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cop porta poesia luigiUna felice scelta editoriale da parte della “Cenobio – Rivista trimestrale di cultura della Svizzera italiana”, quella di dare alle stampe, nelle collaterali Edizioni Cenobio, il volume Abbiamo da tirar fuori la vita di Antonio Porta, che raccoglie tutti gli articoli pubblicati nel biennio 1988-1989 dal poeta per Sette (a quel tempo “7”) e il Corriere della Sera. Pregevole e dettagliatissima l’introduzione del curatore Daniele Bernardi così come significativa è la testimonianza del giornalista Paolo Pietroni, allora direttore del supplemento milanese, che volle personalmente Porta, come ricorda nella premessa del libro: “Era un giorno di gennaio del 1988. Lui entrò nel mio ufficio al secondo piano di via Rizzoli 2, a Milano. […] Ricordo che gli dissi: «Su queste sette pagine ogni settimana affrontiamo sette fatti di grande attualità e ci ragioniamo sopra. I giornalisti, quando ragionano sui fatti, sono spesso banali. Gli scrittori, i filosofi, gli artisti sono più originali. Soprattutto i poeti. Peccato che ci siano così pochi poeti che scrivono sui giornali!». L’indomabile ottimismo della volontà (e, spesso, anche della ragione), unito alla profonda sensibilità riveste anche l’attività pubblicistica di Antonio Porta, qui attento ai temi più disparati che hanno come fulcro centrale l’uomo: il corpo, l’amore privato e pubblico, l’infanzia e il suo sfruttamento pubblicitario, la rimozione sociale della morte, la scuola, il razzismo, i rapporti del potere con il denaro, la televisione, la poesia. “Nulla insomma sembra passare inosservato all’occhio vigile del poeta, che con i suoi scritti stringe d’assedio una realtà che vorrebbe invece sottrarsi, sgretolarsi, non farsi afferrare. Una realtà per cui è necessario battersi prima che questa sprofondi del tutto nella «non-vita» (21 maggio 1988)”, scrive Bernardi, e con tenace amore disinteressato Porta ha condotto per tutta la vita questa lotta, il suo “progetto infinito”, come, in appendice, ci ricorda il bellissimo ritratto di Giovanni Raboni: «generosità; generosità della specie più rara, quella dell’intelligenza oltre che del cuore. E sembra quasi impossibile capire come un uomo tanto generoso, pronto in ogni istante a dilapidare per gli altri la propria forza, abbia – alla lettera – “trovato il tempo” di essere non solo nell’anima e nei gesti, ma anche sulla pagina, un grande poeta, di accumulare libro dopo libro un’opera che rimarrà fra le più belle e vere del nostro tempo».

 

 

 

 

 

 

 

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