Un evento per celebrare l’arte dell’incontro – Al Machiavelli di Catania un festival di musica e poesia. Tra gli ospiti il poeta Davide Rondoni
Si terrà sabato 22 febbraio al Teatro Machiavelli di Catania alle ore 21.00 “L’arte dell’incontro. Piccolo festival delle arti”. Una rassegna di reading poetici e performance di danza e musica nata per riflettere sul gesto dell’incontro con l’Altro. “Ricordare che la vita è ‘l’arte dell’incontro’ è l’urgenza del nostro tempo – recita il manifesto dell’evento – riscopriamo la bellezza del rischio, dell’inedito, dell’avvenire, della libertà d’esserci grazie a un incontro pienamente umano”. Parole importanti a cura del collettivo “Muoversi adesso è benzina”, che nasconde dietro al nome incendiario un gruppo di giovani poeti catanesi, ricercatori universitari e appassionati di arte. Serata sigillata dal verso ungarettiano La vita, amico, è l’arte dell’incontro, declinato in una vera e propria staffetta di performance artistiche con ospiti d’eccezione tra cui i poeti Davide Rondoni e Angelo Scandurra e la danzatrice Roberta Ceppaglia. Letture poetiche e filosofiche a cura di Lara Aliffi, Pietro Cagni, Giulio Di Dio, Lucrezia Fava, Daniele Giustolisi, Paolo Lisi, Lorenzo Rapisarda, e Claudia Santonocito. Interventi musicali eseguiti da Daniele Giustolisi (batteria), Nicola Malaguigini (contrabbasso) e Mirea Zuccaro (piano).
“Due ragazzi dello stesso Liceo di Monza qualche giorno fa hanno scelto di farla finita togliendosi la vita. Cosa cercavano quelle due anime fragili? Oggi più di ieri, di fronte all’avanzata del nichilismo, non si può restare impotenti – dichiara Lorenzo Rapisarda –. Non si tratta di un fatto isolato che sbaraglia il cuore. È la punta di un iceberg che affonda dentro ad un malessere dilagante a cui sembra non esserci risposta. E noi? Sabato 22 febbraio al Machiavelli ci imbatteremo nello spettacolo delle diverse arti (musica, danza, poesia…) che dal vivo dialogheranno tra loro e con noi, provocandoci. C’è bisogno di un incontro autentico che ci riporti al ‘Tutto’ per cui in fondo vale la pena vivere. L’arte si offre facendosi incontro vivendo. Per questo sabato sera saranno con me sul palco anche quei due angeli incompresi e le loro domande che, in fondo, sono quelle dei miei figli”.
“Nei contesti quotidiani della vita l’incontro con l’altra persona avviene per lo più in maniera immediata, ovvia, disincantata – aggiunge Lucrezia Fava –. A casa, a scuola, in ufficio, nei negozi, nei vari enti pubblici o privati l’altro si fa sempre incontro, si mostra, si dichiara, occupa i miei spazi, si impone perché suscita sempre l’attenzione, mi richiede un impegno, un feedback, fosse questo soltanto volgergli lo sguardo mentre attraversa la mia strada. Sabato al Machiavelli si tratta di incontrare l’altro ancora una volta. Ma stavolta nulla avverrà per inerzia: l’incontro accadrà volutamente, saremo noi a fissare consapevolmente le sue coordinate, lo aspettiamo, vogliamo sentirlo e vogliamo rifletterci. Saremo noi (organizzatori, pubblico, ospiti della serata) a creare il contesto in cui deve avvenire l’incontro. Questo contesto è l’Arte. Saremo gli artefici dell’evento artistico come tale. Dell’evento che crea l’Altro, che lo fa esistere poeticamente, ne svela la poesia e dona la sua poesia a tutti”.
“Ogni giorno – conclude il poeta Pietro Cagni –, avvertiamo che i contrasti e le divisioni (sociali, politiche, interpersonali) si fanno più aspre. Non solo nel grande scenario, ma anche nella piccola e semplice vita quotidiana che troppo spesso è preda delle ideologie, dietrologie, sovrastrutture che incasellano gli altri come ‘amici’ o ‘nemici’. L’evento del 22 è importante per ciascuno di noi perché ci fa tornare alla questione di fondo. Abbiamo chiesto agli artisti di declinare a loro modo il fatto che ‘la vita è l’arte dell’incontro’ perché ogni nota, ogni gesto, ogni parola scaturisce da un incontro e ne genera altri, anche inaspettati. I musicisti, i danzatori, i poeti sanno che “l’altro” non è una proiezione della propria mente e non può essere ridotto a ciò che sappiamo, ciò che crediamo di sapere. Gli artisti sanno intercettare in se stessi e in ognuno un fondale oscuro, un abissale desiderio di felicità, le esigenze più profonde che ci rendono esseri umani. Gli artisti sanno che in ogni incontro si giocano il destino, e per questo l’altro non è un problema e nemmeno una risorsa, ma è necessario per conoscersi. Credo che la poesia (oggi come sempre) si trova di fronte a questa alternativa: attestare, ripetere con inerzia il già saputo, oppure fissare nella forma più bella quegli istanti in cui si impone una novità, una ‘vera presenza’ incontrata in tutto il suo mistero”.