Belli da leggere di Grazia Calanna
“Il segno ferrato dei caratteri tipografici traccia un percorso emotivo aperto dentro il quale il lettore può ritrovarsi e aggiungere tratte, destinazioni, fermate. Il senso dell’itinerario è racchiuso in questo verso: – Corre sui binari la scrittura ma il conoscere è meta provvisoria -. Esprime a mio avviso una necessità fondamentale per l’uomo: l’anelito laico dell’intelletto al mai-finito auspicabile nella dimensione di un oltre”. Parole di Lina Maria Ugolini, autrice, per le Edizioni L’Arca Felice (collana arte-poesia a cura di Mario Fresa, progetto grafico di Ida Borrasi), della plaquette lineare la ferrovia ornata da una litografia di Roberto Matarazzo. La Ugolini celebra il viaggio, porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno (Guy de Maupassant). La meta è “l’ignota stazione Ω”, ricorda. Dovremmo imparare a mitigare la corsa, lontani dalla “retta oraria alla ragione”; imparare a sostare, “Ti volevo salutare: / una mano sulla spalla, un abbraccio fraterno”; imparare (meditando) che non basta “spostarsi per essere altrove // scendere dal treno e ricominciare / il lavoro sporco in un’altra piazza”. Un canto lirico con esteso registro acuto (accorto), “Il fischio del capostazione / arriva come una lama di coltello // fende la nebbia / cola sangue grigio / sulla cicatrice del ricordo”, e grave (intenso), “tra le dita della morte / prossima a recidere / minuti pezzetti / estreme briciole di un tempo vuoto / coriandoli / al carnevale della vita”.
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