“Metrica del tempo” di Adriana Gloria Marigo. “…attraversare il tempo è una questione per cui la complessità dell’esistenza richiede misura, assetto di grazia”.

Tre domande, tre poesie

 

Adriana Gloria Marigo vive a Luino (VA); studi universitari in pedagogia a indirizzo filosofico, poeta, aforista, critico letterario, ha pubblicato: Un biancore lontano, LietoColle, 2009; L’essenziale curvatura del cielo, La Vita Felice, 2012; Senza il mio nome, Campanotto Editore, 2015; Astro immemore, Prometheus, 2020; Arte della navigazione notturna, Caosfera Edizioni, 2022; Metrica del tempo, Delta3Edizioni, 2024; Minimalia (aforismi), Campanotto Editore, 2017Testi di poesia, interventi critici, traduzioni in spagnolo di aforismi e poesie sono presenti in antologie poetiche, riviste e siti di cultura letteraria, riviste specialistiche di aforismi. È presente in Pianeta Donna. Poetesse italiane del 2000, Kimerik, 2022, a cura del poeta e critico letterario Domenico Pisana; in Gli specchi della luna. Poesia femminile del Novecento, Bertoni, 2022, a cura del poeta, scrittore, traduttore Silvio Raffo; in Antichi e moderni. Studi di Poesia, Edizioni Helicon, 2022, a cura di Andrea Matucci docente di Letteratura Italiana all’Università di Siena; in Il pensiero poetante, n. 6, Genesi Editrice, 2023, a cura del poeta, presidente onorario della “Lectura Dantis Metelliana” Fabio Dainotti. 

 

Partiamo dal titolo: qual è stata la scintilla che ha portato il tuo Metrica del tempo, meglio: in che modo – ribadiamolo – la (tua) vita diventa linguaggio?

A mano a mano che Metrica del tempo prendeva corpo, sentivo fortemente che la raccolta esprimeva e testimoniava la mia relazione con il mondo in forma di autentica consapevolezza: scegliendo e organizzando le poesie scritte nell’arco temporale di quindici anni mi accorgevo che il linguaggio si era fatto preciso e maggiormente metaforico: per me questo era indice che nella mia vita il simbolico, attraverso l’esperienza, si era introdotto definitivamente, diventava mio sangue, non restava più oggetto di fascinazione e studio. Comprendevo che il tempo aveva una sua “metrica”, un ritmo che mi convocava alla sua presenza ineludibile, e contemporaneamente mi consentiva di concertare la mia risposta secondo il mio sentire interiore: mi accadeva dunque di avvertire la dissoluzione dell’ostilità tra tempo interiore e tempo esteriore, e l’inaugurarsi dell’armonia che è sempre stata nel mio pensiero, nella mia riflessione e produzione poetica.    Da qui il titolo del libro: esso vuole significare che attraversare il tempo è una questione per cui la complessità dell’esistenza richiede misura, assetto di grazia determinazione comprensione – il corrispettivo dinamico dell’intrinseca misura immobile del tempo che per l’uomo resta, oltre ogni disquisizione di ordine filosofico, un enigma, una provocazione a sondare l’imperscrutabile, cogliere la ragione del suo statuto che a noi appare fermo indifferente assurdo –. In relazione alla “misura” che si riferisce, anche, al concetto di armonia, la struttura della raccolta consta di cinque sezioni: rappresentano stagioni di vita, stagioni di conoscenza, passaggi prove attraversamenti secondo gradi di difficoltà e superamenti e, in particolare, una struttura archetipica per cui il numero è caricato di ontologia e affettività.

Ad oggi, dove sei stata condotta dalla poesia, qual è stato il suo insegnamento?

Per rispondere a questa domanda dovrò prendere in prestito una espressione della psicologia dell’età evolutiva e dire che poesia mi ha condotta, attraverso “tappe evolutive”, alla tappa attuale: il carattere è definitivo, ma la personalità è in evoluzione per tutto il tempo che ci è concesso e, per quanto mi riguarda, l’attuale momento è l’espressione di un vissuto totalizzante sia dal punto di vista emotivo, sia da quello del pensiero. La vita di un poeta si struttura secondo quel particolare modo di vedere e sentire gli accadimenti, le circostanze, che è – soprattutto – appannaggio dell’intelligenza emotiva, del pensiero immaginale: è il modo particolare, intessuto di una qualità di sensibilità più sottile – e più tormentata – di entrare in rapporto con l’Altro, di vederne i contorni, percepirne l’interiore vibrazione. Questo affinarsi del pensiero e del sentimento – inevitabilmente – affina la percezione delle cose e del mondo e, di conseguenza, il linguaggio: si nominano le cose e il mondo con parole che cerchiamo più connotanti, più definitive, più aderenti all’essenza del reale (almeno questo è ciò che io sento fortemente e pratico nella mia scrittura). Questa aderenza ‘all’essenza del reale’ ha il potere di farci percepire di essere nel territorio della libertà, di coglierne la meraviglia e la crucialità della sua forza sconfinata.

“consacriamo e dissacriamo / gioia e dolore, / il mistero gaudioso degli occhi, / l’ineffabile che li trascolora.”, con i tuoi versi per chiedere: la poesia è (forse) un destino?

Sì, per me poesia è un destino: ho sempre avvertito l’esigenza di parole da lasciare su pagina, di vederle rincorrersi come fossero l’avvicendarsi dei giorni, di trovarle e ritrovarle – se appartenenti al passato – ancora nuove nel tempo presente. Molto tempo fa era una sensazione pervasiva, ma inconscia; ora mi è chiara, come una rivelazione, poiché poesia è rivelazione, se non altro è affioramento del personale “porto sepolto”.

Per concludere, ti invito, per salutare i nostri lettori, a riportare tre poesie dal tuo libro.

 

 

                                                                  ad Athena

A comportamenti e linguaggi
sibillini opporre lo sguardo,
l’attenzione per cui leggendo
si ascolta, l’altrettanto affilata
dote immaginale per cogliere
il dettato inafferrabile,
portare al lustro il senso sottile.

Infine, gioire di aver attraversato
a passi di ars inveniendi
la nebula, aver trovato in sue
fitte pieghe il piccolo lume
di non opaca raggiera.

*
Monadi, talvolta lanciando
segnali d’avvicinamento

nel migliore favore
restituzioni di portolani
racconti di traversate sicure

spieghiamo le vele
oltre la sinfonia delle correnti
care all’incostante moto marino.

*
                                                              alla libera parola di Poesia
Quel modo forte eminente
districa l’inganno risalendo
la china della cecità afferente
a presìdi d’oscuri intenti

a volute di bizzarri stenti
pone alie piume per librazioni
degne di metriche migrazioni.

 

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