Saranno giorni di carta
e di luci spente
senza un filo logico
e uniranno parole
disperse nel sale
tra sciabordii e voci lontane
Il riccio mi guarda
e da sotto gli piaccio
aculei di seta nera
eppure un dolore
è spina nel fianco
immerso nel freddo
mi strappa via tutto
lontano nel golfo
dove più fine è la sabbia
che si prende licenze
di uccidere seppur piena di vita
di quella invisibile
tra alghe brillanti verdi veleno
le smorfie seducono
lasciando vuoti profondi
tra le tue mani
È colpa del sole
tra il pianto del riccio
ferite di scogli
sempre gli stessi
che guardano a oriente
e aspettano urla
del sole colpevole
io scrivo sul cuoio
pregiata la carta
liscia trattiene
tra righe accennate
d’azzurro orizzonte
mi guida e mi tiene
contiene la mano
non sborda più incerta
si sporca d’inchiostro
insolente