“Il gatto Figaro” e la “grandiosa rivalutazione dei sogni”.

“Le favole sono sempre state un modo per imparare leggendo” ci dice Fabrizio Bernini nella prefazione al libro. Di questo concetto l’Autrice è pienamente e fortemente consapevole, avendone fatto l’obiettivo del suo libro. Forte del suo lavoro con i piccoli, nei tanti laboratori di scrittura, Grazia Calanna ha percepito il grande desiderio di conoscenza che anima i bambini e ha sperimentato il potere della favola; sa bene che i piccoli sono in grado di comprendere la realtà, di capire pienamente e profondamente tutti gli aspetti della vita, dai più grossolani ai più sottili. Basta usare sapientemente le parole e veicolare gli insegnamenti in concetti semplici, basta raccontare una favola che sappia usare le parole giuste.
“Il gatto Figaro” è una favola destinata ai bambini, ma di sicuro la sua lettura farà bene anche agli adulti. Il libro stimola importanti e profonde riflessioni, anche filosofiche, trasmette concetti che faranno riflettere gli adulti e che saranno incamerati nel bagaglio culturale dei più piccoli.
Sia per la storia narrata, abilmente costruita, sia per le espressioni e i vocaboli usati, il libro cattura l’attenzione, ha un potere evocativo, è pieno di stimoli di riflessione, di concetti importanti per la sensibilità dei bambini: la natura, il rispetto della natura e delle creature che vivono nella natura, la conoscenza del territorio che ci circonda, non a caso la vicenda si svolge proprio in luoghi a noi vicini, luoghi reali, che esistono veramente, per stimolare la voglia di andare a conoscerli. E ancora, fra gli altri, l’elogio del silenzio, nel caos che ci circonda, l’importanza dell’ascolto, soprattutto dell’ascolto attivo nei confronti degli altri, il ruolo determinante dell’amicizia, il rispetto e l’importanza della diversità.
Nel racconto sono anche contenuti dei concetti filosofici profondi che la nostra Autrice, con parole semplici, attraverso l’emozione del racconto e l’emotività che ne consegue, vuole consegnare alla conoscenza dei piccoli lettori.
Uno di questi lo abbiamo subito all’inizio del libro dove il protagonista dice “I miei genitori, appassionati di filosofia e di musica lirica, hanno deciso di chiamarmi Figaro. Entrambi credono che nel nome di ognuno c’è scritto il destino.”
Le radici di questo concetto le troviamo nelle antiche tradizioni romane del “Nomen Omen”, augurio, presagio contenuti nel nome. Ma è presente anche in altre tradizioni. Così nell’antico Egitto, è il nome a confermare l’esistenza di una persona e spesso il vero nome della persona veniva celato e si usava un nome finto in quanto si riteneva che conoscere il vero nome di una persona permettesse, con un rituale magico, di appropriarsi della sua forza e della sua vitalità. Nelle tradizioni ebraiche pensiamo alla Kabbalah, all’interpretazione etimologica, simbolica e numerica del nome. Nella tradizione indiana pensiamo ai nomi che si ripetono nel Mantra.
Il nome ha un suo suono, una sua forza vibrazionale, una sua capacità evocatoria; nel nome che portiamo c’è tutta la forza del nostro destino mitico. Lo sapevano perfettamente i nazisti quando trasformarono i prigionieri in una sequenza di numeri, privandoli così di una identità e di una storia.
Un altro tema caro alla nostra Scrittrice è quello del sogno: “Figaro, influenzato dal suo nome, sogna di cantare in teatro”.
Figaro sogna…”perché ha imparato da Schopenhauer che la vita e i sogni sono pagine dello stesso libro”.
Voglio congratularmi con Grazia Calanna perché questa rivalutazione dei sogni è grandiosa!
Quante volte da bambini, ma anche da adulti, siamo stati rimproverati per i nostri sogni…
Anche il linguaggio comune non incoraggia certo a sognare con dei modi di dire quali “sei solo un sognatore”, “tu sogni ad occhi aperti”, “chi sogna non piglia pesci” e così via, modi di dire che tendono a spostare il nostro interesse dal sogno, visto come impalpabile e dunque irreale, alla “materia”, richiamando l’attenzione alla cosiddetta realtà e ponendo l’accento sul “fare”.
I bambini sono dei sognatori, sono dei grandi sognatori, i loro sogni sono essenziali per una corretta evoluzione, è importante che venga data libera espressione al sogno, dunque è vitale dare dignità al sogno, è fondamentale legittimare i sogni perché i sogni sono reali, i sogni sono veri, sono un’anticipazione della materia, solo spostata temporalmente.
Schopenhauer accomuna la vita e i sogni ma anche Shakespeare dice che noi “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” (La tempesta) e Neruda “siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni” (Il bacio) e così altri. I sogni rappresentano la nostra energia. Quasi sempre ci sforziamo di apparire come gli altri vogliono vederci, cercando di essere perfetti ai loro occhi; così facendo perdiamo di vista la nostra essenza. Proviamo a ritrovarla, connettiamoci con la nostra essenza ritagliandoci degli spazi nei quali siamo profondamente noi stessi, dei momenti in cui viviamo la vita dei nostri sogni, degli spazi per dare voce e vita alle nostre passioni.
C’è un famoso detto, attribuito a Walt Disney, “Se puoi sognarlo, puoi farlo”, se puoi sognarlo esiste un modo per farlo e allora mettiti al lavoro e tira fuori le tue energie. Ma, soprattutto, studia, alimenta la tua sete di conoscenza, ricorda che “Il gatto Figaro” ci insegna che “Il sapere è un superpotere. Più sai più sei imbattibile”.
Vi auguro di leggere con curiosità le vicende del gatto Figaro in modo da poter fruire di questo piccolo gioiello che Grazia Calanna ci ha donato. Leggetelo e lo terrete fra i vostri libri più cari.

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