“La Scatola onirica” di Maurizio Cucchi. La parola “viva materia della poesia”.

tre domande, tre poesie

 

 

“Va verso nuovi territori l’opera di Maurizio Cucchi (nella foto di Dino Ignani), che in questa Scatola onirica, oltre a indagare un nuovo spazio topografico – Casa Cucchi, località in provincia di Pavia -, declina la ricerca identitaria lungo un più temerario viaggio, verso una lingua primigenia, fino al «primitivo mugugno» dell’«homo ergaster». Diviso in sette sezioni, La scatola onirica si apre sulle connessioni frammentarie di un antico Quartiere di lignaggio, sede di genti ancora estranee all’«homo oeconomicus», realtà in cui la tensione etica si esprime sempre attraverso una «geografia del minimo». Ma Casa Cucchi non è che il luogo propedeutico di ritorni memoriali, concessi dalla dimensione del sogno. Non a caso la seconda sezione, Macchina onirica, ci restituisce l’antitesi tra sonno e veglia, intervallo in cui passato e presente si saldano. Il sonno dilata l’epica di un frammento ricco di congiunzioni, quasi un’unità anelata rispetto al «precario esserci» del reale. Tutto è ricondotto al potenziale illimitato (e sconosciuto) della mente, fino quasi a metterne in dubbio l’esistenza nell’ultimo capitolo, Mente cielo materia. D’altra parte pochi poeti come Maurizio Cucchi sanno abitare lo spazio frontale del tragico, con disinvolta levità, mai riparato da alibi consolatori. Riappare, in Sfiorando l’afasia, un remoto personaggio come Sabatino, ossessionato dall’etimologia, la stessa che ci conduce a evidenti contraddizioni semantiche che si sviluppano nella mobilità di temi e di molteplicità metrico-prosodiche. Una possibile risposta al rischio afasico si evidenzia nella sezione L’immagine, la parola. Dalle opere di ventidue grandi artisti, il poeta traccia una riflessione filosofica e sociale. Se Cucchi da sempre ci ha messo a parte della potenza evocativa del frammento, qui le sconnessioni si inabissano nel mistero contraddittorio della lingua, per giungere infine a un rapporto frontale tra immagine e parola, tra etica ed estetica, parafrasando l’anima di ogni opera rappresentata, che non è che il riflesso – spoglio di autoinganni – delle nostre vite”.

Partiamo dal titolo, qual è stata la scintilla che ha portato il suo La scatola onirica”, meglio: in che modo la (sua) vita diventa linguaggio?

Il titolo è esplicitamente indicativo di un percorso interiore che parte dalla dimensione del sogno, dai meccanismi mirabili e sconosciuti che ne sono all’origine. Chi racconta si trova ammaliato e sorpreso da quanto la sua mente produce in assenza dello stato di veglia e coscienza, dalle figure, dai luoghi e dalle situazioni che vengono a narrare composizioni oniriche in libere associazioni. Ma il libro vuole andare oltre e cogliere, in percorsi di varia natura, associazioni e immagini che la realtà osservata propone al soggetto scrivente nelle più diverse forme. E i diversi capitoli, di tutto questo, costituiscono un’esplorazione sempre aperta e carica di virtualità.

Ad oggi, dove è stato condotto dalla poesia, qual è stato l’insegnamento?

Ho amato e cercato la poesia in tutto il corso della mia vita e non saprei dire a che cosa mi abbia portato. La forza della parola, l’arte della parola stessa, ci introducono nella complessità del reale, e dunque nei suoi molteplici risvolti. Ma è stata la poesia dei maestri, la parola dei tanti grandi che mi hanno preceduto ad essere per me un insostituibile insegnamento. Ed è bello vedere come nel corso del tempo muti anche il nostro modo di reagire all’opera degli autori, e non solo perché mutiamo noi, ma perché mutando il mondo muta il tipo di ricezione che abbiamo delle cose e dunque anche della poesia. Ed è un conforto rendersi conto della vitalità in costante movimento della parola poetica.

“E sempre più mi sgorga, non so come,/ naturale, la parola antica e ruvida/ del territorio, da chissà quali/ remotissime radici.”, con i suoi versi per chiedere: le parole bastano alla poesia, la poesia è un destino?  

Per me lo è sicuramente stato. La parola è la viva materia della poesia, la parola lavorata e messa in forma, dove la sua energia e il suo potere di significazione trova sempre nuovo alimento. Oggi si tende a promuovere semplificazioni nell’uso anche poetico della parola stessa, che invece vive di maggior vita, di maggiore forza e utilità articolando il proprio senso nell’apertura alla pluralità di significazione che meglio ci introduce, come dicevo prima, ai valori umanamente necessari della complessità dell’esserci.

 

 

Scelte per voi

 

 

Ma “tutto mio” sarà davvero?
Solo perché prodotto, oscuramente,
per noi, per me, da questa macchina
mirabile e… assurda che agisce,
a nostra persino insaputa, in questa
minima enorme fisica casa?
Comunque, paziente e ammirato…

*

ANNIVERSARIO

Crudele e sinistro, il cosiddetto
destino ci disgiunge lasciando
vive tracce che sono ferite

e che il tempo non saprà mai
del tutto assorbire. Ma il legame
dei cuori e la mente sensibile

insistono, nella dolce memoria
turbata e una luce si irradia,
così, a conforto e commuove

nell’umano valore di una infine
benedetta lacrima d’amore.

*

PAESI FANTASTICI

Non esistono più, pensavo,
ruminavo ancora, paesi fantastici
e allora, fanatico di carte, di begli atlanti
colorati e geografia, giocavo
sull’idea infantile di un viaggio
immaginario e libero tra Portogallo e Malta,
tra Grecia e il più remoto, estremo
o quasi Baltico. È vero, tutto ci sembra, ormai,
ridotto a un esiguo
spazio, eppure planetario, e un avvilito
spazio irrisorio e ovunque
identico, in un istante
percorribile… E allora qui,
nel cuore di Milano, mi accomodo
sereno come in un dolce guscio,
dinamico, però, e insieme protettivo,
sempre più mio, e vivo.

Maurizio Cucchi, foto di Dino Ignani

Maurizio Cucchi (Milano, 1945) è poeta, consulente letterario, pubblicista e traduttore. Tra le sue raccolte poetiche Il disperso (1976), Glenn (1982, premio Viareggio), Poesia della fonte (1993, premio Montale), Vite pulviscolari (2009), Malaspina (2013, premio Bagutta), Paradossalmente e con affanno (2017), Sindrome del distacco e tregua (2019). Ha curato con Stefano Giovanardi l’antologia Poeti italiani del secondo Novecento. 1945-1995 (1996, nuova edizione 2004), e ha raccolto saggi e articoli in Cronache di poesia (2010). I suoi romanzi: Il male è nelle cose (2005), La maschera ritratto (2011), L’indifferenza dell’assassino (2012), La vita docile (2020).

 

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