#1Libroin5WPoesia.: “Pasti caldi giù all’ospizio”, a cura di Roberto Addeo, Transeuropa.

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Chi?
“Pasti caldi giù all’ospizio. Antologia degli opposti” è tante cose insieme: uno scrigno di concezioni diverse tuttavia unite dalla stessa smania di distinguersi, uno spazio interclassista dove perdura una trasmissione di stili e saperi, ma anche una sorta di ring dentro il quale poesie e prose poetiche di autori e autrici differenti possano confrontarsi e/o scontrarsi in maniera costruttiva. Un esperimento, se vogliamo, atto a non annoiare il lettore, e allo stesso tempo un microcosmo di 41 voci col fine di mettere in evidenza un’esperienza connettiva. Tutto ciò, in omaggio a un grande quanto compianto poeta-eroe dei nostri tempi: Simone Cattaneo. I criteri che hanno animato le mie scelte sono riconducibili a tre termini di giudizio inflessibili: valore letterario dei singoli componimenti, imparzialità nella scelta, scavare nell’abisso fuorviante dei social network ricercando sostanza. Credo sia a tutti gli effetti un’opera di trasparente inclusione, anche se non sta a me dirlo. Parlare dei protagonisti di questa antologia senza incappare in classificazioni sommarie, è quasi impossibile. Ciò nonostante voglio provarci lo stesso, conscio di non poter rendere piena giustizia ai vari approcci poetici. Sarò dunque laconico – che nessuno me ne voglia, perdonatemi. Sono state accolte la poetica che mi piace definire “sonica” di Antonio Bux, quella d’impegno civile di Luca Ariano, la ricerca transazionale di Maria Borio, l’andamento beat di Raphael d’Abdon, i versi viscerali di Ilaria Palomba, l’acuto sarcasmo di Giovanni Succi, l’umanesimo esistenzialista di Fabia Ghenzovich, il diarismo elegiaco di David La Mantia, gli elementi del mondo fisico in rapporto con l’animo umano di Vincenzo Pardini, l’ermetismo di stampo naturalista di Claudia Brigato, lo sperimentalismo euritmico di Mirea Borgia, la poesia dialettale e militante di Ivan Crico, la melodiosità di Alba Toni, la sagace mordacità di Franz Krauspenhaar, i canti tragici di Francesca Bulgarini, le frecciate sardonicamente allusive di Paolo Basso, le liriche consacrate alle stagioni di Giusi Busceti, i libelli ritmici ai limiti del rhyming di Davide Bregola, il cantautorato poetico di Roberto Marzano, l’irruenza ponderata di Cataldo Dino Meo, il piglio naturalista di Sergio Daniele Donati, l’avanguardismo serrato di Simonetta Silvestri Raggi, la delicatezza sentimentale di Luisella Pescatori, i reportage transitivi di Paolo Gera, l’incedere raffinato e rievocativo di Gabriela Fantato, il postromanticismo a tratti acido di Matteo Fais, i pezzi estratti dal Regno della Litweb di Ippolita Luzzo, le istantanee prosastiche di Alessandro Corso, l’etica sentimentalista di Pasquale Allegro, la trasfigurazione personale delle immagini celebrate da Lorenzo Semorile, la versificazione frantumata ma sempre sul filo dell’equilibrio di Filippo Ravizza, il dinamismo che sa giocare fra trasparenze e cripticismo di Anna Leone, la poesia operaia di Yoklux, l’intenso essenzialismo di Michela Srpic, l’antropia di Nino Iacovella, il pessimismo sotto un certo aspetto apocalittico di Adam Vaccaro, la sobrietà beffarda di Letizia Cuzzola, le alternative linguistiche di Riccardo Martelli, il richiamo materno nonché aulico nei versi di Federica Flocco, i post al vetriolo ma parimenti colmi di umanità di Monica Rossi.

Cosa?
Essendo un’antologia libera da qualunque dominio o tematica fissa, e inoltre uno spazio aperto senza limiti di età, era chiaro fin dall’inizio che sarebbe emersa una varietà sconfinata di temi – che ho provato a contenere chiudendo la fase di ricezione dopo pochi mesi –, la quale a mio avviso rappresenta la vera ricchezza di questo lavoro. Per lo stesso motivo ho preferito porre un solo paletto, ossia che i componimenti fossero inediti, in modo da evitare che autori e autrici ricorressero ai propri cassetti togliendo la polvere a scritti che non avevano visto la luce e di conseguenza scongiurando di immolarsi in tutto e per tutto in questo progetto. Credo che ogni tema apparso abbia la propria urgenza e, cosa non secondaria, una sua distintiva spendibilità. Le differenze tra ciò che ho reputato pubblicabile e ciò che invece ho trovato sacrificabile, sono da ricercarsi nella qualità letteraria dei singoli testi, i quali restituiscono nell’insieme un valore sia politematico che formale all’opera. Autori giovani, finanche esordienti, hanno avuto l’occasione di dialogare con poeti e scrittori di lungo corso, il che fa di quest’antologia non solo un’opportunità di comunicazione tra generazioni, ma altresì un piccolo anello di congiunzione tra passato e presente. Per di più dobbiamo tener conto che questa partecipazione nasce da un triennio traumatico sotto molti aspetti, pertanto a risentirne sono proprio i temi trattati: nella maggior parte dei casi, opposti, questo è vero, ma tutti attraversati da quel filo conduttore che chiamiamo coscienza collettiva.

Quando?
L’idea di questo volume ha iniziato a prendere forma nel 2022, quando ho constatato che tutti gli inviti di partecipazione che mi erano arrivati presumevano la strutturazione di antologie a tema o a tesi. Allora ho deciso di fare un po’ il bastian contrario della situazione, optando per una raccolta che non avesse alcun tipo di freno concettuale, che anzi provasse a sprigionare allo stato più naturale possibile le forze creative messe in campo. Va ricordato che antologie importanti sia sul piano letterario che ideologico, come Noi siamo l’opposizione che non si sente oppure Fissando in volto il gelo – Poeti contro il Green Pass, alle quali ho partecipato in veste di autore, erano già state pubblicate o ideate.

Dove?
In parte l’idea è nata su Facebook, dove ho avuto modo di sbirciare le proposte di poeti e scrittori che non conoscevo, sfruttando le potenzialità che ci offrono i social. Poi è nata anche dalla stima che nutro verso altri autori che seguo da tempo, i quali sono stati davvero molto gentili e disponibili; in alcuni casi mi hanno aiutato nell’innescare un passaparola che alla fine si è rivelato proficuo per tutti. Infine ci tengo a ricordare che la realizzazione di un’antologia insolita come questa non avrebbe mai potuto mettere le ali se non grazie alla vicinanza di Transeuropa edizioni e del suo direttore editoriale Giulio Milani, sempre attento alle novità e ai progetti difficilmente catalogabili.

Perché?
È un lavoro antologico diverso dagli altri perché diversa è la spinta che lo ha contraddistinto sin dalle origini. Diverso è il tipo di autonomia alla sua base. Nato da un’intuizione o, se preferisci, una scommessa scevra da settarismo e amichettismo, il progetto è cresciuto nella più assoluta libertà di espressione, dando così modo agli autori di divertirsi – il che non è sempre scontato, anzi. Ognuno si è sentito libero di mettere in vetrina la propria poetica senza doverla smussare o adattare a un contesto rigido, e nel contempo si è sentito gratificato nel poter cooperare a un disegno dal respiro ampio. Questa antologia vuole essere una foto collettiva sulle differenze di identità e punti di vista artistici, una panoramica allargata su tendenze e vocazioni dissomiglianti ma legate dal quel rapporto di parentela che chiamiamo poesia.

Scelte per voi

 

ANTONIO BUX

Non tocco nulla che sia solo un volto
se mi dico aspetta sia il vento a parlare
e il vento cambia parlando i ricordi
ora che un ramo mi dice la terra
perché è solo terra il segreto di stare.

È la bugia più lunga del mondo
se questo cielo mi guarda e tramonta
sul volto poi accade di nuovo
così guardo il tramonto chi tocca.

(Allora cos’è bugia la parola che il vento
nidifica in sé stesso e domani
sarà parola per un altro o silenzio?).

Non perdo nulla di tutto questo se ascolto
me stesso con la lingua del corpo.
In questo corpo che il volto è bugia.

RAPHAEL D’ABDON
IL VECCHIO TASSISTA CON UNA LAUREA AD HONOREM

al semaforo
un tassista sdentato mi mostra la coca-cola che sta bevendo
si porta un dito al petto
si batte tre volte la tempia
mi sorride
sorrido a mia volta e gli dico:
“nossignore, lei non è affatto matto”
sa cosa l’america fa al mondo
meglio di professori emeriti senza alcun merito
e di analisti televisivi anali
il semaforo diventa verde
ci avviamo
entrambi persi nella nebbia cittadina delle 6 del mattino
che solo i soldati di strada e gli eroi della classe operaia
possono annusare
e vedere

ILARIA PALOMBA
UNA STAGIONE AL C.T.O.

Amavo fotografare il mare
ma qui son solo palazzi
sterpaglia senza fine,
o forse sono gli orrori
nascosti nella mente
a mietere figure oscene.
L’incavarsi del corpo
nella curva impossibile
come fosse una statua
bella sei bella ma morta.
Non ho altro nella mente
che la vita a sciami
tra i capelli. Non ci sei
neanche tu, non più.
Nuda vita biologica,
istinto animale:
camminare.

DAVIDE BREGOLA
NO

Tornerà di moda anche la vita, e allora non ci ricorderemo più
com’era prima. Tornerà la ruggine sulle nostre cancellate, sulle
inferriate, sui selfie fatti al mare. Le passeggiate. Mandiamoci
dei meme augurando sofferenze, vegliamo tutto il giorno le
mosche sulle mani. I fiori in plastica hanno profumi inebrianti.
Attacchi di panico costanti. C’è un uomo sullo schermo, dà
lezioni di morale. Cambia inflessione in base alla platea: diventa
veneto, campano, calabrese per timpani abituati a obbedire.
Convenzioni. La sorgente taglia in due la notte che fa colare
buio dalle bocche. Sibili dalle lingue vengono trascritti ed emessi
dal caldo di case sgangherate. Pozzanghere seccate dal sole
fisso a picco. Il canestro del campo da basket è crollato vicino
ai cassonetti del pattume, un pitbull senza guinzaglio guaisce
e sniffa terra, va avanti e piscia sul pneumatico di un pullman
blu. C’è scritto V N ESI sul muro di una ferramenta coperta
di sterpaglie gialle. Centraline per la ricarica di auto elettriche
sono sparse random tra piazze disabitate e luoghi di passaggio
ad alta densità di traffico urbano. Nessuno le vede, nessuno si
ferma più. Incerto nelle proprie sicurezze si disincarna il mondo
verso l’era dell’E-Things dove le prigioni smart ci garantiscono
maggiori libertà per far profitto. Gli spazzoloni dell’autolavaggio
ci indicano la via. Girano, girano, roteano come questo mondo
attorno al sole. Ma tutto è esploso dopo la temperie, tutto è
esploso senza deflagrare. C’è tutta la vitalità di una sala slot che
ci tiene compagnia e ci dà speranza assieme al predicatore tv
che cambia inflessione regionale in base al pubblico. Chiude gli
occhi ispirato e grida V GO AT VI! Finge di essere arrabbiato
per farci sentire in colpa perché giochiamo d’azzardo da quando
siamo nati.

MATTEO FAIS

Purtroppo, ho adorato
una donna che non sa farsi amare
se non tra braccia
ridotte alla brutalità del possesso.
Ho amato una donna
che ha fatto di me
un uomo migliore
e con me ha solo scoperto
di essere capace di tutto ciò
che è terribile e immondo.
Una donna che può vivere senza amare
che può essere moglie
e partorire creature
di un padre che disprezza.
Ho amato una donna
che non ha mai capito il mio sguardo
quella cecità di un Edipo senza madre
che non aveva altro grembo
per dirsi nato.
Una donna che mi ha fatto soffrire
di stupore a ogni sua felicità
perché alla gioia non ci credo
alle promesse di un sorriso
alle mani intrecciate
per più di una notte
oltre il terrore di un nuovo giorno.
Ho amato una donna
che ha ancora tanto tempo
per finire come me
in una stanza d’estate
a chiedersi come venir fuori
dal deserto e dalla sete

in cui ogni ricordo
è questa semplice certezza
di non essere noi
almeno la possibilità
di un fragile futuro.

il curatore ROBERTO ADDEO: Nola (NA), 1982. Vive in Sardegna. Ha pubblicato i romanzi La luna allo zoo (2018), T. S. O. (2019), Murati vivi (2022); le raccolte poetiche Globuli (2018), La mia generazione veste apatia (2020), Bile (2020), Fuori è un bel giorno di sole (2023) e ha curato l’antologia poetica Pasti caldi giù all’ospizio. Antologia degli opposti (2023).

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GC – «Voglio che d’acqua sia il solo luogo/ e le parole mie il volto del cielo». Poesia (e prosa) come pura “prova” del pensiero critico, brillante nelle più svariate declinazioni. Poesia che rileva questo tempo storico filtrandone (restituendone) coscienza. Poesia di ricchezza, di complessità, di libertà tematica (metrica e ritmica). Poesia come materia conoscitiva che muove passi complessi, d’ardore e d’arbitrio. Parliamo di “Pasti caldi giù all’ospizio. Antologia degli opposti”, a cura di Roberto Addeo, «omaggio a un grande poeta-eroe dei nostri tempi: Simone Cattaneo», pubblicata da Transeuropa. Un volume inedito, animato da una splendida varietà di autori che, nel «fragore» del mondo, hanno saltato «a piè pari i confini» fino a trovarsi sotto la stessa sostanza di un cielo senza bandiere: Antonio Bux (suoi i versi in apertura), Luca Ariano, Maria Borio, Raphael d’Abdon, Ilaria Palomba, Giovanni Succi, Fabia Ghenzovich, David La Mantia, Vincenzo Pardini, Claudia Brigato, Mirea Borgia, Ivan Crico, Alba Toni, Franz Krauspenhaar, Francesca Bulgarini, Paolo Basso, Giusi Busceti, Davide Bregola, Roberto Marzano, Cataldo Dino Meo, Sergio Daniele Donati, Simonetta Silvestri Raggi, Luisella Pescatori, Paolo Gera, Roberto Addeo, Gabriela Fantato, Matteo Fais, Ippolita Luzzo, Alessandro Corso, Pasquale Allegro, Lorenzo Semorile, Filippo Ravizza, Anna Leone, Yoklux, Michela Srpic, Nino Iacovella, Adam Vaccaro, Letizia Cuzzola, Riccardo Martelli, Federica Flocco, Monica Rossi.

(la versione ridotta di questa intervista a cura di Grazia Calanna, è apparsa sul quotidiano LA SICILIA del 2.07.2023, pagina Cultura, rubrica “Ridenti e Fuggitivi”).

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