Una carpa risalì la corrente del Fiume Giallo,
giunse alla porta del drago e la varcò senza esitazione.
Gli dèi, impressionati da tanto coraggio, la trasformarono in un grande drago.
I.
Come la carpa prese
(immortale dono l’alito)
a guadagnar terraferma?
Intorta la via nell’eliche,
(nel plasma sospese)
fu rotta dei pesci ossei,
le zampe a germogliare
i ripidisti emersero,
nel mondo devoniano.
II.
Noi figli, promiscui, di figli,
(né acqua, né terra, ma polmoni),
gli arti a pagaiare all’isola,
aprimmo sentieri epici,
salimmo il fiume Giallo,
sgraziati lungo gli argini.
Veloci su piste liquide,
(sospinti dalle correnti),
in ambasce sulle rapide,
nel graffiar montagne,
pur di scollinare, agili
non fummo, bensì corazzati.
III.
Fitta la incontrarono,
d’ailanto selva, l’oasi;
equiseti, felci e muschi,
nell’oscuro fradicio.
Addietro ristagnava,
di lanca pura il soffoco,
lo scolo bruno e torrido
sopì un ristoro immobile.
Sommersi nell’anossica
pozza crebbe l’ansimo,
la malìa dell’acque morte
rapì fratelli gracili.
IV.
Gli Argonauti bruti,
prodi che idealeggiano,
pertinaci ottennero
– oggi Dèi – d’avere liquido
l’orbe intero cadùco:
come al fiume all’etere
nuotare, privilegio,
il percepire consono
tutto a pinne e squame,
del drago la metafora,
del volo l’immortale.
V.
La prima, ch’è del mito,
pioniera senza epilogo,
nell’ere vira all’indaco,
e tu, nel mondo solido,
laddove il rivo schiuma,
(sui massi urla d’impeto),
l’ammiri, appare lama,
si lancia e taglia turbini,
eppure, è naturale,
di là degli occhi fendere
il regno d’immortali,
tutto è sciolto e morbido,
i borghi di palazzi docili
e rupi ammollate mischiando,
due, le acque della Genesi.
Fotografie di Laura Lomuscio – All rights reserved – © 2017
Poesie di Carlo Tosetti – All rights reserved – © 2017
Le fotografie sono parte di un lavoro fotografico di Laura Lomuscio, lavoro esposto in una personale, nel 2016. Per ognuna delle cinque fotografie qui presentate, Carlo Tosetti ha abbinato una poesia, seguendo una sequenza narrativa, cercando di mantenere la tensione sognante, l’atmosfera “liquida” e il riferimento al mito. Laura Lomuscio, attraverso le sue immagini, ha raccontato un regno acquatico, legato visibilmente all’illustrazione, che si avvale, però, del mezzo fotografico per esprimersi. La sua fotografia è fiabesca. Atmosfere fluttuanti, mobili e imprecise, conferiscono alle immagini una spinta oltre i limiti del reale e abbracciano l’imprecisione del sogno. Attraverso la macchina fotografica, Laura Lomuscio gioca con le rifrazioni della luce e sposta i confini delle cose e del mondo, ridisegnandoli sotterranei, incompiuti, attraversati da presenze incorporee fuse nell’ambiente circostante. “È come se l’obiettivo della macchina fotografica cercasse la dimensione liquida della materia, il suo stato prenatale, una specie di ecografia in cui i pesci sono la metafora della vita al di qua del suo inizio. Ecco, nelle foto di Laura Lomuscio si percepisce l’inizio di qualcosa e si partecipa ad esso”.
(Diego Caiazzo)