#1Libroin5W.: Tiziano Fratus. “Interrestràre” / Lindau

CHI?
La protagonista è la vita. La contemplazione del significato della vita che abbiamo in dono. Interrestràre è una crasi di parole: incanto, terrestre, meditare, camminare.

COSA?
La spiritualità. L’eredità di un uomo del nostro tempo rispetto all’umanità passata e presente. La percezione del mondo e di quella dimensione che chiamiamo genericamente “natura”.

QUANDO?
Non proprio. C’è stato l’interessamento dell’editore che ho rafforzato l’idea di comporre dei testi “spirituali” partendo dalla pratica della meditazione. Interrestràre è comunque una continuazione del precedente Il sole che nessuno vede, pubblicato nel 2016 da Ediciclo.

DOVE?
Fra la carta e la corteccia, come mi pace considerare il mio percorso esistenziale e autorale.

PERCHÈ?
Poiché sono un uomo che ha scoperto la propria natura, sintetizzabile nel motto Radico ergo sum. Vivo, esisto poiché radico. Il verbo radicare ovviamente può essere inteso in vari modi, a seconda delle proprie ascendenze. Per me è un misto che si nutre del primo francescanesimo, del buddismo zen che cerco di seguire a modo mio, senza appartenere a chiese ufficiali. O nel concetto di Homo radix, di cui ho scritto in tanti libri: una persona che trova negli alberi, negli animali, nei ruscelli e nei boschi i propri fratelli e le proprie sorelle, le proprie madri e i propri padri.

 

Tiziano Fratus. “Interrestràre”, Lindau, 2019.

Estratto, dall’appunto 3 – Campagna ferox et felix: la natura è violenza e grazia.

C’è una spiritualità diffusa, materica e al contempo spicciola, nelle cascine che si distanziano, lungo le geometrie orizzontali della pianura padana, segni di una moltiplicazione, di una ricerca verso nuove e inedite «opportunità di grazia», come direbbero i teologi. Queste terre e quest case ancora ricordano la carestia di ogni cosa che le famiglie che le hanno abitate si sono ritrovate addosso per secoli. Questa spiritualità equanime si ricuce addosso alle persone, nei singoli gesti, nelle aie, nelle cantine, nelle stalle ora vuote di anime ma piene di cose, di oggetti, e ancora nello sfilare del tempo sotto forma di giorni e stagioni. Tiene insieme questo mondo e quell’altro che inizia ad arricciarsi, nelle geometrie, e quindi nelle attese che si fanno più strette, più contenute, prima del reclinarsi delle superfici, prima delle montagne. I prati separano e sigillano allo stesso tempo: sono ponti, talora, sono porti, talora, sono muri, talora. Gli alberi, anche la più modesta acacia, si sollevano come moai, sotto un cielo che non finisce mai di ricominciare. I noci antichi portano impressi, nei loro primi anelli, i più intimi, i più datati, le preghiere in latino dei giovani seminaristi oramai incanutiti o addirittura migrati verso il sogno del Paradiso, o di uno dei tanti eden possibili ed eventuali. Le rogge con le altalenanti legioni di rane continuano a innervare il tessuto del paesaggio agreste che anche questa primavera ricomincia a fruttificare, a produrre. I boschi si sono già moltiplicati, con le nuove foglie, le nuove ombre, le nuove maree linfali. I fiumi e gli stagni rigogliscono, scorrono, ruggiscono o immiseriscono fino all’estinzione momentanea. È in questa geografia piana e ordinaria che si aggirano alcuni spiriti appassionati, persone che osservano i movimenti della natura, che cercano di apprendere, che ascoltano.

Tiziano Fratus, ph Paolo Tangari

Tiziano Fratus (Bergamo, 1975) ha attraversato le foreste della California, del Giappone e delle Alpi dove ha perfezionato il concetto di Homo Radix, una pratica di meditazione zen in natura e la disciplina della Dendrosofia. Nell’arco di due decenni ha pubblicato una corposa costellazione editoriale che si manifesta in opere di poesia, viaggio, contemplazione, narrazione e fotografia, imbastendo i confini di un’unica grande opera letteraria compresa fra “la carta e la corteccia”, un’esplorazione nella natura e nelle potenzialità della scrittura. Fra i suoi titoli di larga diffusione si ricordano Giona delle sequoie, Manuale del perfetto cercatore d’alberi, L’Italia è un bosco, Il libro delle foreste scolpite, Ogni albero è un poeta, Il bosco è un mondo, I giganti silenziosi, Un quaderno di radici, Il sole che nessuno vede, Poesie creaturali. La sua poesia è stata tradotta e pubblicata in dieci lingue, presentata in molti paesi e sostenuta dalla rete europea Versopolis. Ha tenuto personali fotografiche, illustrate nel cahier Arborgrammaticus. Attualmente collabora con «Il Manifesto» e conduce il programma Nova Silva Philosophica sulle frequenze di Radio Francigena. Vive nella campagna piemontese, laddove si esaurisce la costanza della pianura e si snodano le radici delle montagne. Sito: Studiohomoradix.com

 

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