Piazza George Pompidou, Parigi. Agosto 2007. Un pittore di strada come tanti ritrae i turisti vendendo loro disegni per cinque euro. Pochissimo, ad ogni modo, in confronto al collega “più bravo” che chiede ben cinquanta euro a ritratto. Immediatamente molti lo snobbano per lo stile strambo, un cinese addirittura lo paga con tre euro anziché con i cinque dovuti, accusandolo di consegnare in pochi minuti i suoi ritratti senza impegnarsi. Solo giorni dopo si scoprirà che in realtà si trattava di Daniel Richter, uno dei più grandi pittori contemporanei, quotato per milioni di euro a dipinto. Una delle tante provocazioni sotto forma di performance dell’artista tedesco, che ci fa riflettere ancora una volta sui meccanismi del gusto e dell’estetica. Il linguaggio di Richter si evolve quasi all’inverso rispetto al consueto: a differenza di molti pittori esso parte dall’astrazione, intesa da lui come “ideale di purezza”, per poi recuperare la figurazione tramite una sorta di unione tra lo stile simbolista del secolo scorso e la cultura pop e dei mass media attuale. “In definitiva, non c’è differenza tra pittura astratta e figurativa, a parte alcune forme di decifrabilità, i problemi di organizzazione dei colori sulla superficie rimangono sempre gli stessi. In entrambi i casi lo stesso metodo si insinua in forme diverse”, afferma Richter. Queste nuove figure da lui inserite sono rappresentazioni contemporanee della realtà ed esprimono un chiaro disagio politico e sociale. Tematiche che emergono fortemente nella sua ultima personale a Parigi “Voyage Voyage”. A Debrecen in Ungheria è in corso una collettiva alla quale è stato invitato, sulle nuove tendenze della pittura figurativa, il cui tema è ispirato all’inquietante racconto “Nightfall” di Isaac Asimov.
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