Che siamo ben disposti ad accettarlo o meno, sono passati i tempi in cui il buon Michelangelo sosteneva che la scultura “si fa per via di levare” racchiudendo in queste poche parole la sintesi perfetta di una concezione neoplatonica in cui la forma è già dentro un blocco da cui bisogna farla emergere. Nel trascorrere dei secoli, dal calderone reale e mediatico del Sistema dell’Arte in cui siamo, nostro malgrado, tutti finiti, da artisti a curatori, da addetti ai lavori a spettatori, abbiamo tirato fuori materiali, forme, impasti, dimensioni e sperimentazioni impensabili, imparando a chiamare scultura qualcosa come “For the Love of God”, un teschio concepito dall’artista Damien Hirst per essere interamente ricoperto da quasi 9.000 diamanti; o “Puppy” di Jeff Koons, un gigantesco “cucciolo” di cane alto 11 metri e mezzo e interamente rivestito da diverse specie di piante a copertura di un’armatura in acciaio inossidabile e legno; e non soddisfatti degli spazi e delle possibilità che il suolo terrestre ci offre, abbiamo anche pensato di fondare un museo subacqueo con 400 sculture a grandezza naturale realizzate (a fin di bene!) dallo scultore messicano Jason deCaires Taylor, nel National Marine Park di Cancùn, nell’isola di Mujeres e Punta Nizuc, come parte di una grande opera d’arte chiamata “La silenziosa evoluzione”. Gli strumenti digitali e la stampa tridimensionale ci hanno poi permesso una maggiore facilità nel concepire la riproducibilità come strumento e questo ci ha resi ancora più protagonisti, più forti, più potenti, togliendoci il fascino del gesto originario ed affidandolo ad un’intelligenza artificiale. Ed ecco che allora un artista, su tanti, di nome Barry X Ball, uno scultore californiano, classe 1955, decide di collocarsi davanti alla Pietà Rondanini (1552-1564) di Michelangelo Buonarroti (1475-1564), quell’opera unica, ultima, non finita, ma anziché taccuini e pastelli porta con sé un apparato tecnologico fatto di scanner tridimensionali, macchine digitali ad alta risoluzione, computer potenti e software per modelli 3D, al fine di digitalizzarla e, con successive manipolazioni tecnologiche, crearla nel suo studio. In onice bianco iraniano, acciaio inossidabile e plastica, la Pietà di Barry X Ball assomiglia, è innegabile, a quella di Michelangelo ma ne è anche la più palese affermazione di distanza perché figlia del contemporaneo. È possibile ammirarla al Castello Sforzesco di Milano dove resterà fino al 9 dicembre 2018, in concomitanza con la personale dell’artista The end of History, prima retrospettiva completa dell’opera di Barry X Ball, a cura di Anna Bernardini e Laura Mattioli, presso Villa Panza a Varese.
In totale una sessantina di opere esposte che formano una retrospettiva dell’artista, dagli anni Ottanta ad oggi, a conferma di una ricerca artistica che verte sulla forma, sullo stile, sul valore dell’opera d’arte ma che è anche l’occasione per riflettere sull’autenticità e serialità. Capolavori dell’arte vengono riproposti con tecniche e materiali differenti ed originali, prendono nuova vita e si rendono appetibili ad un pubblico interessato a stimoli e sperimentazioni attuali e di tipo digitale/artistico, come nel caso dei Masterpieces, tra cui Sleeping Hermaphrodite, realizzata in marmo nero belga, copia di uno dei tanti esemplari di epoca antica e moderna dell’Ermafrodito (figlio di Ermes e Afrodite) dormiente, o nel doppio dittico Purity e Envy, ispirato a La Purità o Dama Velata (1720-25) di Antonio Corradini e La Invidia (1670) di Giusto Le Court, originali in marmo bianco rielaborati invece in onice, calcite, marmo nero, sempre con l’ausilio degli scanner 3D.
Il bello dell’arte è che ci spinge a non porre freni alla nostra immaginazione, rinnovandosi ci esorta ad osare ed a sperimentare. Deve essere per questo, per questa libertà assoluta e autorizzata, che oggi, sempre più gente, aspira a diventare un artista. Perché, in fondo da sempre, l’arte ha il pregio di abbattere i limiti e Barry X Ball si può dire uno dei tanti artisti che, a modo proprio, li ha abbattuti, al confine con la tradizione e rasentando arte e tecnologia.