Chi?
Quando mi è stato proposto di immaginare un libro per bambini, ho accettato con riserva. Scrivere il testo per un albo illustrato, sebbene molti pensino il contrario, non è affatto facile: occorrono poche parole, quelle giuste, incisive e potenti capaci di evocare e raccontare con semplicità anche temi complessi. Lo stesso dicasi per le illustrazioni. È una doppia narrazione, testuale e visiva, che a volte scorre lineare, altre per compensazione, altre ancora procede in poetico contrasto. E in questa sinfonia di intenti e incanti, di detti e non detti, si sviluppano storie e si animano personaggi. Non tutti gli albi illustrati hanno un testo, mi riferisco ai silent book, o un protagonista in carne e ossa. Quello di “UAU che giorni!”, nello specifico, è piuttosto un sentimento, quello della gioia di vivere che ci fa apprezzare anche la forza silenziosa di una bolla di sapone. Ma è contemporaneamente un invito, quello di mantenere uno spregiudicato ottimismo nonostante tutto, nonostante tutti, e di non dare per scontato i giorni anche quando sembrano non avere senso.
Cosa?
Ho scelto di raccontare l’unicità della vita attraverso il gioco dei sensi, non scomodandoli però per nome, ma per le molteplici esperienze che dispensano nel tempo universale della vita. Parlo così di giorni che non si staccano dagli occhi o che ficcano il naso, di mani che creano comunità e di nonne che traboccano di dolce e salato. Esperienze minime ma solo in apparenza, perché la vita, ogni giorno, è eccezionalmente UAU.
Quando?
L’idea di “UAU che giorni!” è nata a marzo del 2020, durante i primi giorni di lockdown. Mia figlia Cecilia e il mio compagno Alessandro avevano da poco completato un taglia e incolla, quello vecchia maniera che ti fa trasformare l’assortimento frutta e verdura del depliant del supermercato in un’opera dell’Arcimboldo. Io ero in disparte, spiaggiata sul divano e devastata da un’emicrania fortissima.
Dove?
Improvvisamente mi alzo, prendo una manciata di scarti di carta e mi chiudo in camera da letto. Inizio a scrivere di getto, nonostate gli occhi fossero aperti a malapena, nonostante l’odore di bucato delle lenzuola fosse disgustoso, nonostante il tocco della penna suonasse peggio del graffio del gesso sulla lavagna. “UAU che giorni!” prende vita così, tra le immagini di farine in offerta e dentifrici che promettono denti bianchi e luminosi. Ma, soprattutto, posso dire che “UAU che giorni!” è nato dalla sofferenza e che la scrittura l’ha sublimata capovolgendola completamente. Perché concentrarsi sugli occhi umidicci e malconci, quando gli stessi occhi, più e più volte, sono stati vittime di altri attacchi, quelli da sidrome di Stendhal ad esempio? Basta cambiare prospettiva per convertire un momento di sconforto nel suo opposto. È la filosofia del bicchiere mezzo pieno ma che ti riempie in toto.
Perché?
Sono un’anima introversa, timida e taciturna. Parlare m’affatica, mi fa sentire goffa e insicura. La scrittura, invece, mi riscalda come un amico di vecchia data, mi regala protezione e libertà perché le parole si prendono cura di me e io, spero, di loro. Perché leggere “UAU che giorni!”? Perché dentro c’è molto di me, del mio sguardo sul mondo, perché sfogliandolo ritroverete anche voi stessi, perché le illustrazioni di Tiziana Longo sono bellissime, perché è un libro per bambini dai 3 ai 99 anni.
scelta per voi
Vanessa Viscogliosi (Roma, 1978), giornalista, vive a Catania dal 2003. Da piccola le piaceva leggere gli editoriali di Enzo Biagi e perdersi nei campi di grano di Vincent Van Gogh. A 12 anni aveva già le idee chiare: da grande sarebbe diventata una penna col pallino per l’arte. Nel 1999 fonda Tribenet, uno dei primi siti in Italia a occuparsi di arte, nel 2003 contribuisce a creare Tribeart, una free press sulle arti visive siciliane che ha diretto per oltre 10 anni. Da sempre animata da uno spirito green e animalista decide, dopo la maternità, di dedicarsi esclusivamente ai bambini e alla divulgazione di tematiche ambientali. Apre così un blog, beevegan, per raccontare l’esperienza della sua famiglia vegana e, successivamente, con il nome di kazuri • piccolo e bello progetta e conduce laboratori ludico-didattici per promuovere il rispetto del pianeta e degli animali. Grande appassionata di albi illustrati ha sempre pensato che prima o poi ne avrebbe firmato uno. Sebbene non ami le etichette si definisce un’operaia culturale con manie di piccolezza. “UAU che giorni!” è la sua prima pubblicazione.