«Dare la possibilità di scegliere un’esistenza migliore a chi non può, è l’essenza della vita. La vera ricchezza è nel sapere donare». Parole di Papà Gambino, missionario catanese classe ’67, Salvatore, un destino nel nome, che dal settembre 2008 (prima missione – 63 giorni – in Repubblica democratica del Congo: intervento di formazione ludica-sportiva nelle scuole del Villagio Makumbi) ai nostri giorni (ventiseiesima missione – 21 gironi – la quarta in Repubblica democratica del Congo con Christian Salerno che ha realizzato un reportage fotografico: affresco e inaugurazione della parrocchia centrale del villaggio Makumbi, trasporto farmaci per il dispensario dell’ospedale) non smette di fare elargendo sorrisi, sostegno, simpatia, e, come ama dire, “spacciare emozioni”.
In vista nel prossimo intervento in missione che si terrà in Gambia, dal primo al 14 gennaio 2025, Papà Gambino ha curato la riedizione di una favola profetica (scritta da Vladimir Di Prima, illustrazioni di Liliana Messina, foto di Christian Salerno). Il volume intitolato “La nostra Africa. Aldilà di qua”, pubblicato da “Officina Stampa edizioni”, prefato da Samuele Gambino, costellato da numerosi QR code documentali, sarà presentato in anteprima a Catania, oggi, 8 ottobre, alle ore 12, all’Istituto Ipsseoa “Karol Wojtyla” (con il curatore, interverranno: Vladimir Di Prima, Christian Salerno e Vincenzo Crapio). È arricchito da intensi contributi, poesie e testimonianze di: Padre Clemente Kayembe Lubombo (Fondatore dell’A.Tu.Ba onlus), Vincenzo Caprio (con “Salvatore Pressappoco”), Massimo Baraldi (con “Un giorno bello, in riva al mare”), Tindaro Alessandro Guadagnini (Presidente dell’associazione “Tempio della Nona Arte”), Sebastiano Genco, Anna e Piero Gallo, Nuccia Gitto, Antonella Barresi e Mariagrazia Patanè (con “Lì, dove alloggia l’inquietudine”). Acquistarlo (in tutte le librerie, compresa “La Paglia” di Catania, presto su Amazon, o direttamente dal curatore, durante i vari incontri con gli autori), equivarrà a sostenere le missioni (precisamente, a sfamare un bambino africano per un mese). Papà Gamino, omone garbato, con lo sguardo insonnolito e la pancetta in rilievo, è il protagonista di “Aldilà di qua”, una storia concreta, permeata da uno stile fiabesco misto a humour sottile, che principia dall’intima consapevolezza che “senza il cuore pieno d’amore non siamo nulla, né per noi stessi, né per gli altri”. Salvifico l’incontro con Padre Clemente Kayembe Lubombo, fondatore dell’associazione “Tuluile Bantu”, nata per la promozione e la difesa dei diritti umani in Africa, dopo il quale, Papà Gamino, rincasa “gonfio di idee come una frittella non appena la si esce dall’olio”. Lo condurrà lontano dal proprio mondo fossilizzato, avvinto da “raccapricciante individualismo”, in cui “tutti sanno fotografare gli altri, ma mai se stessi”. In Congo, prospera terra di contraddizioni e prodigi, diverrà promotore del “diritto al gioco” per un nugolo di bambini ai quali ha donato e riavuto “illuminata speranza di un futuro”.
Come nasce la sua vocazione (perché così possiamo definire il suo “fare” che ha portato sempre tanti e bellissimi risultati al termine delle numerose missioni)?
«Tutto è iniziato quasi per caso, o per meglio dire sussurrato dal mio primo figlio Gioele dipartito dopo cinquantacinque giorni, ma spesso presente nel mio cuore. Sono dell’idea che la parola per sempre non esiste. Decisi di adoperarmi realizzando varie iniziative al Circolo sportivo che gestivo, per ricavare risorse economiche da devolvere alla “Tuluile Bantu”. Partii sapendo della certezza dell’amore della mia ex moglie, ero certo che sarebbe stata orgogliosa di me se fossi riuscito ad andare e fare in Congo, senza nessun riscontro personale… solo il donarsi agli altri. Il quinto giorno in capitale congolese ero disperato, sentivo la mancanza di tantissime cose quando misi una racchetta da tennis in mano a una bambina e, incredibilmente, vidi gli occhi di Gioele. Lì incontrai il papà Gambino che era (è) in me. Tutto è cambiato, tanto riuscivo a superare con accanto la figura di Gioele e, naturalmente il Santo Manto di San Giuseppe (la preghiera dei trenta giorni che mi ha risposto totalmente). La mia vita, da quando non ho più nulla di materiale è, spesso, una favola spumeggiante».
Ci racconta un aneddoto e un insegnamento legati a questo suo “fare”?
«Aneddoti sono tanti, tutti ricollegati alla certezza dell’importanza del tempo, del suo valore. I bambini lì chiedono tempo e facendo il giullare per loro ricevo in cambio un affetto incredibile. Mi hanno dato la forza per tollerare le ingiustizie, sussurrare soluzioni, risolvere problemi con un po’ di fede e pazienza… Ed ecco che “abracadabra”: abbiamo realizzato scuole, ospedali, pozzi e, soprattutto, con molti volontari eccezionali abbiamo ottenuto per tanti bambini la possibilità di scegliere tra lavorare o studiare. Desidero che il mio esempio abbia un seguito – conclude Papà Gambino -. Se, ad esempio, come accaduto con mio figlio Samuele, appena 21 anni, che ha portato materiali per la maternità, dove ha lavorato, e avviato una scuola teatrale in luogo; con il fotoreporter Christian Salerno, anch’egli giovanissimo, riesco a sensibilizzare giovani che decidono di donare parte del proprio tempo e della propria attività per gli ultimi del mondo, ho fatto bingo. Difficoltà, tentativi di sequestri, le malattie, sono cancellati dalla certezza dei risultati che hanno il buon sapore della frutta, il tutto condito dalla bellezza di ascoltare storie quasi impossibili, che si realizzano in imprese di bellezza (come quella della nave ospedale “Elpis” che mi sta indirizzando verso una nuova missione)».
Un’altra presentazione del volume “La nostra Africa. Aldilà di qua”, avverrà, giorno 7 dicembre, ore 19, all’Istituto “Santo Noceto” di Acireale (ingresso libero).