La poesia ‘elegante’ di Marisa Guagliardito

Claude Monet , I papaveri
Claude Monet , I papaveri



La poesia di Marisa Guagliardito è di certo una poesia ‘elegante’. Una parola forse troppo abusata ma senza la quale non sarebbe possibile definire le più armoniche suggestioni di un’estetica che sia sincronicamente forma visibile, tangibile con l’ occhio (evento che la struttura materiale della parola consente) e rimando a una dimensione interiore inaccessibile ai sensi eppure misteriosamente risonante nella dimensione del “Noi”, la forma pronominale dell’incontro Io-Tu, della compartecipazione fino ai gradi più elevati della consonanza empatica. E in essenza la poesia è proprio questo che deve fare: creare un punto di comunicazione e contatto, un ponte ‘attraverso e fra’, un dialogo silente eppure denso di significati oltre l’usura e l’appiattimento del significante, un campo semantico che dilati non solo i limiti angusti della coscienza fenomenica ma che ricrei in qualche modo il “carattere magico” della parola (o se si preferisce abreatorio, terapeutico, così come sciamani e analisti contemporanei ben sapevano e sanno). Si badi bene, qui non si vuole riesumare un qualche carattere sacrale della parola poetica, un’ingiunzione al perseguimento di un’estetica metatribale del linguaggio – retaggi di una visione della poesia che ormai appartiene all’archivistica del primo novecento soprattutto – bensì indicare e ridare al “fare poesia” quella funzione discreta eppure potente, timida eppure vibratile di comunicazione spirituale, di linguaggio dell’anima, di metrica dell’umano. E la poesia della Guagliardito, appartata, sussurrata, sembra avere tali caratteristiche e qualità pur se a tratti può anche far pensare alla migliore stagione ermetico-simbolista; ma ritengo non per sua attitudine emulatoria quanto invece per un radicamento non estemporaneo nella tradizione lirica di cui ogni scrittura poetica è comunque figlia; il che non necessariamente è sempre da considerarsi un limite o, peggio ancora, un peccato mortale. Almeno non per la lirica della poetessa palermitana Marisa Guagliardito.

(Francesco Palmieri)

*

Dobbiamo dare una scadenza una fine senza sosta
a questo rumore silenzioso delle auto sulla pioggia
la mattina quando gli occhi si aprono sperdendosi senza alcuna regia
nelle scene cerchio chiuso
delle nostre mani che infornano la calce…
per piloni di distanze
dove tra passo e passo
vegliano come vigili puntuti
nontiscordardime violacei
di rancore
muto contro gli uomini
e il Dio
delle nostre distanze.
 
*

Potrebbe essere odore di bucato
aprendo la porta
non lontana bruciatura sul mio palmo
potrebbero essere carezze
il fiato come raffiche densissime di vento
e tramutata in sostanza lì…
nel vivo delle tue ossa
dove ti manchi
dove stenti a credere che siamo
sillaba luminosa
solo
ad un passo solo
spogliati
sotto il resto delle nostre lune.
 

*
E io
come fiammifero
sfregato
acceso
sorpreso
rivivo
riprendo
nel vento
dei tuoi occhi scuri
come fuoco
in una radura.
 
*

La creazione ha mani giunte.
Ho del tuo spirito il fuoco appena appena
un soffoco di brace.
 
Tu almeno dammi una sciocchezza
dammi un salto un urto dolorante
anche di tristezza
dammi almeno una scala
alta
diecimila piani senza lumi
ma un traguardo ad ossa rotte.
 
Almeno dammi dell’affresco
quella mano – vita
quelle dita – alito di volta.
Almeno dammi mille idee
mazzi di fiori dentro occhi smisurati
e vertigini di soste alla tua luce.
 
Una chiusa di preghiera.
 
*

Vorrei dirti il vuoto e scriverti
le mani come muovono i pensieri a fine pagina
 
Vorrei dirti lento questo più che possederti
perché ti sento senza che respiri
 
Vorrei sentire in forma
le intensità sfumate
da quello che contorna la realtà indurita
Vorrei
la cecità felice
al ruggito del tuo sole nudo.
 
*

Aspetta una domenica di voci alle finestre
chiare
le palme fuori
come da cuscini su letti naufraghi
ci alzeremo lievi
sulle pietre dei nostri viali.
Si riconosceranno gli occhi e gli orizzonti
– si incontreranno –
 
Il nostro avvento è il compimento
di un giorno così chiaro.
 
 
 
Marisa GuagliarditoMarisa Guagliardito è nata a Palermo dove stabilmente risiede. Docente nella Scuola Primaria. I suoi testi, presentati in letture poetiche tenutesi nella sua città, compaiono in diversi blog e riviste on line. A tutt’oggi la sua produzione poetica risulta interamente inedita.

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