«L’immanenza della luce è fattore attivo di una contemplazione superiore». Parole emblematiche dello storico dell’arte Sergio Troisi, curatore della mostra “Meditazione visiva” di Piero Zuccaro (in copertina nella foto di Claudio Allia), al Castello Ursino, dal 15 gennaio al 15 maggio (la chiusura era prevista per il 30 aprile), prodotta dalla “Fondazione per l’Arte e la Cultura Lauro Chiazzese” con il patrocinio del Comune di Catania e la partnership del Teatro Stabile di Catania. Un percorso sinestetico tra pittura, poesia e musica, che risuona e “spinge” all’acuta concentrazione spirituale come alla rara possibilità offerta: riflettere sull’urgenza di riappropriarsi della propria consapevolezza, del rapporto privilegiato dell’uomo con la sostanza dell’esistenza. Un percorso inedito (vibrante) che compendia la presenza di 14 oli, 12 pastelli, 20 serigrafie e la video-installazione meditativa “Interno Incerto e Oscillante” ideata, scritta e diretta da Zuccaro con la partecipazione di Franco Battiato sulle note vitali del Kyrie (primo movimento della celebre “Messa Arcaica”).
Qual è stata la scintilla che ha portato la sua “Meditazione Visiva”?
«Sicuramente l’amicizia più che trentennale con il maestro Franco Battiato. Le letture, i viaggi e i lunghi dialoghi con lui su certi argomenti di arte e spiritualità. Poi c’è il mio percorso artistico che nel tempo ha toccato alcuni temi come: i “Giardini”, i “riflessi sull’acqua scura del porto”, Le “Fontane”, le “Architetture riflesse”. Sono tutti soggetti che hanno a che fare con l’imprendibile con il mutevole. Negli ultimi anni lo studio della luce sia interna che esterna ha creato in me una maggiore attenzione verso le micro vibrazioni cromatiche e una certa attenzione verso la struttura della materia. Questo modo di procedere richiede molta concentrazione e una esecuzione lenta».
La sua mostra culmina con la video- installazione meditativa “Interno incerto e oscillante”, scritta e diretta insieme al Maestro Battiato, un progetto che avete accarezzato a lungo, sviluppato tra il 2013 e il 2017 e che vede la luce nel trentennale della composizione dell’opera, eseguita per la prima volta nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi (ottobre 1993). Può svelarci qualche retroscena di questo prezioso sodalizio?
«Qualche settimana prima dell’ultimo suo concerto, tenutosi per uno strano destino proprio al teatro romano di Catania, io insieme ad altri amici eravamo con Franco per trascorrere un periodo di vacanza nelle spiagge vicino a Scicli nel Ragusano. E per un altro gioco del destino Franco mi rivelò che a breve si sarebbe esibito a Catania proprio con la Messa Arcaica. Mi disse “sono in vacanza ma devo ripassare la partitura”. Conoscendo il componimento a memoria mi offrì di aiutarlo e così in un caldo pomeriggio siciliano ci siamo seduti vicini e abbiamo ripassato le strofe che avrebbe cantato lui. È inutile dirvi che meraviglioso momento ho vissuto».
Pensando ai versi del pittore e poeta cinese Shitao, recitati da Battiato nella video-installazione, domando: in una società letteralmente sommersa dall’appiattimento critico e valoriale, l’arte può salvarci dall’inquinamento spirituale? Oggigiorno quali sono (o dovrebbero essere): funzione dell’arte e responsabilità dell’artista?
«La visione di Shitao è da prendere come percorso possibile ma sappiamo benissimo che la natura umana è complessa e spesso contraddittoria. Gli artisti sono contraddittori per natura e nel loro modo di essere convivono atteggiamenti contrastanti. Giotto ha creato opere di alta spiritualità ma in realtà nella vita pare fosse un usuraio. C’è da chiedersi, chi era l’essere che ha dipinto quelle pitture così spiritualmente elevate? È un mistero, ma forse etica ed estetica convivono nell’atto creativo. Oggi nel mondo dell’arte contemporanea tutto appare più complesso e l’etica e l’estetica sembrano non poter coesistere. Io credo che molta produzione artistica segua più le regole del mercato e della moda piuttosto che un sentire profondo ed elevato, però ci sono anche artisti contemporanei straordinari che con il loro impegno, anche civile, indicano che una strada è possibile. Qualche anno fa ho visitato per la prima volta il convento di San Marco a Firenze, dove il Beato Angelico ha dipinto le cellette dei frati, ed è stata una vera folgorazione. A proposito di etica ed estetica quell’uomo ha dipinto dei veri miracoli per i suoi confratelli, per la loro crescita spirituale e umana, e penso a quanto siamo lontani da quel tipo di visione, catturati come siamo dalla polvere».
Può raccontarci una sua esperienza di dimensione contemplativa raggiunta “creando”?
«L’esperienza mi ha insegnato che nel momento in cui si entra in studio e si inizia a dipingere hai delle idee che desideri esprimere, e poi come per magia ti accorgi che il tempo è passato e ti trovi qualcosa sulla tela che due ore prima non esisteva. Bene, tutto questo mi meraviglia ancora. Accade qualcosa che non puoi prevedere, non puoi progettare. Possiamo affermare che nell’atto creativo c’è una parte ovviamente progettuale ma poi c’è quella parte misteriosa che nessuno può calcolare. Accade».
La sua pittura dagli esordi ad oggi, verso quali ‘mete’ si dirige o vorrebbe si dirigesse?
«Per me la vera pittura è quella che va dritto all’emozione. Ci sono opere astratte o Figurative anche di piccole dimensioni come i quadri di Giorgio Morandi o di Osvaldo Licini che sono veramente intensi. Sono fatti con pochi elementi ma afferrano l’universo intero. Ecco la mia aspirazione è poter arrivare a quella sintesi espressiva».
Potendola definire, ci dice qual è la sua poetica pittorica e quale tra le sue opere presenti a Catania (14 oli, 12 pastelli e 20 serigrafie) quella dalla quale (e per quali ragioni) si sente meglio rappresentato?
«Desidero ricreare emozioni nello spettatore. Tutte le opere presenti in questa mostra in qualche modo mi rappresentano, cioè esprimono il bisogno di spiritualità. Forse l’opera che più mi rappresenta è “l’esperienza del bianco”, perché è un quadro aperto che punta verso strade ancora non indagate. Vorrei dipingere un quadro totalmente bianco ma non ci riesco, è molto difficile, però la sfida mi intriga molto».
Qual è il colore che meglio “sposa” la sua interiorità?
«L’azzurro e certe sfumature di rosa cotto».
Cosa desidera suscitare in coloro che osservano le sue opere?
«Come accennavo prima il mio desiderio è quello di creare lavori che suscitino pace e serenità. Non mi interessa il concetto, mi interessa far risuonare l’emozione dentro lo spettatore. Mi ha colpito una frase di Guttuso che diceva come dovremmo godere dell’arte così come godiamo quando ascoltiamo un canto di un uccellino. Sentiamo il canto e ci emozioniamo e non ci chiediamo cosa voglia significare, è sublime e basta».
Esiste un’opera altrui nella quale ama “rifugiarsi”?
«Ne esistono tante ma una vince su tutti e cioè l’Annunciata di Antonello da Messina. È un’opera perfetta. Per me questo capolavoro contiene e sintetizza tutta la bellezza della Sicilia».
Qual è stato ad oggi il grande insegnamento ricevuto in dono dall’arte?
«L’arte, quella con la A maiuscola, mi fa stare bene mi porta verso zone dove tutto è quiete. Visitando i musei ho provato molte volte questo benessere, infatti adoro i musei e li considero le nuove cattedrali dello spirito».
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Notizia:. Sarà un raro e denso momento di interconnessione tra i linguaggi dell’arte, della musica e della spiritualità quello in programma per oggi sabato 22 aprile al Castello Ursino in occasione della presentazione del catalogo di “Piero Zuccaro. Meditazione Visiva”, mostra a cura di Sergio Troisi e con la video-installazione inedita di Franco Battiato prorogata fino al 15 maggio (la chiusura era prevista per il 30 aprile).
A precedere infatti la presentazione del catalogo fissata per le ore 17, a partire dalle 15.30 nella sala finale, allestita con le opere della serie “Interno incerto e oscillante”, saranno tre cicli di meditazione guidati da Amalia Cornale, insegnante di Hatha Yoga e Yoga integrale, nel solco della museoterapia. “Una breve pratica di mindfulness – spiega Cornale – che sulle note del Kyrie di Franco Battiato utilizzerà i segni di Piero Zuccaro per disattivare temporaneamente la mente intellettuale, lasciando che lo stato meditativo possa affiorare spontaneamente dalle profondità della Coscienza. La fusione fra l’immagine esterna e quella interna favorirà l’emersione di emozioni, sentimenti e stati d’animo preziosi, fra cui la compassione, l’accoglienza, la gratitudine, l’abbandono al divino”. Le meditazioni si svolgeranno alle 15.30, 16.00 e 16.30 e per partecipare occorre prenotarsi a mostrameditazionevisiva@gmail.com entro il 21 aprile. La partecipazione è gratuita, ogni gruppo prevede 15 persone.
Seguirà la presentazione del catalogo (Antiga Edizioni), la cui veste editoriale è stata curata da Francesco Messina, storico art director e graphic designer al quale Battiato ha affidato la copertina di diversi album: dal 1975 con “M.lle Le Gladiator” fino a “Torneremo ancora” del 2019, passando per capolavori e copertine cult come “L’era del cinghiale bianco” (1979), “La voce del padrone” (1981), “Fisiognomica” (1983) Messina ha tradotto in immagini il pensiero di Battiato, negli anni in cui la discografia non era smaterializzata, come adesso, sulle varie piattaforme digitali.
Completano il volume di “Meditazione visiva” una sezione curata da Carmelo Bongiorno, artista e fotografo, autore di una rilettura personale in bianco e nero sulle opere e sul percorso espositivo di Zuccaro al Castello Ursino; due conversazioni dell’autore con Marco Goldin e Marina Pisano e un’antologia critica con saggi di Lucio Barbera, Franco Battiato, Lorenzo Canova, Alberto Dambruoso, Salvo Ferlito, Helmut Friedel, Guido Giuffrè, Piero Guccione, Giovanni Iovane, Marco Meneguzzo, Gabriele Musumarra, Paolo Nifosì, Anna Maria Ruta, Franco Sarnari, Maurizio Sciaccaluga, Manlio Sgalambro ed Emilia Valenza.