Sull’alto spartiacque di Margherita Guidacci (Interno Poesia, 2024)
a cura di Giuseppe Marrani e Benedetta Aldinucci
Sull’alto spartiacque di Margherita Guidacci offre un intenso e fedele percorso di lettura attraverso le diciassette raccolte poetiche pubblicate dalla poetessa e alcuni testi inediti già noti o mai finora portati alla luce. Da subito orientata verso una poesia dalla forte connotazione astratta e metafisica, lontana dall’ermetismo e pervasa da una costante tensione religiosa, Guidacci ha calato tale propensione anche nel racconto della propria sofferenza psichica, trasformando la narrazione di una penosa degenza in istituto psichiatrico nella rappresentazione di uno dei volti del doloroso destino dell’uomo. Similmente anche la poesia di occasione civile ha come chiave di lettura l’indole fratricida dell’umanità simboleggiata dal delitto originario di Caino. Persino le raccolte più propriamente votate alla riscoperta di un’intima felicità di affetti mai slegano l’esperienza terrena dalla consapevolezza della morte e dall’inquieta attesa di un’eternità consolatrice. La limpida e colta parola poetica di Margherita trova così forza nella coscienza della propria fragilità e si fa grido di profonda angoscia e ferma denuncia del male compiuto dagli uomini.
scelte per voi
Giorno dei Santi e il cielo di Novembre
Riflesso nell’asfalto delle vie
Inondate di pioggia, due grigiori
Paralleli ad opprimere lo sguardo
Dovunque cerchi fuga. La città
Sembra di piombo e cenere, ed il crudo
Lampo dei fari rende più spettrali
I visi dei passanti. Lente scorrono
Le ore in questo scroscio
D’acqua, tra schizzi brevi
Di fango e il volteggiare
Di foglie marce dai giardini. È arduo
Oggi pensare al Paradiso: tutto
Ci riconduce e prostra sulla terra.
Occorre troppa fede a superare
L’alta barriera di tristezza. Facile
Sarà invece domani, nella scia
D’una stagione di disfacimento,
Ricordare la fine d’ogni carne.
*
O mia gioia rischiosa, sempre insidiata!
Se tu non fossi insidiata,
non saresti la gioia.
È necessario l’abisso
perché tu possa spiegar le tue ali.
È necessaria la notte
perché si accenda il tuo raggio.
Ogni attimo in cui mi possiedi
è vita che m’inonda, traboccante.
Ma in quello stesso attimo, so che in me si ripete
una scommessa mortale.
*
Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fa’ che siano
allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l’affetto nell’addio
non è minore che nell’incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino.
*
Nel quadro grigio della mia finestra
le nuvole son branchi di uccelli impazziti.
Sta meditando un albero
la lezione dell’anno: foglie verdi,
poi foglie rosse, poi nessuna foglia…
Alcuni avranno un’altra primavera
e alcuni avranno una fine di fuoco.
Lo guardo e chino il capo
pensando a come ieri mi sei stato nemico.
Chissà se il nostro amore vedrà un’altra stagione.
*
Ombre convulse intorno ad una fiamma,
neri brandelli di nubi strappate,
erba dolente, frustata dal vento,
e l’orrore
di uccelli prigionieri in una rete
che premono col petto impazzito
sbattendo l’ali tra le maglie
in un volo sempre abortito, un impeto
senza tregua né foce (il cacciatore
già da un cespuglio vicino li spia
con allegria feroce).
—
Docente, poetessa, saggista e traduttrice Margherita Guidacci è nata a Firenze il 25 aprile del 1921. Allieva alla facoltà di lettere di Giuseppe De Robertis, si è laureata nel 1943 con una tesi sulla poesia di Giuseppe Ungaretti. Dopo la laurea ha rivolto i suoi interessi alla letteratura inglese e anglo-americana e ha iniziato a collaborare con numerose riviste letterarie. Risale al 1946 la pubblicazione presso Vallecchi della sua raccolta d’esordio, La sabbia e l’angelo, a cui hanno fatto seguito molti altri libri di poesie (fra cui Neurosuite del 1970 e l’Inno alla gioia del 1983). Margherita Guidacci è morta a Roma il 19 giugno 1992, e l’ultimo suo volume di versi, Anelli del tempo, è uscito postumo a Firenze nel 1993.