L’Africa è un capo e una coda senza corpo: il capo sono i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, la coda il Sudafrica. Il resto non esiste. Se non lo leggi, se non ci discuti, se non lo vedi, rimane un buco nero che sei autorizzato a stereotipare.
Perciò se ad esempio abiti in Italia e vuoi leggere un poeta africano, puoi del tutto dimenticare che quell’Africa abbia una letteratura contemporanea. Al limite puoi trovare qualche antologia nel mercato dell’usato, ma rassegnati a fermarti agli anni Settanta, al post-colonialismo, a rari gioielli in cui ti capitano come traduttrice e prefatore Joyce Lussu e Pasolini. Se cerchi traduzioni più recenti, lascia stare: quel poco che è stato messo in commercio ora non lo è più. Dici, okay, leggiamoli in lingua originale, e un attimo dopo ti ritrovi a contattare il più grande bookshop della Nigeria e scopri che neanche loro possono spedirti i volumi che desideravi, non solo quelli, nessuno, che possono spedirli ovunque, ma non in Europa. Quasi stai per arrenderti, finché per puro caso recuperi una copia usata di So All The Time I Was Sitting On An Egg (Quindi per tutto il tempo sono stata seduta sulle uova) da un collezionista inglese che finisce per raccontarti che ha dedicato quarantacinque anni a radunare testi dall’Africa Occidentale e, aggiunge, “questa raccolta è un po’ naïf forse, ma è piena di energia e passione ed è molto bello vedere una nuova generazione di autrici nigeriane lasciare sulla società un impatto così profondo”. Ha ragione, quel libricino pubblicato nel 1998 è ancora potente oggi.
Poi pensi alla fatica che hai speso per trovarlo e che in fondo neanche la poesia, come l’Africa, esiste, che la potenza è nella tua testa e che è normale annegarla o farne una bambina che usa dei ninnoli per passare il tempo.
Se però vai a cercare notizie sulla sua autrice, Lola Shoneyin, ti rendi conto che no, Lola è tutt’altro che inesistente e che la sua cassa di risonanza è reale. Classe 1974, nata a Ibadan, ha studiato a Londra, si è laureata in Nigeria in Letteratura inglese, insegna Inglese e teatro, la sua prima raccolta di poesie So All The Time I Was Sitting On An Egg, è stata menzionata dall’ANA, l’associazione degli autori nigeriani, la seconda ha vinto il primo premio, è stata nominata per l’Orange Prize for Fiction nel 2011, nel 2017 come Africa Literary Person of the Year e con il romanzo The Secret Lives of Baba Segi’s Wives ha vinto nel 2011 il Ken Sarowiwa Prose Prize. Proprio con questo libro, tradotto in italiano con il titolo Prudenti come serpenti da 66thand2nd e attualmente disponibile solo in versione digitale, ha raggiunto la notorietà. Il testo, che è la storia delicata, ironica e fitta di eventi imprevedibili di una famiglia poligama, è stato poi adattato per il teatro e messo in scena a Londra, per la BBC Radio 3, è diventato una graphic novel e nel 2017 i suoi diritti sono stati acquistati dalla produttrice nigeriana Mo Abudu per farne una serie su Netflix Nigeria. Lola, inoltre, ha fondato il più importante festival culturale africano, l’Aké festival, dal nome della località in cui si svolgevano le prime edizioni, luogo di nascita del premio Nobel nigeriano Wole Soyinka, che tra parentesi è suo suocero. Un festival che potesse essere un porto in cui intellettuali e pensatori fossero in grado di discutere delle istanze africane sul suolo africano e che si è poi spostato a Lagos per motivi di sicurezza, perché ad Abeokuta la distanza dall’aeroporto non permetteva di garantire la sicurezza degli ospiti se non a costi molto alti. Anche questa è la Nigeria, ma lo è anche il festival, come lo è Nollywood, che supera Hollywood in termini di numero di film prodotti, e lo è anche questo sforzo di condivisione della qualità prioritario per l’autrice.
La poesia di Lola Shoneyin è quasi performativa, da leggere e far girare tra le labbra, è un dialogo in cui spesso compaiono i soggetti, io, tu, loro, un suono che a tratti rimbalza e poi rallenta con delicatezza e si chiude in modo secco, senza essere aggressivo. A volte è un’affermazione. So All The Time I Was Sitting On An Egg ha la sicurezza della scrittura di una donna di quarant’anni esplosa da una studentessa all’epoca poco più che ventenne, che conosce l’orgasmo del piacere femminile e la parola divorzio, che non tollera l’arroganza ma sa quanto i simboli del potere possano alimentare i sogni facili della povera gente finendo per mantenerne lo status quo. È una poesia che trae i propri riferimenti dalle relazioni e dalla strada, dalla crisi economica, dal confronto tra i generi, e che non si ripiega passivamente su se stessa. Geniale l’uso dei vocaboli, lo spostamento frequente della loro funzione grammaticale, come quel ‘lollipop’ in ZEBRA CRUSHING che rimanda a un lecca-lecca, alla paletta del vigile, alla persona che aiuta i bambini ad attraversare le strisce pedonali, anche alle lollipop girl che si prostituiscono a bordo strada se vogliamo e che qui diventa quasi verbo con when they lollipop you, quasi a dire quando ti leccano sulle strisce pedonali, le zebra-crossing. L’immagine non può essere resa allo stesso modo in italiano, perciò si è scelto ‘ti sollecitano’ per mantenere la doppia ‘l’ e richiamare in qualche modo sia il movimento del vigile sia l’ec-citazione e, nel titolo, incrocio al posto della letterale strisce pedonali o, peggio ancora, zebre potrebbe rendere meglio l’idea del corpo per cui un’alternativa altrettanto valida a FRANGI TRAFFICO – in cui si è voluto privilegiare l’impatto del suono – potrebbe essere SBANDATA ALL’INCROCIO. E, sempre in questa poesia che è quasi intraducibile, alla fine della prima edizione compare un milesdtones, che non è solo milestones (pietre miliari, tappe, imprese) ma ha un d e sembra, come nell’artista parigino Dtone, provenire dal mondo dei tag degli anni Novanta, da de-tonate. Una pietra miliare fatta detonare a rappresentare le esplosioni del proprio piacere e le tappe obbligatorie che devono percorrerlo. Nelle edizioni successive, in cui Lola Shoneyin compare con il nome abbreviato anziché con Tililola, la d sparisce.
Nelle sei poesie selezionate la versione in inglese precede quella in italiano, il consiglio è di provare a leggerle prima in lingua originale per gustarne le consonanti, i suoni doppi che cadenzano i versi e i frequenti cambi di tono.
Dalla sezione: Clitoraguish
IN ENO’S DAYS
Eno said in her days
men were sweet and sensitive.
Eno said before I was born,
men were kind and considerate.
Eno said I should look around me,
than men were still the same.
I spat in her divorced face
and threw the dead woman
right out of my house.
AI TEMPI DI ENO
Eno diceva ai suoi tempi,
gli uomini erano dolci e sensibili.
Eno diceva prima che nascessi,
gli uomini erano gentili e rispettosi.
Eno diceva dovrei guardarmi attorno,
perché gli uomini sono ancora gli stessi.
Ho sputato dritto nel suo occhio divorziato
e scaraventato quella donna morta
fuori da casa mia.
Dalla sezione: Somehow everything is striking a pose
THE BEAST1
I am the overweight monster of the road
Six hundred thousand pounds of muscle
Six hundred notable marks of excellence.
Overruling dictator of my microscopic subjects
Governing the highway in sleek splendour
Dominating the fantasies of peasant headlights
Dashing the hopes of revolutionary wheels.
I establish the affluent in their righteous quest
for bigmanism.
To the poor, I am the symbol
of class immobility.
Don’t cross my path lest I crush you to cipher
with my big fat hungry alloys.
I am the beast, monster of the road.
LA BESTIA1
Sono il mostro pesante della strada
Seicentomila sterline di muscoli
Seicento ragguardevoli marchi di eccellenza.
Tracotante dittatore dei miei microscopici sudditi
Governo la strada statale in lucido splendore
Domino le fantasie dei lampioni di campagna
Infrango le speranze delle ruote rivoluzionarie.
Dirigo i benestanti nella loro virtuosa ricerca
dell’autocrazia.
Per il povero, sono il simbolo
dell’immobilismo sociale.
Non tagliare il mio percorso se non vuoi che ti azzeri
con le mie grosse grasse fauci metalliche.
Perché io sono la bestia, il mostro della strada.
1Mercedes 600BEL
ONE KOBO COIN
Offensive guest
Bringer of ill-luck
Now can’t light a candle
To a hundred of a buck
Only of use to nose-ringed girls
To decorate their huts
And to the popcorn hawker
To dish out roasted nuts
Once upon a grand old time
You could buy with it a bun
Now it’s smelly and obsolete
Hated by everyone
That’s the way the funny tale goes
Of the coin that was once sought after
But if the Naira follows suit
Our tears won’t be from laughter.
UN KOBO2
Ospite sgradito
Portatore di sventura
Ora non riesco più ad accendere una candela
Con un centesimo di dollaro
Serve solo a decorare le capanne
Delle ragazze con l’anello al naso
E a distribuire le noccioline tostate
dei venditori di popcorn
C’era una volta un tempo grandioso
Ti ci potevi comprare un panino
Ora puzza ed è obsoleto
Odiato da tutti
Questa è il lato divertente della storia
Della moneta che una volta era stimata
Ma se la Naira segue il suo esempio
Le nostre lacrime non verranno dalle risate
2Il Kobo è un sottomultiplo della Naira, valuta nigeriana (1 Naira=100 Kobo), ma è anche il nome di una grossa antilope (Kobus Kob) e buck (antilope) indica anche il dollaro in slang. 1 Naira nigeriana vale 0,0020 euro, le monete sono da 50 Kobo e 1 o 2 Naira. La moneta da un Kobo non è più in circolazione dal 2007. La raccolta di Lola è stata pubblicata nel 1998, ma a quell’epoca il Kobo non valeva più nulla.
ZEBRA CRUSHING
When they lollipop you
at your zebra-crossing bliss
Walk them into busy traffic
And mark your milesdtones with a kiss.
FRANGI TRAFFICO
Se qualcuno ti sollecita
ad attraversare il tuo paradiso
Tu conducilo nel traffico intenso
E marca le tue miglia con un bacio.
IBADAN’S SUN
You were there…
At that ill-appropriate hour
souring high like the sky’s crown prince,
riding the world like you owned it
…Just because you bloody-well could…
And they were there…
The old peasant women
elbows flexing and stretching.
Hands rummaging through astonished head-ties
then flung into the air.
Alert tears overflowing at the next nod
of their aging skulls
that made tut-tut sounds like a tongue twisted bell
to usher the dismembered into his rocket to hell.
…and you were there too, glimmering.
And they were there…
The gawky school children
in grim uniforms
running around with glee at the monstrous sight.
Delight subtly set into their innocent faces.
Eager to story for kin, this gory scene,
they cast to memory the labels on each beheaded limb
…and you were there too, gleaming.
And they were there…
The Danfo-drivers
who shouted obscene slogans.
Sobered, leaning out of cracked plastic,
they assess, the vehicle’s worth
in miles and sweat
screwed up as it was like bin-bound paper
littering the sober orderliness of the bloodied grey tar.
…and you were there too, glowing.
And they were there…
the accursed ever-late firemen
cranky from the punctual slumber
that earned their lousy wages.
No hammer, no wedge,
grimaced expressions plastered,
they rush to tear down iron with naked hands
fit only for pounding insolent wives and the seasonal yams.
…and you were there too, shining.
And She was there…
His mother, half-nacked and beside herself,
searching the passive faces of food-hawkers,
for a reason to live there-after.
Tears turn to mud as she rolls in the dust
“Free him! Free him!” she screams,
But who can unfold death’s rugged fist
as she ticks a name on it night-knight list.
…and you were there too, shimmering.
But he was not there…
His head agape,
Upper half creaking on hairy hinges above his eyes.
And the lower displaying the slowing workings
of a bright boy’s mind.
Suddently sprouting, like a switched-on fountain,
was what looked like blood
but couldn’t be
ebbing away life at a mercurial pace
down a dying boy’s handsome face.
and you were there too, burning,
not blushing not ashamed
…Just because you bloody well could.
IL SOLE DI IBADAN
Tu eri laggiù…
In quell’ora dis-appropriata
altero come il principe ereditario del cielo
tenevi il mondo per le redini come se ne fossi il padrone
…Solo perché ne avevi il sacrosanto diritto.
E loro erano laggiù…
Le anziane contadine
i gomiti si inarcavano e si allungavano
Le mani frugavano tra attoniti turbanti
poi via li gettavano al vento.
Fiumi di lacrime scattavano al minimo nodo
dei loro crani invecchiati
suonavano nno-nno come una campana balbuziente
che traghetta dritto all’inferno quel che è stato smembrato
…e pure tu c’eri, scintillante.
E loro erano laggiù…
I bambini della scuola
impacciati nelle loro uniformi scure
correvano allegri alla vista dello spettacolo mostruoso.
Piacere sottile stampato sulle loro facce innocenti.
Impazienti di raccontare ai parenti, questa scena cruenta,
stendevano in memoria un’etichetta su ogni arto decapitato
…e pure tu c’eri, raggiante.
E loro erano laggiù…
Gli autisti dei mini-van
che urlavano quegli slogan osceni.
Sobri, sporgendosi fuori dalla plastica incrinata,
stimavano il valore del veicolo
in miglia e sudore
accartocciati come fogli rilegati nei rifiuti
lettiere grigio sangue adagiate sul regolare catrame.
…e pure tu c’eri, luccicante.
E loro erano laggiù…
Maledetti pompieri ritardatari
urtati dal sonnellino pomeridiano
profitto delle loro misere paghe.
Nessun martello, nessuna lama,
le espressioni ingessate,
si affrettavano ad abbattere l’acciaio a mani nude
buone solo a pestare l’insolenza delle mogli e la polpa dell’igname.
…e pure tu c’eri, sfavillante.
E lei è lì…
Sua madre, mezza nuda e fuori di sé,
in cerca di una ragione per vivere, ancora
tra le facce impassibili dei venditori ambulanti.
Le lacrime virano in fango mentre si rivolta nella polvere
‘Liberatelo! Liberatelo!’ grida.
Ma chi può spiegare il pugno serrato della morte
mentre scandisce un nome della lista dei cavalieri neri.
…e pure tu ci sei, splendente.
Ma lui non era laggiù…
La sua testa spalancata
La metà superiore che scricchiola la riga dei capelli in mezzo agli occhi
e quella inferiore che mostra il lavorio paziente
della mente di un ragazzo brillante.
Spruzzando all’improvviso, come una fontana appena accesa,
quello che sembrava essere sangue
ma non poteva
non poteva la vita svanire nel nulla
rassegnarsi dal viso di un figlio così bello.
eppure tu eri là, ardente,
non di vergogna non di imbarazzo
…ma solo perché ne avevi il sacrosanto potere.
DIVORCE
Waking up to your gunky eyelids
has become a total bore.
Couldn’t care less
If you’re howling, dancing,
turning into a man under the wear
of the full moon’s wolfing stare,
doing fancy tricks
or plain whimpering.
As long as its not on my side of the fence.
Just keep your paw-prints off my fuzz
and sniff on some other heating beneath.
DIVORZIO
Svegliarmi davanti ai tuoi occhi cisposi
è diventato di una noia mortale.
Non me ne può fregar di meno
Se stai ululando, danzando,
se lo sguardo pieno della luna là sotto
ti stia trasformando in uomo,
se stai facendo un giochetto
o se stai solo frignando.
Basta che tu non stia dalla mia parte del recinto.
Ora tieni le tue zampe lontano dalla mia pelliccia
e scendi a fiutare il calore di un’altra.
Ringraziare Lola Shoneyin per avermi concesso di pubblicare queste traduzioni non è abbastanza. Poterne tentare la traduzione è stato per me un regalo immenso. Grazie anche alle care amiche disperse per il mondo che mi hanno aiutato con i loro preziosi suggerimenti a tentare di risolvere il rebus di ZEBRA CRUSHING.