#1Libroin5W.: Laura Pugno, Mappa immaginaria della poesia italiana contemporanea, ilSaggiatore.

#1Libroin5W

Chi?

Sono sicuramente i poeti, e le poete, italiane contemporanee. In questo libro ne abbiamo presi in considerazione un centinaio. Insieme a loro, critici e critiche letterarie, ma anche studiosi di data science, esperti di intelligenza artificiale, antropologi, storici della letteratura…La poesia è una forma d’arte antichissima e insieme è sempre un linguaggio ultracontemporaneo, in ogni tempo, ed è giusto, oltre che interessante e divertente, raccontarla con gli strumenti e i linguaggi che la contemporaneità ci offre, traducendola in immagine. Mettendo l’immagine al servizio della parola, in questo caso, e non viceversa. E insieme al libro, voglio ricordare anche il sito www.mappadellapoesia.it, che permette di giocare con l’interattività del Web.

Cosa?

La Mappa nasce da una domanda: è possibile disegnare la poesia italiana contemporanea? Rendere visibile, se esiste, la sua forma? Vedere la poesia italiana diventare immagine? (Sì, lo è: per riuscirci ci siamo dovuti avventurare fin nello spazio a sette dimensioni, ma ci siamo riusciti). E che cosa possiamo imparare da questo colpo d’occhio, da questa visione d’insieme? Che cosa apporta la sintesi di una Mappa nello spazio alla nostra capacità di analisi nel tempo – diacronica e sincronica – di quanto sta avvenendo in poesia in Italia oggi? Come si evince dalla lettura dell’introduzione, e dei molti saggi che compongono il volume, c’è davvero molto da apprendere, e il lavoro non è ancora finito. La natura della Mappa è di un grande gioco, un esperimento in progress, la cui percezione si modificherà nel tempo, insieme alla poesia.

Quando?

Colgo l’occasione di questa domanda per fare presente che la Mappa è come uno scatto, una foto di gruppo della poesia italiana contemporanea. Isola un momento preciso nel tempo. I poeti e le poete selezionate nel 2018 avevano grosso modo tra i trenta e i sessant’anni. Com’è naturale, il lavoro di un poeta si consolida e si precisa di libro in libro, e questo favorisce anche il giudizio (qui non valoriale) della critica. Proprio per questo non abbiamo inserito autori e autrici nati in anni precedenti, pur avendoli letti e amati: perché nel loro caso c’è già stato un percorso critico importante, sono stati già “cartografati” in altro modo. Approfitto anche per fare una precisazione. Va detto che, nel centinaio di poeti scelti dalla prima giuria dei Dieci, chiamata a questo compito, emerge un dato, i poeti nati al Sud sono relativamente pochi. Ma sono sicura che, se ripetessimo il gioco della Mappa tra qualche tempo, includendo quindi le generazioni più giovani, sarebbero molte e molti di più.

Dove?

L’idea è nata a Madrid, dove per cinque anni, dal 2015 al 2020, ho diretto l’Istituto Italiano di Cultura, ma poi è cresciuta si è sviluppata in molte sedi, dalla Toscana alla Navarra passando per Roma, Torino, Losanna, Siena, Modena e Palermo….grazie a tutti coloro che hanno contribuito a questo libro con immagini, testi, riflessioni e pensieri: Emmanuela Carbé, Chiara Faggiolani, Jesús Lopez Fidalgo, Elio Mazzacane, Marina Misiti, Matteo Meschiari, Leire Alegría Murillo, Barbara Pastorini, SciamLab, Gianluigi Simonetti, Lorenzo Verna e Maurizio Vivarelli. Poi, grazie alla casa editrice il Saggiatore, la Mappa ha trovato casa a Milano e di lì ha raggiunto le librerie di tutta Italia.

Perché?

Perché la poesia italiana è viva, vitale, e merita di essere conosciuta. Tra i lettori e le lettrici della Mappa potrebbero esserci, e spero vi siano, i poeti e le poete del domani (non a caso la collana di poesia italiana contemporanea che codirigo con Andrea Cortellessa e Maria Grazia Calandrone per l’editore Aragno porta il nome I domani) che in questo libro troveranno spero – per proseguire allegramente con le metafore spaziali – un’utile rough guide per iniziare il loro viaggio nella poesia italiana contemporanea. Senza dimenticare mai che nessuna Mappa è il territorio, e infatti le Mappe sono molte, sono sempre immaginarie, e tendono tutte asintoticamente alla realtà.

Ettagono della poesia

Scelto per voi

Il libro che avete tra le mani nasce da una domanda: è possibile disegnare una Mappa della poesia italiana contemporanea? Rendere visibile, se esiste, la sua forma, scorgerla tutta insieme con un colpo d’occhio fisico e mentale? E questa visione, questa forma – verrebbe quasi da dire gestalt – ci consente di cogliere, per ragionamento e intuizione, qualcosa di nuovo? Il tutto è più – o paradossalmente meno, o qualcosa di diverso – della somma delle parti?

Sì, lo è. Visualizzare qualcosa – renderla visibile – ci consente letteralmente di percepirla, ci consente di capirla meglio. Come se, camminando tra le strade di una città, che è la nostra e che conosciamo, improvvisamente scoprissimo di possedere il potere del volo; o liberassimo un drone in alto, e altrettanto improvvisamente – con quell’elemento di insight che le intuizioni hanno, prima di sciogliersi in ragionamento – vedessimo la forma della città e la comunità viva che la abita.

Una forma che possiamo stilizzare, tradurre in diagramma, da geografia a geometria, dal concreto all’astratto, e poi di nuovo al concreto.

Una Mappa – metafora che non è il territorio – immaginaria. Fatta cioè di immaginazioni, di percezioni, di racconto che la poesia italiana fa di sé stessa. Anche, se vogliamo, della sua doxa, o opinione diffusa di sé stessa. Sul rapporto tra percezione e realtà, e su come la percezione influenzi la realtà, e contribuisca a crearla – allo stesso tempo a chiarirla e a offuscarla – è stato scritto moltissimo. Che ogni percezione sia una materia labile e viva; che possa cambiare; che rappresenti l’istantanea di un certo tempo, del suo colore, del suo divenire: tutto questo è qualcosa che – per cominciare – possiamo appuntare qui.

Questo saggio parte da una domanda, e prosegue con altre domande. È un work in progress, un lavoro in fieri, di una e di molti. Una Mappa aperta, interrogante, oltre che immaginaria.

Ed è immaginaria, la Mappa, anche perché il colpo d’occhio che la coglie tiene insieme messa a fuoco (il tutto a fuoco di tanta fotografia italiana contemporanea, Gabriele Basilico e intorno e oltre) e fuori fuoco (l’attenzione fluttuante e lo sguardo laterale di un’altra forma di fotografia, Marina Ballo Charmet e la sua dedizione al preconscio, al quasi-conscio, all’inframince: tra il percettibile e l’impercettibile, l’appena percettibile di Duchamp). Tiene insieme mente e corpo, chiarore e oscurità, ciò che è consapevole e ciò che sta per diventarlo – o forse non potrà diventarlo, dipende anche da noi.

Immaginaria, infine, perché all’inizio-inizio, prima che questa storia diventasse raccontabile, prima che si creasse il cammino per renderla possibile – caminanteno hay camino, se hace camino al andar, come nei cantares medievali, in Machado, e in Serrat – l’intuizione della Mappa è stata un’intuizione artistica: vedere la poesia italiana contemporanea diventare immagine.

La poesia italiana, quindi, come comunità viva, di persone e di opere. Dove un/a poeta è la somma – o meglio il campo di forze – delle sue opere, della percezione delle stesse da parte della comunità, delle influenze date e ricevute su altri poeti prossimi e distanti, per età, per affinità, per posizione geografica, e soprattutto per poetica. E può tradursi in un nodo nello spazio – anche nel senso della meccanica celeste, di punto d’intersezione del piano di un’orbita con un piano di riferimento – mai del tutto sciolto, mai del tutto spiegato, con un nucleo ancora radiante che a ogni traduzione resta irriducibile.

La Mappa, e le mappe. Perché l’oggetto-Mappa – ricercato in molti modi in tutto il percorso anche accidentato e avventuroso che ha portato a questo libro, fatto di incontri, di scoperte e in qualche caso di disillusioni – si è rivelato sin dall’inizio plurale. E quindi necessariamente asintotico, oltre l’orizzonte dello sguardo, sempre più in là come prossima Mappa possibile, esattamente come le possibili interpretazioni dei dati. Quelle qui raccolte, da parte dei singoli e dei gruppi di ricerca che generosamente hanno collaborato a quest’impresa, e a cui va il mio grazie, sono infatti solo alcune delle molte interpretazioni possibili.

Questo libro non chiude la ricerca, semmai la apre, rendendola disponibile a una più ampia comunità, quella della poesia italiana. Non c’è, infatti, in questo lavoro, la rivendicazione della superiorità di un metodo rispetto a un altro, che sia distant reading o close, studio quantitativo o qualitativo: c’è invece il gusto, e il gioco, di mettere insieme i saperi, dalla critica letteraria (Gianluigi Simonetti) alla geografia e all’antropologia (Matteo Meschiari), dalla statistica all’analisi dei dati (Leire Alegría Murillo e Jesús Fidalgo) alla network analysis (Chiara Faggiolani, Lorenzo Verna, Maurizio Vivarelli), con le sue implicazioni di intelligenza artificiale soft, fino alle digital hu manities e la lettura dei corpora (Emmanuela Carbé); e chissà, magari in futuro, anche altri tipi di analisi.

Il fine è stato aprire la poesia italiana a qualcosa di nuovo, a nuove percezioni e consapevolezze di sé. Per i poeti stessi, i lettori, gli specialisti, e anche, perché no, gli studenti e le scuole. Nella convinzione che la poesia possa tutto e che con la poesia si possa fare di tutto, che sia il luogo del più forte potere della lingua, che non abbia nessuna paura dell’immagine. 

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