nulla dies sine linea

Destino una parola che sembra far gelare il sangue e i propri eritrociti al solo sentirla, al solo leggerla, al solo scriverla. E salta fuori anche quando di fronte ad un evento che non risponde ai propri desideri si esclama – così spontaneamente – durante la giornata: “Niente, non era destino!”. Le bizze dell’esistenza fanno sì che il destino sia un qualcosa talvolta di inevitabile, qualcosa che si imbatte su qualcuno, come una forza ineluttabile, superiore a questo stato di cose. Infiniti sono gli autori che nei secoli e nei millenni hanno cercato di togliere i veli a questa particolare “contingenza” dell’esistenza. Il fatalismo di Franco Battiato, ma dall’altro lato lo scetticismo di Pirrone e compagni, e ancora il contingentismo di Émile Boutroux il quale finisce per dire che nulla è fondamentalmente prevedibile. Dall’altro lato – un lato ancora più esotico ed orientale – la concezione dell’esistenza vista come una somma dei tempi, un resoconto del passato e del presente che determina il futuro dei tempi, in una parola: karma. Forse, la mia naturale attrazione all’oriente, alle filosofie orientali, deriva da questa completezza pura e assoluta della lettura dell’esistenza che solo l’oriente sembra possedere. L’I-Ching, il Tao Te(h) Ching, e ancora lo Shiva Samhita, tra rivelazione e liberazione. Ma i libri da citare sarebbero infiniti. Rivelazione e liberazione. Queste due parole sono connesse molto in profondità con la parola destino. Il destino è un corso che segue qualcosa e che guida qualcosa, la rivelazione è invece la visione chiara e piena di verità dalla quale si viene fortuitamente visitati una volta tanto, di rado, e che svela la sorte, la propria sorte. E, poi, la liberazione, che sembra essere l’antitesi perfetta del destino, una ricerca, uno sforzo eroico ed erculeo, questo della liberazione, un combattere contro gli dèi, un’impresa fortemente alla Promèteo. Avere le chiavi per aprire la porta e uscire dalla dimensione del destino talvolta paurosa ed asfittica è l’azione eroica di liberazione dalle forze quasi meccaniche e celesti che sembrano governare l’esistenza. L’attenzione non sembra mai abbastanza, la consapevolezza da acquisire non sembra mai sufficiente: sembra una battaglia infinita, quasi una fatica di Sisifo vera e propria che porta al raggiungere quello stadio, ovvero “diventare Dio”. Nella lingua italiana esiste una parola rara ma preziosa e utilizzata raramente – vista l’enorme quantità di ingenuità intellettuale che inghiotte persino quello che pare più sveglio – e questa parola descrive perfettamente l’unione con Dio: indiamento. Quanti hanno mai sentito questa parola? Quanti l’hanno mai letta? Quanti avrebbero il coraggio di usarla veramente? Non è questa forse l’azione eroica alla quale si è chiamati? Diventare Dio, o in altre parole, l’essenza della grande opera così come viene definita da centinaia di autori. Angela da Foligno descrive il raggiungimento di questa esperienza in una delle sue opere scritte più importanti: c’è tanta estasi invisibile eppure tutt’attorno per poter rimanere nel proprio Io e non esplorarla. Dirò allora che l’Io è il destino, e il superamento di se stessi è la liberazione da quel destino. Non essere più se stessi è la vera scoperta dell’America interiore. Se si circumnaviga se stessi arriverà il momento per il rinnegarsi ritrovando così una nuova luce. Molti non vi arriveranno mai, perché sono già morti, nonostante siano vivi o credono di esserlo. Ma una primavera tira l’altra, e le possibilità sono infinite. Disegnare se stessi, riprogettarsi, allora diviene l’unico vero compito virtuoso, un compito che è fortemente contro ogni modus vivendi e modus operandi comune e quotidiano, quello che io disprezzo fortemente da sempre, essendo – esso – narcotizzante e soporifero. Per vedere la luce, e fletterla e dividerla distinguendo le sfumature dei vari colori, è essenziale una forza supernaturale ma che si trova già dentro. Superare la natura significa superare il destino. L’uomo – anzi l’eroe – l’ha sempre fatto. Ecco perché – come Thomas Carlyle – oggi io salvo unicamente e solamente l’eroe, colui che è in grado veramente di mutare la storia, attraverso le sue azioni, e attraverso le sue idee, riscrivendo la bibbia dell’esistenza. Ci sono altri eroi che nasceranno? Forse sì: ed è un destino. È un destino anche incontrare la propria anima gemella. Ma è un destino anche scambiarla per tale. La cecità è sempre incombente, in agguato, pronta per intrappolarci in un destino che non ci appartiene. L’Homo Faber non è altro che l’eroe che ha superato la brulla condizione quotidiana dell’esistenza elevandosi ad essa e cancellandola, dimenticandosene. L’anima gemella esiste, ed è un destino: ma il cimento sta unicamente nel saperla ri-conoscere. Forse perdere la vista significa vederci di più, come si recita in una battuta del capolavoro cinematografico Nuovo Cinema Paradiso. Sotto comunque – stavolta – metterò le chiavi per andare ancora più a fondo di questi assaggi che ho seminato brevemente in questo elzeviro. Che gioco! Questa esistenza in fondo non è un gioco di prestidigitazione illusionistico operato da forze celesti, magnetiche, e imperscrutabili? Come Dio.

Ulteriori approfondimenti e letture:
– Angela Da Foligno, Il libro dell’esperienza, a cura di G. Pozzi, Milano, 1992.
– Ibn Arabi, L’interprete delle Passioni, a cura di R. R. Testa, e G. De Martino, Apogeo Editore, Milano, 2008.
– Edith Stein, Gerda Walther, Incontri possibili: Empatia, telepatia, comunità, mistica, a cura di A. A. Bello, e M. P. Pellegrino, Castelvecchi, Roma, 2014.
– S. Zuffi e A. Novellone, Arte & zodiaco. Storia, misteri e interpretazioni dei segni zodiacali nei secoli, Sassi editore, 2009.
– Rudolf Steiner, Teosofia, Editrice Antroposofica, Milano, 2005.
– Arthur Avalon, Il potere del Serpente, Edizioni Mediterranee, Roma, 1992.
– Osho, Morte: la grande finzione, Om Edizioni, Bologna, 1992.
– David G. White, Il Corpo Alchemico: le tradizioni dei Siddha nell’India Medievale, Ed. Mediterranee, Roma, 2003.
– H. Freiherr von Klöckler, Astrologia, Scienza Sperimentale, Ed. Mediterranee, Roma, 1993.
– Brein Weiss, Molte vite un solo amore, Oscar Mondadori, Milano, 2013.
– C. G. Jung, La sincronicità, Bollati Boringhieri, Torino, 1980.

 

 

(Opera di Claudio Cargiolli)

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