Dal 24 febbraio ad oggi, 14 marzo, sono quattordicimiladuecentosettantaquattro le persone arrestate in Russia per aver manifestato il proprio dissenso. Scrivo ad Anna J., a Mosca: 

«Cara Anna, inviatemi parole che io possa tradurre per tenervi accanto». […]

Lei risponde:

«Non ho parole per descrivere quello che viviamo. 

Per molti è il crollo della nostra civiltà e della nostra cultura. 

Hai ragione, amiamo le poesie di Puškin. Per molti la poesia è l’aria che si respira…».

E un’altra Anna –  Anne Carson, in Norma Jeane Baker of Troy –  scrive: 

«Sometimes I think language should cover its own eyes when it speaks». 

Quante vite ci sono nello stesso nome, e quante Russie nella stessa lingua? 

Ieri sera, viaggiavo nell’Onieghin tradotto da Giovanni Giudici e mi sono ricordata di Paolo Nori, quando sostiene che bisognerebbe imparare il russo anche solo per poter leggere Puškin nella sua lingua. 

Sono i poeti russi a essermi vicini, non lo sono i meteorologi militaristi, punitivi putiniani, «uomini che credono nella guerra, come api che odorano il miele».

I expect you’ve heard of the Trojan War

and how it was caused by Norma Jeane Baker,

harlot of Troy.

Well, welcome to Public Relations.

That was all a hoax.

A bluff, a dodge, a swindle, a gimmick, a gem of a stratagem.

The truth is,

a cloud went to Troy.

A cloud in the shape of Norma Jeane Baker.

[I versi di Anne Carson sono lasciati in inglese, perché ogni lettore traduca e sia tradotto se non vuole credere a una nuvola]

L’Onieghin… in Russia ne conoscono a memoria i versi e, in occasione delle celebrazioni puskiniane, folle scendono nelle strade. Difficile, qui, immaginare quanto possa essere amato un poeta… Tuttavia, non della meravigliosa resa metrica e poetica dell’Onieghin di Giudici volevo scrivere. Sento sia importante separare Putin dall’immaginario della Russia. Trovo sbagliato cancellare le esibizioni degli artisti, le lezioni su Tolstoj. Bisognerebbe mandare parole di incoraggiamento e di fiducia anche alla popolazione russa perché resista. 

Apro Telegram #Voci di donne russe e appare questo messaggio: 

Я живу в России, и я несовершеннолетняя, поэтому мне очень сложно помогать в разных движениях. Недавно за тихий пикет мне надавали по шапке в школе, а после и дома, чем связали мои руки. Но я не могу молчать, это очень сложно. Мой любимый человек находится в Украине, и я не могу спать спокойно, зная, что происходит. Недавно нам включали пропаганду в оболочке открытого урока, где повествовалось о том, что западные и украинские СМИ демонизируют «Россию-матушку». То, что там говорится — полный бред! Пожалуйста, если у вас есть дети, учащиеся в школах, пишите отказы от такой промывки мозгов под предлогом «детям не место в политике». Я родилась при Путине, а сейчас дай Бог не умереть при нём. Всем мира и любви.

[inserisco il testo in DeepL]

Vivo in Russia e sono minorenne, quindi è molto difficile per me aiutare in diversi movimenti. Recentemente, sono stato preso a pugni in testa a scuola per aver fatto un picchetto in silenzio, e poi a casa, che mi ha legato le mani. Ma non posso tacere, è molto difficile. Il mio caro è in Ucraina e non riesco a dormire bene sapendo cosa sta succedendo. Recentemente ci è stata data una propaganda nel guscio di una lezione aperta, che ci ha detto che i media occidentali e ucraini stanno demonizzando la “Madre Russia”. Quello che dice è una completa assurdità! Per favore, se avete bambini nelle scuole, scrivete dei rifiuti a questo lavaggio del cervello con il pretesto di “i bambini non appartengono alla politica”. Sono nato sotto Putin e ora Dio non voglia che io muoia sotto di lui. Pace e amore a tutti.

Ecco, di questo voglio scrivere: episodi di propaganda contro «la madre Russia» ci sono e ci sono stati, ma devono essere bloccati. Basta con il Nemico. A questa logica dell’odio generalista, all’elemento amorfo della massa, della patria, degli stati si contrapponga la persona, il singolo, la forza dei quattordicimiladuecentosettantaquattro arrestati. Le radici dei popoli sono nella lingua. Le parole non servono per capirsi, ma per cercarsi. Una traduzione perpetua continua come unità nella diversità. Questo lo posso dire.

E, vorrei rispondere ad Anna:

«Sì, anche qui “per molti la poesia è l’aria che si respira…”. Parafrasando Ernst Jünger potrei aggiungere che la vera poesia si riconosce non dai tesori che possiede, ma dalla sua capacità di rendere preziose le cose che tocca, ed è simile a una luce che, invisibile in sé, riscalda e rende visibile il mondo».

Poi, copierò questa lettera nel canale Telegram, sperando che quel ragazzo preso a pugni in testa a scuola per aver aderito all’hashtag #quietpicket, ritrovi la sua noce con queste parole dentro e, tra le sue mani, una fievole luce riscaldi l’ora. 

in copertina, Wassily Kandinsky, Il cavaliere azzurro, 1903, collezione privata, Zurigo.

 

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