#1Libroin5WPoesia.: Daìta Martinez, “nell’ora dell’aurora”, peQuod.  

“L’isola è la Sicilia (…)  Un’isola poetica che induce a amare perigliosa musica. E in queste pagine siamo in contatto con una visione tellurica e odorosa della familiarità”. Così Elio Grasso, introduce, “nell’ora nell’aurora”, nuovo libro della palermitana Daìta Martinez, pubblicato da “peQuod”, nella collana “portosepolto”, diretta da Luca Pizzolitto. La “restituzione” non spezza l’aureo legame d’amore. Un “firmamento” infinito dal volto di un genitore amatissimo si specchia sul volto di una figlia aurorale dalle parole «così essenziali/ e perfette da rubare alla tristezza la sua ferita e/ sorridere come sorridono gli angeli quando non/ lasciano cadere». L’amore, «lo schianto il batticuore», s’effonde, «al centro c’è la stanza il/ canto santo l’equilibrio del tuo odore», e radica nella memoria di un tempo lampante, «si sente l’eco di una campana», che continua ad essere dove è (sempre) stato. Immacolato, come l’amore della «figlia narrata nello stupore del/ discorso mai detto a te introvabile amato/ uomo che d’ogni me già sai la ferita vita», valica le curve del futuro.  

(Grazia Calanna)

 

Chi?

Il mio papà. Io e lui. L’espressione di un noi perduto e cercato nella forma assoluta di un ritrovarsi dietro l’angolo della memoria bambina, poi di una donna riflessa sull’ultima carezza rimasta sulle ciglia della casa, nel tintinnio della brocca poggiata sulla mensola del pane con accanto il vangelo dei suoi piccoli gesti quotidiani, un seme di preghiera alla finestra.

Cosa?

È per me difficile parlarne e lo è perché l’infinito di un padre ha il silenzio che cantano gli angeli quando scendono improvvisi sulle labbra trattenute in quel bacio lasciato sulla fronte; quasi come trovarsi in una ninna nanna da sussurrare tra i capelli quando altro non resta che il ricordo di una tenerezza perduta, un suono ancora d’attesa. È difficile perché ogni giorno chiedo a mio padre perdono per non essermi accorta prima di avere avuto il privilegio di potermi dire a lui figlia. È difficile perché è difficile accogliere il vuoto eterno scavato tra i boccioli delle sue rose, perché imparare ad amare la caduta è tentare il racconto di una vita, la mia vita tutta dentro a una fragilissima conca di pudore che nell’ora dell’aurora a lui si scopre.

Quando?

Dopo il 10 marzo del 2019. Non sono mai riuscita a scrivere la parola che si continua nella fine, è un mio limite, e non riesco nemmeno adesso, forse perché non voglio crederla la fine ma avvertirla vita come vita è pur anche la ferita alberata sulla mano quando d’odore si offre alla luce del mattino. In quella luce il bisogno di ripetermi in dialogo con lui.

Dove?

Nella stanza che ha dell’assenza il vento sul tetto scomposto dalla pioggia.

Perché?

Per potergli dire per la prima volta grazie, papà, per avermi insegnato la rivoluzione del cuore con un sorriso. Per continuare ad amare la grazia del suo sguardo e per sempre custodirlo in quell’ora chiamata dall’aurora sul suo volto addormentato tra le braccia di Dio.

scelte per voi

lieve m’affiora un soffio
la carezza di mio padre

*

la minuta stanza dello sguardo
a parte a parte spinge il giorno
di lei tondo ventre della mente
assente cosicché l’aria all’alba
ferisce il tempo sulla croce del
suo tempo come una preghiera
elementare che di un fiore tace

l’amore per pudore del piccolo
cuore che penetra dal silenzio i
ricordi lasciati sulla piega poco
fonda della bocca sottile posata
sul viso che veglia di schiena la
scena ricomposta dove l’ombra
cade da me stessa a te che reggi

il firmamento e il vento offerto
venendo del perdono la collina
incontro al corpo addormentato
sul profilo dei nostri anni divisi
nell’ora dell’aurora e tutto cade
bianco dal bianco fianco che ha
la luna quando bambina si ritira

*

cade lieve l’alba di maggio
e ha odore di pane il vento
che piano sale dai sogni e
tu padre che sogni sorridi
per un bacio sussurrato di
nascosto da una figlia che
crede farti cielo nella casa

 

Daìta Martinez, palermitana, ha pubblicato con LietoColle (dietro l’una), 2011, segnalata alla V Edizione del Premio Nazionale di Poesia “Maria Marino”, e nel 2013 la bottega di via alloro.  Vincitrice – sezione dialetto – del 7° Concorso Nazionale di Poesia Città di Chiaramonte Gulfi, è stata finalista, per l’inedito in dialetto, della 44° edizione del Premio Internazionale di Poesia Città di Marineo. Inserita nell’Almanacco di poesia italiana al femminile “Secolo Donna 2018”, edizioni Macabor, nel 2019 ha pubblicato la finestra dei mirtilli, suite poetica scritta a quattro mani con il poeta comisano Fernando Lena, Edizioni Salarchi Immagini, il rumore del latte, Spazio Cultura Edizioni, e nutrica, LietoColle. È vincitrice del Premio Macabor 2019 – sezione raccolta inedita di poesia – con pubblicazione, ‘a varca di zagara in dialetto siciliano. È presente in Anni di Poesia di Elio Grasso, puntoacapo Editrice, 2020. È stata finalista – sezione raccolta inedita – della 34° edizione del Premio Lorenzo Montano. Nel 2021 ha pubblicato Liturgia dell’acqua, Anterem Edizioni, Le madri, raccolta di haiku accompagnati dalle acqueforti di Vincenzo Piazza, Edizioni dell’Angelo; nel 2023 Miros de mureOdore di More, con traduzione in romeno di Eliza Macadan, Cosmopoli Edizioni, e nell’ora dell’aurora, Portosepolto-collana di poesia, peQuod edizioni. Ha ricevuto il Premio Francesco Carbone Experimenta 2023 per la poesia. Pubblica, nel 2024, con i poeti Franca Alaimo, Andrea Castrovinci Zenna e Pietro Romano, Il pettirosso rosso, raccolta di haiku, Giuliano Ladolfi Editore. È tradotta in francese, spagnolo, inglese e tedesco. Suoi testi sono inseriti in Contemporary Sicilian Poetry: A Multilingual Anthology, Italica Press.

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