, immagini allusive ed evocative in bilico tra il limite e l’infinito: “Luccicano di luce lunare/ la rosa, il vaso/l’acqua, il bicchiere. / Li sillabo sussurrando:/ suoni purissimi/ affiorati da un sogno” o “ il mio corpo è un insetto/ intrappolato da millenni/ in una goccia d’ambra”, ma nel momento in cui .dopo la morte fisica si rischia di polverizzarsi e sparire negli interminati spazi della dimenticanza, insorge la memoria: ”o forse proprio questo s’impara/ a forza di vivere:/ che conta solo lo stare al mondo,/ alzarsi vivi ogni mattina,/ ubbidire al passo delle ore,/ e lasciare che ogni cosa sia,/sapendo che da te, dalla tua memoria,/dai così tanti amori/ e piccoli bagliori quotidiani/ dovrai presto separarti” (pag.116). L’assenza è appunto la conditio sine qua non della genesi della memoria ed è la memoria che nel suo incoercibile slancio di significazione ritrova la parola poetica, alla cui energia vitale consegna per sempre le immagini in una fermezza immutabile che le riscatta dal provvisorio. La tecnica espressiva di Franca Alaimo assegna un grande rilievo e forte intensità alle singole parole, caricate di un significato emblematico e come si vede nella rete di significati e nella sotterranea e coinvolgente complessità che percorrono le 100 Poesie, l’autrice mostra di essere molto vicina alle grandi voci della poesia simbolista europea e si palesa a navigare come Ofelia su ogni acqua del mondo.