Simona Lo Iacono, con la quale ci congratuliamo, autrice di Virdimura, edito da Guanda, ha vinto il Premio Letterario Nazionale Elio Vittorini, edizione 2024. Questa la motivazione: “Nella Catania del XIII secolo una bambina ebrea, Virdimura, impara, accompagnando il padre medico, come curare i corpi e come aiutare gli ammalati, e soprattutto i poveri, a non sentirsi soltanto preda della disperazione. La storia raccontata da Simona Lo Iacono è vera e questa donna sarà la prima nella storia a ricevere l’autorizzazione ad esercitare l’arte che era fino ad allora privilegio soltanto maschile; ma, come sempre nella letteratura, non è tanto la storia che conta quanto il modo di raccontarla, e Lo Iacono, con leggerezza insieme con profondità di visione, è capace di gettare sui problemi della Sicilia di allora una luce che porta a momenti di vera commozione, attraverso un linguaggio semplice e insieme immaginoso che non è di quel tempo e non è nemmeno del nostro tempo, perché è il linguaggio della poesia”.
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Chi?
La protagonista è una donna realmente esistita, Virdimura, nata nel 1300 e dedita alla cura e al soccorso dei più disagiati e dimenticati. Era una dottoressa cresciuta in una famiglia di medici, che aveva appreso dal padre non solo i rimedi per la cura della carne ma anche i segreti per la cura dell’anima. Una vera amante della debolezza e della fragilità, intese come caratteristiche della nostra umanità.
Cosa?
Il libro cerca di ricostruire la vicenda di Virdimura attraverso i pochi documenti che testimoniano la sua straordinaria storia, e si propone di testimoniare l’amore per la diversità, il coraggio nel seguire la propria vocazione, anche quando questa è scomoda e controcorrente. E’ un canto a ciò che può guarire se è amato e accolto.
Quando?
L’idea è nata quando una collega mi ha parlato di Virdimura, che io non conoscevo. Mi sono messa sulle sue tracce con curiosità e mi sono imbattuta in un documento del 1376 conservato all’archivio di Stato di Palermo che le conferiva la “licentia curandi”, ossia un titolo abilitativo formale che la autorizzava a esercitare la professione medica. Era una vera rivoluzione poiché prima di allora tale riconoscimento non era mai stato rivolto ad una donna.
Dove?
La vicenda si svolge a Catania, città in cui Virdimura nasce nel 1302 e dove svolge la sua attività di medichessa per buona parte del quattordicesimo secolo nonostante l’imperversare di epidemie di peste e di feroci carestie. Riuscirà a ad attraversare eventi difficilissimi con la sola forza della sua compassione e dell’amore per i malati
Perché?
Perché essere curati e amati è un’esigenza dell’uomo di ogni tempo, e perché il prendersi cura non è solo un’attività legata a rimedi della carne, ma all’ascolto dello spirito, della storia di cui ciascuno di noi è portatore, delle ferite che tracimano da essa. Virdimura ci insegna che possiamo curarci solo se ci curiamo a vicenda.
Scelto per voi
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Fu mentre grattava il muschio che avvertì il mio risveglio, non perché piangessi ma perché fissavo, incantata, le mura.
Urìa padre mi sollevò con le braccia, lasciò che odorassi il verde che macchiava i sassi, l’aria fumosa del vulcano, i fiori che sbocciavano dalla lava. E disse:
Eccoti finalmente. Forte come le mura che cingono
Catania. Verde come il muschio che affiora dal duro.
Sia tu benedetta, figlia amata.
Ti chiamerai Virdimura.