A Mi Manera è il titolo dell’originale spettacolo di flamenco ideato e diretto da Cetty Pandolfo che, per il ciclo di appuntamenti con la kermesse “Etna in Scena”, sarà accolto (gratuitamente) domenica (4 agosto), ore 21.30, in Piazza “Cardinale Pappalardo”, a Zafferana Etnea. Protagoniste le danzatrici della Compagnia De Baile El Duende del Mediterraneo formata da: Cetty Pandolfo, Nicoletta Lizzio Sofia, Adele Militello, Norma Santisi, Daniela Russo, Gaia Simoni, Ketty Coco, Simona Santonastasio (nella foto in copertina). Lo spettacolo nasce dal desiderio della professoressa di ballo Cetty Pandolfo, all’unisono con la propria compagnia di diffondere e far conoscere la vera essenza del flamenco distante dagli stereotipi proposti dai media e dai diversi network. A Mi Manera offrirà la stessa atmosfera che si vive in Spagna visitando i tablaos, celebri locali dedicati al canto e al ballo del flamenco dove si può ammirare uno spettacolo irripetibile che conquista chiunque vi assista e nel quale confluiscono i canti popolari, la musica che li accompagna, l’impeto dello zapateado, il ritmo scandito dal battere delle mani (palmas).
Come nasce la sua passione per il flamenco?
«Nasce a 10 anni grazie ad un fortunato incontro con una insegnante e ballerina formidabile Franca Roberto, nella scuola di danza classica che frequentavo già da cinque anni, e mi incantò il suo modo sicuro, fiero, elegante ed energico di danzare. Da quel momento ho cominciato a studiare e amare il Flamenco», dichiara la Pandolfo.
Quali sono le peculiarità di questa disciplina, e, inoltre potendoci dare una definizione quale darebbe?
«Si afferma spesso, a prescindere dalla tecnica che si professa, che il corpo per un danzatore è il suo strumento, ma nel flamenco il danzatore è uno strumento a tutti gli effetti. Nel flamenco, la sua specificità, è la musicalità che deve essere un grande requisito, per chi sceglie di praticare quest’arte, prioritario. Si suona sulla musica, con le palmas con i pitos, con il zapateado, con le nacchere con tutti gli oggetti che producono sonorità come l’abanico, il baston e tanto ancora. Tutto ciò che riguarda la tecnica, la forza, la resistenza, si ottengono con lo studio la perseveranza, la tenacia, l’assiduità ingredienti sostenuti dalla passione. La sua unicità è la possibilità che offre al danzatore di mettere a nudo il proprio essere sul piano emotivo in quanto regala a chi la pratica la possibilità di fare un viaggio dentro le proprie emozioni. Definisco il flamenco: “la danza dell’anima”».
Pensando ai molteplici effetti benefici del Flamenco vogliamo parlare anche delle possibilità “terapiche”?
«Certamente, come tutte le attività che mettono in azione l’uso del corpo hanno un effetto benefico sulla psiche, ma ciò che amplifica i suoi privilegi sono gli apporti sul piano emotivo in quanto questa tecnica è squisitamente inclusiva, in quanto non conosce confini, età, razze, sesso, è universale accoglie persone di ogni livello di abilità, di esperienze, permette di imparare a comunicare ed esprimersi liberamente, autenticamente».
Cosa consiglia a coloro che vogliono avvicinarsi al Flamenco?
«Di non avere timori di intraprendere lo studio del Flamenco, perché non è una tecnica che ha bisogno solo e sempre di un corpo giovane e atletico per essere praticata, ma di un corpo che è soltanto il contenitore di un’anima che dobbiamo imparare a liberare per vivere con semplicità, gioia e verità».
Per concludere, lo spettacolo “A Mi Manera” come si snoda?
«Lo spettacolo è organizzato con una partecipazione di 8 ballerine, con un’alternanza di svariate corografie che come dice lo stesso titolo A Mi Manera, prova a mettere ognuna di loro nella possibilità di raccontarsi attraverso la musica, il proprio stile, la propria energia nella modalità che più le si addice non esteticamente ma come opportunità per esprimere se stessi».