Parola d’Autore

Giuseppe Scaraffia
Giuseppe Scaraffia

Ho cominciato a leggere da piccolo perché ero ansioso di impadronirmi del segreto racchiuso nei libri. Per questo li ho letti febbrilmente per anni, per questo a sedici anni avevo divorato tutto Proust trascurando gli studi al punto da avere ben quattro esami di riparazione. Intanto avevo cominciato a vivere e a esaminare la vita secondo Byron, Baudelaire o Proust. Inutile dire quanto quelle splendide chiavi continuassero ad aprire porte sbagliate. Poi a lungo la mia guida è stata, proprio per la sua sofferta astrazione dalla realtà,  ottima per entrarvi o almeno tentarlo. Non mi ricordo quando ho imparato a scrivere ma ho l’impressione di avere sempre sentito che quella sarebbe stata la mia strada. Mi piaceva fare qualcosa che, credevo allora, avrei potuto coltivare anche da solo, in silenzio, lasciando ai posteri il compito di scoprirmi. Quanto al mio ultimo libris, I piaceri dei grandi, Sellerio, è nato da uno dei temi portanti della mia ricerca, l’idea di felicità. Chi lo leggerà infatti scoprirà la saggezza di quei pazzi geniali. Quasi tutti sapevano che la felicità è percepibile solo quando è sfumata e quindi, a rigore, non esiste se non, più modestamente nel paziente collage di tante piccole felicità. Dal calice di champagne di Virginia Woolf alla motocicletta di Lawrence d’Arabia, dalla collezione di farfalle di Nabokov alle passeggiate di Thomas Mann. Come Stendhal penso che non bisogna aspettare l’ispirazione, ma scrivere ogni giorno, non importa quanto e come. Personalmente mi distraggo di perché vivo nella letteratura con delle regolari, indispensAbili uscite nella realtà.

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