Angela Campo, “I sentieri della conchiglia”, scrigno di suggestioni dentro il canto eterno del mare.

tre domande, tre poesie

Angela Campo, nata a Ribera l’1 giugno del 1955, in possesso della maturità classica e diploma magistrale. Ha fatto esperienza lavorativa di insegnamento presso cooperative sociali. Per un periodo di qualche anno ha lavorato presso un’erboristeria e in un’assicurazione a Ribera (AG). In occasione dell’uscita del volume I sentieri della conchiglia – sentieri misteriosi che insegnano che in una conchiglia possiamo ascoltare il canto del mare… scrigno di suggestioni e intuizioni, di immagini oniriche, di slanci e spunti, che raccolti tutti insieme sembrano rivelare il canto segreto di un eterno mare -, edito da “FirenzeLibri”, collana “Fuori Stagione” a cura di Massimiliano Bardotti, Serse Cardellini e Gregorio Iacopini, l’abbiamo sentita.

Qual è stata la scintilla che ha portato il tuo “I sentieri della conchiglia”, meglio: in che modo la (tua) vita diventa linguaggio?

Questo libro nasce da un percorso di meditazione buddista che ho iniziato nel 2006, anno in cui mi sono trasferita da Ribera, mio paese d’origine, a Sciacca (AG). Un’esperienza che ha rivoluzionato completamente la mia vita. Anni fa la domanda: Chi siamo e verso dove andiamo? ha generato una mia profonda crisi esistenziale, una condizione di sospensione che doveva necessariamente portare ad una nuova versione di me. La perla, che tanto ammiriamo, è il risultato della malattia della conchiglia! Ecco, noi siamo come la perla. Nel 2021 risulto finalista al concorso di poesia internazionale Emanuele Navarro a Sambuca di Sicilia (AG), esito che premia un percorso di scrittura del quale ero anche dubbiosa. Questo risultato mi ha dato anche una certa convinzione in quello che stavo facendo. Poi la cosa fondamentale è camminare nel proprio sentiero. Siamo tutti in un viaggio faticoso e pieno di imprevisti, ma che prelude alla scoperta della nostra vera natura di esseri divini. Simboli, antichi miti, sogni, accettazione dell’irrazionale come parte della vita all’interno di un ordine cosmico, sono un invito a realizzare il nostro potenziale spirituale. Dentro di noi ci sono grazia e bellezza, un tesoro che va ritrovato.

La poesia è un destino?

Nel gruppo di meditazione buddista di cui faccio parte posso contare sulla presenza di splendidi compagni di fede, che hanno accompagnato e sostenuto la fioritura di un talento che era già presente da bambina. In questo senso posso dire che la poesia è sicuramente un destino. Alla scuola elementare scrivevo versi dedicati soprattutto alla natura, crescendo ho indirizzato i miei interessi verso gli studi classici perdendo la vena poetica. Ma evidentemente la scintilla era pronta a divampare trovando le condizioni adatte: l’incontro con il buddismo e una grande passione per il nostro amato cantautore Franco Battiato. Si è manifestato nuovamente il talento arricchito da una maggiore consapevolezza e da un’apertura verso la vita.

Per concludere, ti invito, per salutare i nostri lettori, a riportare tre poesie dal tuo libro; e di queste scegline una per condurci a ritroso nel tempo, a prima della stesura completa o della prima stesura, per raccontarci quanto “accaduto” così da permetterci di condividere (e meglio comprendere) il percorso che l’ha vista nascere (nel contesto del libro che l’accoglie).

Ringrazio e saluto innanzitutto te, cara Grazia, per l’attenzione che hai voluto rivolgere a me ed al mio libro, ne sono davvero commossa. E con te ringrazio tutti i lettori de l’Estroverso!
Ho scelto tre poesie del mio libro alle quali sono particolarmente legata. Le prime due sono nate da un’ispirazione degli ultimi lavori del Maestro Franco Battiato: Le nostre anime e Torneremo ancora.

“Una sola anima”

È stato un lungo viaggio
tra mondi lontani e universi sconfinati
infine un incanto
riconoscersi qui, in una sola anima.
Fra le tue braccia ritrovo la mia pace,
una perla splende
nel calice d’oro di un’antica era.
Sopra un carro celeste
andiamo alle porte del sole:
voglio rinascere nell’aurora.

“Polvere di sabbia”

Polvere di sabbia tra le mani
scivolo piano nell’acqua dorata,
ascolto il silenzio del mare
chiusa alle pene del mondo
mi perdo negli azzurri cristalli di sale,
là dove gli antichi suoni
cantano la loro armoniosa danza,
nel gioioso fremito dell’infinito si compie l’unità.
Ah, divina sofferenza!
La mia anima ascende dalle pendici alla cima di fuoco,
dove tutto arde e si consuma
nella passione della creazione,
tra i verdi boschi e nel tuo caldo abbraccio
l’amore finalmente riposa.

“Solo un deserto di fiori ho attraversato”

Solo un deserto di fiori ho attraversato, nei freddi laghi della solitudine.
L’oscurità della montagna è così desolante. Assenti anche i timidi bagliori della luna.
Ma ora che ho raggiunto la cima guardo la bellezza folgorante.
È la Sua luce.

Questa poesia è davvero quella che esprime maggiormente “il viaggio”. Inteso come la determinazione di affrontare l’oscurità, rivolgendo lo sguardo all’interno di sé. Il processo alchemico si svolge nell’inconscio e la sofferenza deve provocare la morte dell’ego. Bisogna attraversare l’oscurità della montagna con forza e fede per arrivare alla cima e godere di un panorama meraviglioso: Solo l’amore e la compassione possono aprirci alla comprensione della verità. 

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