Le parole intraducibili da tutte le lingue del mondo

 

rubrica, parola d’autore

Sono un normalissimo professore di periferia che un giorno ha iniziato a raccontare quello che faceva in classe e le situazioni più strane, divertenti, emozionanti che si presentavano con i suoi ragazzi: prima l’ho fatto tramite dei semplici post su facebook, poi ho iniziato a fare dei video molto artigianali con la telecamerina appoggiata sopra astucci e libri per fare le inquadrature. Piano piano la gente ha iniziato ad interessarsi alle mie storie e soprattutto ci si è interessata ScuolaZoo, questa incredibile piattaforma (odio questa parola ma non so come altro definirla) che fa veramente di tutto (aiuta gli studenti e i rappresentanti di istituto, organizza viaggi, crea contenuti web che fanno milionate di visualizzazioni al giorno, ecc.). Mi hanno detto: “Ehi, hai voglia di fare qualche video per noi?”, io ho detto sì e adesso da tre anni collaboro con loro. Questa opportunità mi ha dato modo di farmi conoscere da un sacco di studenti ma anche insegnanti, e così alla fine dopo una mia iniziativa (i #poeteppisti, studenti che escono in strada a imbrattare di poesie i muri delle città, le macchine, i bancomat) e un mio post che erano diventati virali la Garzanti mi ha scritto e mi ha detto: “Ehi, ti va di scrivere un romanzo con noi?”, io ho detto sì e adesso ho pubblicato questo libro di più di 380 pagine che parla di adolescenti difficili, genitori in crisi e che soprattutto racconta una storia molto intricata di amore, malattia, paura, morte. La verità è che questo libro io ce l’avevo pronto dal 2013, aspettava solo l’occasione giusta. In ogni caso, la cosa più bella di questo romanzo sono tre cose: 1) La protagonista, una ragazza di 17 anni di nome Gioia, una tipa del tutto fuori dal comune che odia le feste e che ama ascoltare i Pink Floyd e fare foto alla gente prendendola di spalle, e soprattutto che ama collezionare 2) Le parole intraducibili da tutte le lingue del mondo, quelle parole che esistono solo in una lingua e che da sole ti aprono universi interi, come la giapponese “komorebi” che vuol dire “la luce che filtra attraverso le foglie degli alberi” o la parola yiddish “luftmensch” che vuol dire “chi fa costantemente sogni ad occhi aperti”. Infine 3) la storia d’amore e di mistero che c’è tra Gioia e Lo, il protagonista maschile. Ma non c’è solo questo: dentro questo libro c’è un bellissimo personaggio, il vecchio professore di filosofia di Gioia, il prof Bove, che ad ogni ricreazione si siede con lei in giardino a rispondere alle sue domande esistenziali con un sacco di metafore e racconti meravigliosi, e poi la migliore amica di Gioia, Tonia, una tipa molto scurrile e molto simpatica che mi fa sempre ridere ogni volta che mi capita di rileggerla (sì, a volte gli scrittori ridono di fronte alle proprie stesse parole). Scrivere scrivo da una vita, almeno dalla seconda elementare quando ho scritto una poesia per mia mamma: “Mamma, ogni giorno che passa/ diventi sempre più grassa”. È stato anche quando ho capito che a volte le parole possono far male, soprattutto agli scrittori, anche se piccoli, se devono evitare il lancio di una ciabatta!

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