DI UN GRANDE RIMPIANTO E DI UNA PICCOLA SPERANZA. Elvira Daudet, poeta spagnola di Castiglia-La Mancia

Di Elvira Daudet, sconosciuta in Italia, ho scoperto una poesia dedicata a Celan grazie a un amico del mio paese che sta raccogliendo in rete poesie da tutto il mondo che in qualche modo siano collegate alla musica e al canto (ha superato le 5.000…). Mi ha passato la traduzione automatica, io non ho fatto altro che risalire all’originale e tradurla a modo mio (ossia alla lettera):

ABRIL, MALDITO ABRIL
                  Al poeta Paul Celan

La luz pura de abril esconde mil cadáveres.
El poeta se inclina, se descalza,
en un zapato deja los lentes con cuidado,
y al final besa el Sena con labios temblorosos
de lirio, que se entrega musitando los versos
del más triste poema de amor que se haya escrito,
entrecortado por los golpes de agua.

(Las furias maldijeron su linaje
y Hitler hizo el resto: lo redujo a cenizas.
Él se salvó, mas con el alma herida.
¿Quién podría recomponer la vida
con el humo de los cuerpos amados,
un botón inocente, una fotografía;
huir de la tortura de imaginar sus muertes
en las grises salas del manicomio?
A veces, sólo a veces, salvaban las palabras:
los rezos familiares en hebreo,
las ingenuas palabras en rumano
llegadas en socorro de la infancia,
las amorosas palabras en francés,
y los versos de Schiller o de Goethe
– demasiados idiomas
para cantar la angustia un hombre solo –.
Consolaba el amor, inevitable
riesgo, fulgurante pared de hielo
que debía ascender para alcanzar el Gólgota).

Desde que lo abrazara con el último aliento,
no se puede mirar la piel del Sena
sin hallar los pétalos morados de sus versos
en la líquida lengua de ramera
que engulle y regurgita cuanto toca,
como hizo con el cuerpo maltratado
del más conmovedor de los poetas.

*

APRILE, MALEDETTO APRILE
                                 Al poeta Paul Celan

La luce pura di aprile nasconde mille cadaveri.
Il poeta si china, si leva le scarpe,
in una posa gli occhiali con cura,
e infine bacia la Senna con labbra tremanti
di giglio che si consegna sussurrando i versi
del più triste poema d’amore mai scritto,
rotto dai colpi d’acqua.

(Le furie maledirono il suo lignaggio
e Hitler fece il resto: lo ridusse in cenere.
Lui si salvò, ma con l’anima ferita.
Chi potrebbe ricomporre la vita
col fumo dei corpi amati,
un bottone innocente, una fotografia,
sfuggire alla tortura d’immaginare le loro morti
nelle grigie corsie del manicomio?
A volte, solo a volte salvavano le parole:
le preghiere familiari in ebraico,
le ingenue parole in romeno
venute in aiuto dell’infanzia,
le parole d’amore in francese
e i versi di Schiller o di Goethe
– troppi idiomi
per cantare l’angoscia di un uomo solo –.
Consolava l’amore, inevitabile
rischio, folgorante parete di ghiaccio
che doveva salire per raggiungere il Golgota.)

Da quando la abbracciò con l’ultimo fiato,
non si può guardare la pelle della Senna
senza trovare i petali violetti dei suoi versi
nella liquida lingua di puttana
che ingoia e rigurgita quanto tocca,
come fece col corpo maltrattato
del più commovente dei poeti.

Nata a Cuenca nel 1938 in un campo di internamento da genitori combattenti repubblicani, a vent’anni Elvira pubblica la sua prima raccolta poetica, e dopo una lunga permanenza a Parigi si trasferisce a Madrid, dove nel 1966 inizia la sua carriera professionale alla TV spagnola, dove scrive e presenta la rubrica sul mondo del lavoro femminile Está llegando la mujer. L’anno dopo pubblica una serie di articoli controversi sul quotidiano “Informaciones”, in cui mette a confronto la Spagna reale con quella ufficiale-franchista. Nel 1968 entra come reporter nel quotidiano “Pueblo” e vince il prestigioso premio di poesia “Antonio González de Lama” con Crónicas de una tristeza. Dal 1973 è a Roma come corrispondente dal Quirinale e dalla Santa Sede; sarà la prima giornalista straniera a dare la notizia del Compromesso storico e dell’assassinio di Pasolini. È stata poi responsabile della cultura al quotidiano “El Independiente” e redattrice della rivista “Derechos Humanos”. Ha pubblicato sette raccolte poetiche, riunite in volume unico nel 2016. È morta dopo lunga malattia a Madrid il 2 giugno 2018. Su fb la sua pagina s’interrompe il 30 novembre 2017 con un appello su Change.org Paremos urgentemente la venta de esclavos en Libia; il penultimo post del 18 settembre precedente è per salvare un bambino con la sindrome di Hunter (detta l’Alzheimer infantile); il terzultimo del 30 agosto Por los derechos de los niños con diversidad funcional de la comunidad de Madrid. Il quartultimo post del 5 luglio 2017 è una poesia inedita:

TE ADIVINO

Te adivino mañana, niño de mármol rosa,
guiada por la luz de tus pupilas
en esta amarga noche con todo ya perdido,
y sólo adivinarte me consuela.
Te adivino feliz, como decía
tu primera sonrisa pintada por Angelico,
regalo dedicado a unos desconocidos
todavía flotando en el claustro materno.
Y te adivino fuerte y generoso,
tú, que tan chiquitín, has tenido piedad
de mis manos de boj heridas por los rayos,
sé que tendrás también piedad por los que sufren.

*

T’IMMAGINO

T’immagino domani, bimbo di marmo rosa,
guidata dalla luce delle tue pupille
in questa notte amara con tutto già perduto,
e solo immaginarti mi consola.
T’immagino felice come diceva
il tuo primo sorriso dipinto dall’Angelico,
regalo dedicato a sconosciuti
fluttuando ancora nel grembo materno.
E t’immagino forte e generoso,
tu, che così piccino hai avuto pietà
delle mie mani di bosso ferite dai raggi,
so che avrai anche pietà di coloro che soffrono.

 

 

in copertina, Mary Cassatt, Lilacs in a Window, 1880

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