La poesia di Marisa Guagliardito è di certo una poesia ‘elegante’. Una parola forse troppo abusata ma senza la quale non sarebbe possibile definire le più armoniche suggestioni di un’estetica che sia sincronicamente forma visibile, tangibile con l’ occhio (evento che la struttura materiale della parola consente) e rimando a una dimensione interiore inaccessibile ai sensi eppure misteriosamente risonante nella dimensione del “Noi”, la forma pronominale dell’incontro Io-Tu, della compartecipazione fino ai gradi più elevati della consonanza empatica. E in essenza la poesia è proprio questo che deve fare: creare un punto di comunicazione e contatto, un ponte ‘attraverso e fra’, un dialogo silente eppure denso di significati oltre l’usura e l’appiattimento del significante, un campo semantico che dilati non solo i limiti angusti della coscienza fenomenica ma che ricrei in qualche modo il “carattere magico” della parola (o se si preferisce abreatorio, terapeutico, così come sciamani e analisti contemporanei ben sapevano e sanno). Si badi bene, qui non si vuole riesumare un qualche carattere sacrale della parola poetica, un’ingiunzione al perseguimento di un’estetica metatribale del linguaggio – retaggi di una visione della poesia che ormai appartiene all’archivistica del primo novecento soprattutto – bensì indicare e ridare al “fare poesia” quella funzione discreta eppure potente, timida eppure vibratile di comunicazione spirituale, di linguaggio dell’anima, di metrica dell’umano. E la poesia della Guagliardito, appartata, sussurrata, sembra avere tali caratteristiche e qualità pur se a tratti può anche far pensare alla migliore stagione ermetico-simbolista; ma ritengo non per sua attitudine emulatoria quanto invece per un radicamento non estemporaneo nella tradizione lirica di cui ogni scrittura poetica è comunque figlia; il che non necessariamente è sempre da considerarsi un limite o, peggio ancora, un peccato mortale. Almeno non per la lirica della poetessa palermitana Marisa Guagliardito.
(Francesco Palmieri)
*Dobbiamo dare una scadenza una fine senza sosta a questo rumore silenzioso delle auto sulla pioggia la mattina quando gli occhi si aprono sperdendosi senza alcuna regia nelle scene cerchio chiuso delle nostre mani che infornano la calce… per piloni di distanze dove tra passo e passo vegliano come vigili puntuti nontiscordardime violacei di rancore muto contro gli uomini e il Dio delle nostre distanze. *
Potrebbe essere odore di bucato aprendo la porta non lontana bruciatura sul mio palmo potrebbero essere carezze il fiato come raffiche densissime di vento e tramutata in sostanza lì… nel vivo delle tue ossa dove ti manchi dove stenti a credere che siamo sillaba luminosa solo ad un passo solo spogliati sotto il resto delle nostre lune.
*
E io come fiammifero sfregato acceso sorpreso rivivo riprendo nel vento dei tuoi occhi scuri come fuoco in una radura. *
La creazione ha mani giunte. Ho del tuo spirito il fuoco appena appena un soffoco di brace. Tu almeno dammi una sciocchezza dammi un salto un urto dolorante anche di tristezza dammi almeno una scala alta diecimila piani senza lumi ma un traguardo ad ossa rotte. Almeno dammi dell’affresco quella mano – vita quelle dita – alito di volta. Almeno dammi mille idee mazzi di fiori dentro occhi smisurati e vertigini di soste alla tua luce. Una chiusa di preghiera. *
Vorrei dirti il vuoto e scriverti le mani come muovono i pensieri a fine pagina Vorrei dirti lento questo più che possederti perché ti sento senza che respiri Vorrei sentire in forma le intensità sfumate da quello che contorna la realtà indurita Vorrei la cecità felice al ruggito del tuo sole nudo. *
Aspetta una domenica di voci alle finestre chiare le palme fuori come da cuscini su letti naufraghi ci alzeremo lievi sulle pietre dei nostri viali. Si riconosceranno gli occhi e gli orizzonti – si incontreranno – Il nostro avvento è il compimento di un giorno così chiaro. Marisa Guagliardito è nata a Palermo dove stabilmente risiede. Docente nella Scuola Primaria. I suoi testi, presentati in letture poetiche tenutesi nella sua città, compaiono in diversi blog e riviste on line. A tutt’oggi la sua produzione poetica risulta interamente inedita.
2 risposte