Tre poesie di Michela Zanarella

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TRA LE FESSURE DEL CIELO

Quando ascolto
tra le fessure del cielo
il passo chiaro dell’alba
lascio intonare agli occhi
l’eco di un infinito
che regola confini e trasparenze
come felicità raccolte
nel vento.
Trabocca di luci intatte
il silenzio che segna i riflessi
del tempo.
Affamata del calore del sole
e delle lusinghe della terra
peso l’istante di una nuvola
e l’assenza di rugiade.
Scruto ciò che smuove la vita,
tutte le venature dell’erba
e le trame di una stagione.
Non freno l’esigenza di sconfinare,
continuo a giocare
con i colori del giorno e della notte
sfregando il tessuto
di una terra che è madre d’altra terra,
oltre noi.

 

 

ACCOLGO L’AVVENIRE

Accolgo l’avvenire
in una frazione di luce
che germoglia dal giorno,
sfoglio il domani
nelle calligrafie del cielo
dove fa ancora stupore
la voce dell’orizzonte.
S’appoggia alle polveri
il chiarore
che raduna albe e mattini
come amori e ricordi.
Sul dorso di un respiro
specchio il tempo
che si aggroviglia alle mie ciglia
come a svelare
cosa contiene il mondo
e la ragione di un sole
che fa da contorno
all’odore della terra,
nell’oltre che attendo.

 

 

È LA NATURA

È la natura
che sente il peso delle epoche
nel mento della terra
che trema e trama
il riscatto dal dolore.
Nei gambi carichi di verde
fragili e pregni
di umori di luce
con gli zigomi al cielo
ingordi di vento
bulbi di narcisi intonano primavere.
Nell’ingorgo di polveri senza meta
nella scia disordinata
di fili d’erba e cemento
ogni radice ricalca lacrime
intorno al polline
che umilmente esalta
incendi di colore.
Così limpidi i petali
confidano febbri e frastuoni
ad un cielo sporco
di purezze perdute.

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