(Anteprima)

 

Chiccolando, Rosso, un pettirosso dagli occhi azzurrini, graziato dal vento che schiuse dolcemente la finestra, riuscì finalmente ad entrare nella cameretta di Ian. Amava osservarlo prendersi cura del suo orto, amava la luce chiarissima dei suoi occhi quando la commozione trapelava indisturbata. Desiderava farsi vedere, desiderava diventassero amici e così, immobile su quel suo piumone indaco, ne attendeva il risveglio. Con sé aveva un dono, un piccolo seme. Attendeva, arruffato di gioia, di poterglielo fare scivolare dal becco bruno sul palmo della mano sinistra, la mano del cuore.

(…)

Ma intanto planando da un castagno, volteggiando sopra un gelso, zigzagando attraverso un salice e poggiandosi infine sopra un ramo di un vecchio saggio melo arrivarono due bizzarre gazze ladre, Diso e Nesto, che sentendo i pensieri del piccolo Rosso e vedendolo dentro quella camera urlarono: “Cra cra ma che fai? Orsù! Vola via da là!”. Rosso si voltò un po’ stranito e li vide con il becco pieno di cose luccicanti e incuriosito dalle loro parole chiese: “Perchè mi dite di andarmene da qui?” e sorridendo continuò “Siete buffi con quei becchi pieni mi sembrate due mimi ventriloqui!”. Diso e Nesto allora gli dissero che non era una buona idea la sua perchè gli umani sono degli animali strani. Pur essendo gli ultimi arrivati si sentono i padroni del mondo e trattano tutti gli altri animali a loro gusto e piacimento. “Pensa che una volta” – disse Nesto – “per il solo fatto che avevo beccato uno dei tanti semini che gli erano caduti da una mano, uno di loro mi tirò un bastone, una pietra, un tappo e una bottiglia”. “Me lo ricordo quel tappo” – disse Diso – “uno dei tappi più belli e luccicanti che abbia mai visto!” e continuò, “piccolo Rosso ti conviene andar via prima che si svegli, non vorrai che ti scagli via e sul vetro della finestra ti smerigli?”. Rosso era un uccellino diverso da tutti gli altri uccellini e sapeva che anche Ian era diverso da tutti gli altri umani, non lo conosceva ancora ma in cuor suo era convinto che poteva fidarsi. “Grazie amici miei”, congedò le due gazze. “Ho ascoltato il vostro consiglio, ma quando sento un desiderio io troppo m’impuntiglio!”. “Cra Cra crapulone che non sei altro!”, gli risposero in coro balzando in volo dal vecchio melo, “noi torniamo al nostro chiostro poi ci dirai come è stato il tuo balordo incontro”.

Disegno di Nino Federico

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