Javier Marín, incessante modernità nel segno di valori immortali Javier Marín, incessante modernità

Javier Marín CABEZA-BLANCA1

Labbra carnose, grandi occhi incorniciati da ovali perfetti, donne dalle rotondità traboccanti e uomini dalle robuste e muscolose gambe. L’artista messicano Javier Marín  permea ogni sua opera di un’intesa fisicità, fondendo, in quelle curve sinuose, elementi provenienti dalla sua cultura d’origine, riecheggianti immagini e colori del Messico, e dal suo amore per i maestri italiani e francesi del Cinquecento: Pontormo, Rosso Fiorentino e Michelangelo. Un soggetto unico, il corpo umano, nudo, nella sua espressione più carnale, che esprime un’esistenza materiale. Le opere di Marín, benché vicine ad uno stile classico, sono il prodotto di una prospettiva fortemente contemporanea e controversa. L’artista, non soddisfatto dalle possibilità espressive del bronzo e del marmo,  ha infatti condotto uno studio sulla flessibilità e poliedricità della resina alla quale lo stesso artista aggiunge semi di amaranto, carne secca, petali di fiori, foglie di tabacco, creando colorazioni e sfumature uniche. È la trasparenza della materia prima che esalta i colori della natura messicana ed è questa plasticità a rendere “più umane” le movenze dei corpi. Imponenti volti di saggi, filosofi, profeti o dei greci troneggiano nelle piazze europee. Un’incessante e rumorosa modernità, spezzata da quei volti silenti, relitti di valori e credenze immortali.

 

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