l’autore racconta
Non è passato molto tempo da quando la storia di Maddalena e Simone, i protagonisti del mio primo romanzo “La felicità delle suore”, viveva soltanto all’interno delle quattro mura della mia stanza. Quelle mura che hanno visto nascere un universo parallelo in cui i personaggi hanno preso vita e sono cresciuti insieme a me.
Oggi parlarne con lettori, giornalisti e curiosi mi fa ancora uno strano effetto.
Soltanto pochi mesi fa quando passavo in macchina sotto il palazzo che avevo individuato nella mia testa come la casa della protagonista, immaginavo quanto sarebbe stato bello dar vita a un mondo in cui i lettori volessero entrare anche solo per un po’.
Per me leggere ha sempre rappresentato questo: immergersi in mondi possibili dove fare esperienza di sé attraverso le vite di altri. Mondi prossimi o lontani abitati da personaggi portatori di una verità il più possibile vicina alla vita.
Da lettrice ho amato attraversare mondi diversi e capirmi attraverso parole scritte dalla penna di un altro, da autrice mi auguro di aver creato un mondo capace di accogliere i lettori e di aver scritto una storia in grado di parlar loro.
Per me scrivere è un’esigenza. L’esigenza di trasformare i pensieri in una storia. Scrivo mossa dall’urgenza di dire quello che penso su ciò che più mi sta a cuore nel preciso momento che vivo. La scrittura e la vita sono profondamente intrecciate e vanno di pari passo.
E proprio dalla vita di tutti i giorni a contatto con ragazzi appartenenti a realtà particolari come quelle dei movimenti cattolici che è nata, anni fa, l’idea di una storia d’amore tra un ragazzo con una fede indissolubile e una giovane atea, molto provocatrice, ma pronta a interrogarsi su Dio.
La storia d’amore tra Maddalena e Simone oltre ad essere il motore del romanzo, è anche una cornice che racchiude diversi temi tra cui: la fede e i differenti modi di viverla, la famiglia come culla, ma anche gabbia e il rapporto delle donne con il proprio corpo, donne combattute tra gli irraggiungibili standard della società contemporanea e la difficile e rivoluzionaria scelta di accettarsi per come si è.
Maddalena ha 26 anni e come molte sue coetanee, ha difficoltà ad accettare il suo corpo “imperfetto”, e spinta da questo disagio verso sé stessa, sta scrivendo una tesi sul mondo del porno, un mondo che l’affascina proprio in virtù del particolare rapporto che le attrici hanno con il proprio corpo, un corpo anni luce lontano dai manichini tutti uguali a cui ormai la cultura mainstream ci ha abituati.
Ma Maddalena è anche la mascotte di una famiglia “rotta”, di cui da sola cerca di raccogliere i pezzi: suo padre è un noto psicologo televisivo, molto cattolico, che risolve i problemi di tutti, tranne quelli dei suoi cari. Sua madre, vittima di un disturbo ossessivo compulsivo, si è trasformata negli ultimi tempi da donna di parrocchia a fervente adepta del fitness e suo fratello è un eterno adolescente, che provoca il padre e si rifiuta di crescere.
All’interno di una famiglia cattolica “disfunzionale”, Maddalena è cresciuta con l’imperativo di “credere” nella testa e nelle mani nessuno strumento per imparare a farlo.
Ma il grande “fantasma” della fede che non riesce ad avere, lo affronterà proprio attraverso la conoscenza di Simone e del suo mondo, tinto di una “felicità” (quella del titolo) che lei proprio non capisce.
Maddalena è una ragazza caratterizzata da una “saggia” tristezza ed è convinta le manchi qualcosa per essere felice. Simone rappresenterà per lei un tentativo.
Nell’eterna opposizione tra tristezza e felicità si gioca quindi il dialogo tra i due protagonisti, uno scambio tra mondi in contrasto in cui spero i lettori potranno ritrovarsi.
E immergendomi in quella stessa opposizione, ho scritto questo romanzo, spinta dall’urgenza di raccontare come la tristezza e la felicità non siano poi così lontane.