Saragei Antonini, “A scala è fìmmina”. La poesia è “libera e indipendente dall’essere umano”.

Sin dal titolo “A scala è fìmmina” di Saragei Antonini, indirizza il lettore verso un’ascesa in direzione di stelle “tornasole”, di cieli da (ri)salire fino a «sfiorare l’anello della catena». Dentro un tempo «germogliato», «affilato», la sospensione è scandita dalla «prepotenza» del pensiero («sgrusciu ca nun ti fa ddommiri», rumore che non ti fa dormire), da cromatismi interiori che arrotano l’essere fuori, «chiodi in terra ladra». Un continuo “affronto o combattimento s’inscena nel corpo-casa, nel luogo dell’inveramento dell’essere… uno tra i migliori libri in dialetto della recente stagione neo-dialettale”, scrive Manuel Cohen nella prefazione (seguita da un testo in chiusura, “…fino a trovare l’oro nascosto”, di Giampaolo De Pietro).

Qual è stata la “scintilla” che ha portato il suo “A scala è fimmina” (IX Premio Arcipelago Itaca, “Raccolta inedita di versi – Non opera prima”; XXVI Premio Oreste Pelagatti), qual è il suo “messaggio” essenziale, quindi ci racconta in che modo la (sua) vita diventa linguaggio?
Stavo vivendo un periodo faticoso nella casa che abitavo: una casa in un quartiere con una condizione sociale difficile da sostenere e mi sono voluta opporre; ho agito creando una raccolta di testi che avevo scritto anche durante. Forse volevo fare casa in una casa inabitabile.
Non so se c’è un mio messaggio essenziale – è un cammino … anche salendo una scala.
La mia vita diventa linguaggio attraverso i suoni e assorbo ogni tipo di suono che poi mi porta verso immagini, ricordi e sensazioni; non è sempre stato così: ho avuto gli anni delle mani, quelli degli odori, degli occhi che toccano e ora pare sia il momento dell’udito che chiama anche una vista immaginaria a volte e tutte le fasi precedenti.

Con i suoi versi, “no/ nun ti vutari/ stu tempo è affilato/ e c’è macari ventu/ si ti voti/ t’appenni”, per chiedere: la poesia può colmare la pensosa solitudine del poeta, può colmare l’inascoltato?
La poesia non colma la solitudine, per me l’accompagna. Forse le mette uno scialle sulle spalle, forse le porge il braccio mentre sale le scale, forse si siede accanto senza dir nulla e forse si offrono un frutto.

La poesia è un destino?
Non ho mai pensato alla poesia come un destino; per quanto mi riguarda oggi non chiedo nulla alla poesia – non voglio gravarla né distrarla – è libera e la penso pure indipendente dall’essere umano.

Saragei Antonini, A scala è fìmmina – 9^ edizione Premio “Arcipelago itaca” per una raccolta inedita di versi – Non opera prima. Prefazione di Manuel Cohen. Con un testo di Giampaolo De Pietro. Pubblicato da Arcipelago Itaca.

Per concludere, per salutare i nostri lettori, sceglierebbe una poesia del suo libro per condurci a ritroso nel tempo, a prima della stesura completa o della prima stesura, per raccontarci quanto “accaduto” così da permetterci di condividere (e meglio comprendere) il percorso che l’ha vista nascere?

scelti per voi

ni stu quatteri
quannu si mangiunu a mirudda
rapennu libbra
rapu canceddi
cani mi venunu r’appressu
nun ci staiu bbona cca
si isunu vuci si isunu manu
u ionnu si pigghia a questioni cca notti
e a notti sa savva intra n putticatu
i picciriddi chianciunu cosi ranni
e i cosi nichi nesciunu na chiazza ro spacciu
sulu me’ nonna seppi campari ni sti quatteri
addivannu me’ mamma e iaddini intra sta stanza
ma a me’ màtri ci niscenu i sintimenti
si ruppuru l’ova appoi i nevvi appoi nascii macari iù.

in questo quartiere / quando si mangiano il mio cervello / aprendo libri / apro cancelli / cani mi vengono dietro / non sto bene qui / litigano a voce alta fanno a botte / il giorno se la prende con la notte / e la notte si vendica dentro un portone / i bambini piangono cose grandi / e le cose piccole escono nella piazza dello spaccio / solo mia nonna ha saputo campare in questi quartieri / crescendo mia mamma e galline dentro una stanza / ma mia madre è impazzita / si sono rotte le uova poi i nervi poi sono nata anche io.

appoi nto silenziu ti trasi n pisci na vucca
tu ghiutti e vai appressu a cura
è l’amma
a lumera c’affunna
allucca
nun s’astuta
nun è sulu ppì ttìa.

poi nel silenzio ti entra un pesce nella bocca / te lo inghiotti e segui la coda / è l’anima / il lume che affonda / guarda attentamente / non si spegne / non è solo per te.

me’ figghia ammuccia l’oru
unni è a luna?
e u itu?
aia acchianari supra a scala
picchì a scala è fìmmina
tanti voti fìmmina
arraccamari stiddi
acchianari ancura
attruzzari a magghia.

mia figlia nasconde l’oro / dov’è la luna? / e il dito? / devo salire sulla scala / perché la scala è femmina / tante volte femmina / ricamare stelle / salire ancora / sfiorare l’anello della catena.

Quest’ultimo testo è fondamentale per me e dunque porta il titolo della raccolta – è un testo femminile e anche celeste – è uno sguardo presente e riservato da madre a figlia e ritorno – è un percorso umano condiviso – una resistenza verticale e credo anche di genere –
c’è la non arresa, la scalata verso una congiunzione, una trama complessa accompagnata dalle stelle – è la mappa che traccia l’intera raccolta.

(la versione ridotta di questa intervista a cura di Grazia Calanna, è apparsa sul quotidiano LA SICILIA del 20.10.2024, pagina Cultura, rubrica “Ridenti e Fuggitivi”).

Saragei Antonini è nata a Catania nel 1973, città dove vive e lavora.

Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie in lingua:

Il cerino soggetto (La Vita Felice 2000 – 1° Premio ex aequo “Edda Squassabia”, I edizione);

L’inverno apre un ombrello in casa (Prova d’Autore 2004 – 3° Pre-mio ex aequo “Città di Marineo” 2005);

Sotto i capelli una nave (Forme Libere 2010 – 3° Premio “Angelo Majorana” 2013);

Egregio signor Tanto (CFR 2013 – 3° Premio “Pietro Mignosi”, X edizione);

La passione secondo (Forme Libere 2017 – Menzione di merito al Premio “Bologna in Lettere – Dislivelli”, IV edizione; opera segnalata al Premio “Umbertide – XXV Aprile” 2019).

Nel 2018, con la poesia U chiòvu, le viene assegnato il Premio Nazionale “Giuseppe Malattia della Vallata” di Barcis, XXXI edizione. Nella XX edizione del Premio “Guido Gozzano” riceve il Premio Speciale Poesia Dialettale con la silloge in dialetto Comu ’na augghiaNel dicembre 2019 pubblica la sua prima raccolta in dialetto, A virìna, con le edizioni Salarchi Immagini (opera segnalata alla XVIII edizione del Premio “Pascoli” e 3° Premio al Concorso Letterario Internazionale “Poesia Onesta” 2023). Nell’aprile 2024 pubblica in dialetto A scala è fìmmina (Premio Arcipelago Itaca, 9^ edizione – per una raccolta inedita di versi non opera prima; Premio Oreste Pelagatti, XXVI edizione).

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