Henriette Browne, A Girl Writing BERNINI
Henriette Browne, A Girl Writing



Cara V. ti scrivo da qui, dove sono arrivato da qualche settimana come tu ben sai. Solo oggi trovo il tempo di farlo, perché recuperare carta e penna non è stato facile, ho dovuto insistere molto con un inserviente che mi ha promesso che me le avrebbe procurate. Qui dentro la tecnologia è vietata: niente tv, computer e telefoni. E tutto ciò che può servire a scrivere è assolutamente bandito. Eppure tutto sembra una grande pagina bianca che non aspetta altro di essere riempita: lunghi corridoi candidi, i muri delle stanze immacolati come se ogni mattina fossero tinteggiati di fresco, i pavimenti sembrano fiumi di latte e fuori dalla finestra il paesaggio è ricoperto da una spessa coltre di neve che scende sempre copiosa; solo di notte si interrompe e compare la luna, alta e chiara che come una lucente lampadina riflette tutto il mondo ammorbidito del bianco manto nevoso. Passo tutte le giornate a guardare questo bianco e mi muovo avanti e indietro, senza che nessuno mi dia mai una medicina o mi provi la febbre; niente punture, esami clinici o dottori che ti visitano. A volte non so più davvero dove guardare, perché a furia di fissare tutto questo vuoto non riesco più a vedere niente. Allora chiudo gli occhi. E cerco di vedere il tuo volto. Per un attimo ho la sensazione di intravederlo, ma da lontano, o nella penombra e poi scompare, come inghiottito e risucchiato da un mondo che non sembra appartenermi più. Il tuo profilo si mescola e si cancella nelle fughe precipitose di gente che si comprime su scale mobili, scende come un lungo e unico serpente in scure gallerie, si insacca nella metropolitana per poi essere sputata fuori di nuovo da buchi sparsi tra l’asfalto e il cemento, si infila nei palazzi, negli ascensori e si sparge ordinatamente su scrivanie che si moltiplicano infinite come il riflesso di uno specchio di fronte a un altro. Dov’è il tuo viso in mezzo a quell’universo? Mi volto da ogni parte e adesso le strade sono deserte. Non c’è più nessuno. Dove sono andati tutti? Le uniche figure umane che vedo sono affisse sulle pareti, sui cartelloni mobili e perfino sulle pensiline dei tram, dove facce sorridenti e immobili mi dicono che sarò un uomo felice se compro l’ultimo profumo di… o che potrò finalmente far sapere a tutti come sono fatto se mi metto alla guida di una… addirittura mi viene in soccorso per la mia realizzazione personale un simpatico personaggio che allungando la mano verso di me vuole farmi aprire un conto nella banca di… Ma all’improvviso mi sento chiamare. Sento il mio nome e una voce chiara. Mi giro e ti vedo. Sei lì, proprio davanti ai miei occhi e mi sorridi. Allora io ti vedo e piango. Comincio a piangere senza poter trattenermi, e mentre mi commuovo vedo il tuo largo sorriso. È lì davanti a me e riesco a cogliere tutto ciò che mi illumina. Cosa significa comprendere la bellezza? Quando, il significato, diventa estetico? Che straordinario momento è il pianto della bellezza? Non lo so. Io non lo so. Tutte le parole scritte non servono a niente quando la bellezza è compresa negli occhi. Volevo scriverti per avere la sensazione di esserti vicino. Per avere un legame con te. Per dirti che ti amo. Che amo la bellezza e che la comprendo. In realtà non ho mai smesso di essere legato a te. Proprio per questo sono venuto qui, in questo posto dove non ci sono parole e tutto è bianco e si può continuamente scrivere e riscrivere con la mente. Prima di arrivare qui, in questo posto dove sono adesso, stavo male. Molto male. Non sapevo cosa mi fosse successo e perché. Stavo male e basta. Quando il male è dentro ci accorgiamo che non sappiamo da dove sia passato. Crediamo di poter aprire e chiudere le porte, di essere attenti in tutto. Ma il male è un ospite inatteso che sa bene come entrare. E noi lo accettiamo quasi senza possibilità di dirgli nulla. In fondo, un ospite sgradito è più difficile da allontanare. E allora siamo noi che ce ne andiamo dal nostro luogo. Ora però non sono più dentro quel mondo, o meglio, ci sono ma nel mio luogo, dove ho scelto di venire. E fossi lontano migliaia di chilometri da te, niente e nessuno può togliere il filo che ci lega. Perché è dentro la testa. E un legame mentale cos’è? È vita. È la vita. È la bellezza. È tutto.

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