Andre Kohn
Andre Kohn

 

 

L’abbandono

Quando l’abbandono diventa attesa, dolorosa speranza che si spegne lentamente col passare dei giorni. Quando basta un nulla per dare ossigeno al fuoco che in meno di un istante lo consuma. Quando l’abbandono da fatto fisico ed esterno diventa solitudine interiore, ricerca di “perché” che non troveranno mai risposte se non nel disamore e rimangono ricordi  di baci sciarpe e di semplici gesti come ossessioni. Quando da tutto diventiamo nulla, perché nulla siamo più per l’altro e ci sentiamo inutili o fastidiosi come la polvere.

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La fame  di un bacio
 
Nemmeno la fame di un bacio
che mi resta sul collo coperto
è più ricordo di una corsa perenne
o di una sciarpa bucata
e vorrei sovrappormi al tempo
e tenerlo o strapparne la carne
dalle tue mani  che furono ladre
di gesti frugati e nascosti
e di carte lasciate sui tavoli
 
Mi hai sparsa per i vicoli e le piazze
come polvere di vecchi tappeti
coi fili tirati da unghie affilate
di gatti  dispettosi e annoiati
e dai tuoi sguardi sempre distratti
da  pensieri digiuni e dai giri di vite
che un tempo cercavi e cercavo
e ora non si respirano più.
 
 

 
Non ti chiedo
 
Non ti chiedo del cielo nero
né del vento che sposta
del tuo tenermi
in emostasi costante
dei flussi fermi
e dei  sassi
che pesano dentro
e tirano a fondo
Il mio voler uscire
dai giri interni
e fermi inferni
con l’odore di chiuso
e carta bruciata e
nessun fuoco ancora
 
Avevi detto che
passavi a prendermi.
 
 
 
 
 

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