Intervista alla poetessa Angela Bonanno

angela bonanno



“senz’anima sugnu / tutta paroli / i me paroli non canusciunu staggiuni /stanu ô nfernu / su piccaturi iù dormu / iddi fanu schifìu / fazzu i cunti / iddi non tornunu u restu / i rosi sbocciunu cc’u n suspiru i me paroli su girasuli / si rapunu cc’u na schigghìa”, (senz’anima sono / tutta parole / le mie parole non conoscono stagioni /stanno all’inferno / sono peccatrici / io dormo / loro fanno baccano / faccio i conti / loro non tornano il resto / le rose sbocciano con un sospiro / le mie parole sono girasoli / si aprono in un grido). L’audacia della semplicità, da intendersi, quest’ultima, come “forma della vera grandezza”, distingue i versi della poetessa siciliana Angela Bonanno e, peculiarmente, quelli della nuova raccolta “Pani schittu”, edita da CFR. Versi in vernacolo che, come sottolinea Manuel Cohen nella gustosissima prefazione, offrono “un surplus di vitalità linguistica dagli effetti notevoli, per pregnanza materica e congruità di rappresentazione, per condensazione polisemica e per riverberazione analogica, per icasticità di sguardo e per rapidità di sintesi e movenze, come pure per una attitudine endogena a spingere il pedale linguistico oltre la soglia della reticenza, oltre la medietà linguistica del poeticamente corretto”. Sull’ordito del tempo, versi in costume adamitico, come pane, ora secco, salato, sostanzioso, sbriciolato, solitario, bastevole, come pane, in “tempi di fame”, rovello, raffermo, votivo, zitto, fermo, “in gola”. Il pane, allegoria del reale, “annachiti ca u tempu briganti / cala d’e muntagni e n’arrobba / addumamu i luci e stamini a finta / amuninni nsemi / luntanu” (sbrigati che il tempo brigante / scende dalle montagne e ci deruba /accendiamo le luci e restiamo per finta / andiamo insieme / lontano); contraltare dell’esteriorità, “essiri scurdata è / non essiri” (essere dimenticata è / non essere); lievito quotidiano, “è sempri n fattu di fami / l’amuri è quannu non c’è” (è sempre un fatto di fame / l’amore è quando non c’è). Essenziale alla vita, “posu u fogghiu / a pinna / pigghiu u pani / n pezzu ô cani / […] / cercu a stati / m’arrispunnunu i machini / nt’a strata n fila bloccati / pigghiu u fogghiu a pinna /assicutu u cani” (poso il foglio / la penna / prendo il pane / un pezzo al cane / […] / cerco l’estate / mi rispondono le macchine / nella strada in fila bloccate / prendo il foglio la penna / scaccio il cane). Nudo, come la poesia.

 

Quali i ricordi legati ai tuoi primi versi?

Non ho particolari ricordi legati a una mia prima poesia. So solo che scrivo, da quando scrivo.

Quali i poeti dell’anima (per quali ragioni, con quali legami)?

Ogni poeta che mi colpisce mi entra nell’anima ma Pablo Neruda è il primo dei quali ho stretto un libro tra le mani ed è stato rivelatore.

Due poesie – una tua, una di altri – alle quali sei più affezionata?

Non mi affeziono alle poesie, le interiorizzo. Non saprei sceglierne due. Pesco versi per ogni momento della giornata. In questo momento in cui scrivo mi vengono in mente dei versi di Mariangela Gualtieri:        

Metti la fine a tutti i rumori ai pensieri nani umani ai rantoli cigola dentro la gola ero la figlia piccola è l’amore che recide ogni fune

Ma tra un’ora sarà occasione per altri versi.                                             

Una delle mie? La prossima che viene ma ancora non viene.  

Per Thomas Stearns Eliot la poesia “non è un libero movimento dell’emozione, ma una fuga dall’emozione; non è l’espressione della personalità, ma la fuga dalla personalità”, per Angela Bonanno?

Per me è sullo stesso piano dei bisogni primari: cibo acqua, poesia, camminare…

“La scrittura esige virtù scoraggianti, sforzi, pazienza; è un’attività solitaria in cui il pubblico esiste solo come speranza”. Un pensiero di Simone De Beauvoir per chiederti: oggigiorno quale dovrebbe essere la funzione della scrittura e, più miratamente, della poesia? E, ancora, in che modo potremmo (o dovremmo) muoverci (tra tutte le difficoltà che conosciamo) per preservare il valore autentico della cultura?

Condivido il pensiero della De Beauvoir. La funzione della poesia e cultura in generale potrebbe essere di educarci all’ascolto. C’è troppo chiacchiericcio inutile, ci sono rumori molesti. Non c’è pudore nel voler scrivere, nel voler dire. Bisogna fare spazio, fare pulizia, per lasciare posto al “bello”.

“Pani schittu”. Perché questo titolo per il tuo nuovo libro? Forse perché, come insegna Epicuro, “I sapori semplici danno lo stesso piacere dei più raffinati, l’acqua e un pezzo di pane fanno il piacere più pieno a chi ne manca”?

Non c’è niente di semplice nel “pani schittu”, è cibo primario di rivoluzione, di resistenza, di trasformazione. Sempre vivo.

“astutari vulissi ccu du ita / u picciu d’e cannili / cammari a tussi d’o munnu” (spegnere vorrei con due dita / il pianto delle candele / calmare la tosse del mondo). Con i tuoi versi per domandarti: la poesia può (e se può, in che modo?) aiutarci a recuperare la capacità d’ascolto? E, ancora, posto che, come scrivi, “è l’omu a peggiu speci” la poesia può (e se può, in che modo) renderci migliori?

Dell’ascolto ho già parlato prima. La poesia può renderci migliori se riesce e quando riesce a essere chiave che apre le porte verso quel “qualcos’altro”.

Ti invito a scegliere, riportandola, una tua poesia per salutare i nostri lettori.

Ti rigiro la domanda. Sceglila tu come lettrice, se vuoi, una mia poesia. O in generale lo dico ai miei lettori, sceglietene una o più di poesia, se ne trovate tra quelle che ho scritto. Appiccicatevela alla lingua, al cuore. Portatela con voi e regalatela ad altri e grazie.                

 

Abbiamo accolto l’invito di Angela Bonanno scegliendo, dal libro “Pani Schittu”, la poesia che segue della quale, alla fine, potete leggere la traduzione.

copeertina angela bonanno

 

rivogghiu a me vita
a me casa
non parru d’amuri
l’amuri è vacanza
è iri e turnari
rivogghiu a me vita
n duluri di testa viddanu
iddu si susi assunnatu
nt’o lettu u cunfortu
d’a stampa d’o pettu
talìa versu fora
a facci d’o muru
nesci d’a stanza
ô piscia
torna
non sapi cchi fari
mi susu cc’u tutti i me forzi
mi lavu mi vestu
na pinnula e
nesciu ch’e cosci di fora
ncazzata
u vicinu è cunvintu ca
ti fazzu i conna
picchì tu ci arriri
ti fermi a parrari
m’arrusbigghia ê primi d’aprili
na schigghia ca spacca
nt’a panza
curru versu a finestra
m’affacciu
i pessica c’a testa china di ciuri
u ciatu s’accupa pp’o
troppu culuri
rivogghiu a me vita
non certu l’amuri
l’amuri è vacanza
è iri e turnari
rivogghiu a me vita
a casa pulita
ogni cosa ô so postu
iù nficcata nt’a luci
abbissata
mentri ca torna
non sacciu di unni di quannu
e mi leggi e rileggi
e dopu mi chiuri
m’abbìa nt’a na gnuni
u prezzu stampatu
supra a carina
vogghiu sentiri u sonu d’e piatti
vulari
appoi nesciri nzemi
illi accattari
rivogghiu a me vita
a me casa
non parru d’amuri
l’amuri è vacanza
è iri e turnari
viriri vogghiu u schifìu
d’a cipudda ca frii
u lamentu d’a taula
ca cu duluri s’allonga
assittata
sta paci m’ammazza
u divanu russu
a tenna viola ca duci duci ô
ventu s’annaca
me matri dici ca
paremu ô burdellu e
comu ô burdellu n’aiu vistu passari
senza pani né acqua
p’arristurari stu cori di terra
ca mpetra
non parru d’amuri
l’amuri è vacanza
è iri e turnari
ci vulissi na staccia
sutta u tettu
sapiri ca teni
e iri e turnari
a circari l’amuri
rivoglio la mia vita

 

(rivoglio la mia vita / non parlo d’amore / l’amore è vacanza / è andare e

tornare / rivoglio la mia vita / un dolore di testa villano / lui si alza

assonnato / nel letto il conforto / della stampa del petto / guarda verso fuori

/ la faccia del muro / esce dalla stanza / va a pisciare / torna / non sa

cosa fare / mi alzo con tutte le mie forze / mi lavo mi vesto / una pillola e /

esco con le cosce di fuori / incazzata / il vicino è convinto che / ti faccio le

corna / perché tu gli sorridi / ti fermi a parlare / mi sveglia ai primi

d’aprile / un urlo che spacca / nella pancia / corro verso la finestra / i

peschi con la testa piena di fiori / il fiato si soffoca per / il troppo colore /

rivoglio la mia vita / non certo l’amore / l’amore è vacanza / è andare e

tornare / rivoglio la mia vita / la casa pulita / ogni cosa al suo posto / io

ficcata nella luce / agghindata / mentre torna / non so da dove da quando /

e mi legge e rilegge / e dopo mi chiude / mi getta in un angolo / il prezzo

stampato / sulla schiena / voglio sentire il suono dei piatti / volare / poi

uscire insieme / andarli a comprare / rivoglio la mia vita / la mia casa /

non parlo d’amore / l’amore è vacanza / è andare e tornare / vedere voglio il

baccano / della cipolla che frigge / il lamento del tavolo / che con dolore si

allunga / seduta / questa pace mi uccide / il divano rosso / la tenda viola /

che dolce dolce al / vento si dondola / mia madre dice che / sembriamo al

bordello e / come in un bordello ne ho visti passare / senza pane né acqua /

per ristorare questo cuore di terra / che impietrisce / non parlo d’amore /

l’amore è vacanza / è andare e tornare / ci vorrebbe una trave / sotto il tetto

/ sapere che tiene / e andare e tornare / a cercare l’amore)

                                                                                  

 

 

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