Al Catania Book Festival, tutti i candidati al Premio Strega 2023. Il “senso della possibilità”, forse, il punto dell’oggi letterario in Italia. 

 La prima nazionale dello Strega Tour si è tenuta il 5 u.s. a Le Ciminiere di Catania, nell’ambito del Catania Book Festival

Libri nati nel periodo post pandemico. Libri in cui la morte, la perdita, l’elaborazione del lutto, la figura materna e un’idea di possibile salvezza sono i temi avvertiti con dei punti di contatto tra i dodici concorrenti alla 77° edizione del Premio Strega. Un primo dato, emerso dalla viva voce degli scrittori e delle scrittrici in lizza che – seguendo l’ordine alfabetico – sono andati dritti al cuore di trama, tema, fonte d’ispirazione e qualche particolare recondito della propria opera.

Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu (Laterza); Maria Grazia Calandrone, Dove non mi hai portata (Einaudi); Andrea Canobbio, La traversata notturna (La nave di Teseo); Gian Marco Griffi, Ferrovie del Messico (Laurana Editore); Vincenzo Latronico, Le perfezioni (Bompiani); Romana Petri, Rubare la notte (Mondadori);

Rosella Postorino, Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli); Igiaba Scego, Cassandra a Mogadiscio (Bompiani); Andrea Tarabbia, Il continente bianco (Bollati Boringhieri); Maddalena Vaglio Tanet, Tornare dal bosco (Marsilio); Carmen Verde, Una minima infelicità (Neri Pozza). Tutti autori di una certa notorietà.

Fronte al pubblico nella sala principale delle Ciminiere di Catania, in seno al Catania Book Festival – la Fiera del libro e della cultura ideata e diretta da Simone Dei Pieri – gli autori candidati hanno risposto alle domande di Lorena Spampinato e Mattia Insolia, coordinatori dell’incontro. Grande l’attesa, sia per il prestigio del Premio ambito, sia per il debutto della città etnea come ospite per la prima nazionale del Tour Strega e, al contempo, per la prima in Sicilia nella storia del Premio medesimo.

Un’eccezione alla rappresentanza diretta ha costituito l’intervento della direttrice editoriale di Elliott, Loretta Santini, nelle veci di Ada D’Adamo, autrice di Come d’aria (Elliot), purtroppo scomparsa lo scorso 1° aprile. La storia di una madre e una figlia, di grande dolore, drammatica e dura ma «con grandi sprazzi di luce», perché l’autrice – continua Loretta Santini – «che è sempre stata immersa in un mondo di grande eleganza», «è come se ti tenesse per mano. Ada ti accompagna e ti dice di non preoccuparti, che si può vivere anche col peggio che la vita ti può riservare». Un intervento toccante che ha ricevuto il più lungo applauso del pubblico.

Grande presenza del genere biografico e autobiografico, più o meno declinato in forma pura o romanzesca.

La Sibilla. Vita di Joyce Lussu (Laterza), di Silvia Ballestra, una biografia in senso classico che parte dall’infanzia per ripercorrere una vita straordinaria e arriva a fine-vita della poetessa-traduttrice-partigiana, con una parte autobiografica sulla conoscenza tra le due.  

Ispirazione biografica anche per La traversata notturna di Andrea Canobbio, un romanzo famigliare attorno alla storia d’amore dei suoi genitori, dall’incontro nel 1943 al matrimonio nel 1946, agli anni del boom economico e poi una malattia del padre che intrappola tutti in un tunnel di sofferenza. Nato dal ritrovamento di alcune lettere, questo romanzo è ambientato a Torino, città che l’autore dice d’aver girato per costruire una macchina della memoria. Anche il rapporto figlio-genitore è qui presente.

Altra biografia quella di Romana Petri, Rubare la notte (Mondadori), dedicata a Antoine de Saint Exupéry, non solo grande scrittore, ma uomo straordinario e al tempo eterno bambino, avviluppato al mostruoso quasi ossessivo amore per la madre, che la Petri ha definito di “mostruosa figlitudine”.

Ancora il rapporto madre-figlia, e ancora un’autobiografia troviamo in Dove non mi hai portata, di Maria Grazia Calandrone. Un uomo e una donna lasciano una bambina di otto mesi a Villa Borghese, sono i suoi genitori, e poi si suicidano. L’autrice ha affrontato a una certa età la conoscenza dei genitori e il fatto dell’abbandono. Il tema della separazione dalla madre, lo dice necessario. «Sono diventata madre di mia madre. Una contadina, una donna così intelligente da avermi assicurato con un piano geniale un futuro».

Tema della separazione, dello strappo, anche con Rosella Postorino, in Mi limitavo ad amare te. Sfondo storico contemporaneo, poco oltreconfine e poi in Italia. Nella Sarajevo del 1992, dei bambini vengono portati in Italia, sono salvi ma non insieme ai loro cari. Una storia comune a tanti minori di Sarajevo. La separazione, che tutti sperimentiamo, è qui manifestata in modo estremo, insieme alla rivelazione della fragilità dei genitori agli occhi dei figli.

Altra autobiografia, uscendo dai confini, con Cassandra a Mogadiscio di Igiaba Scego. Racconta la Somalia, la diaspora portata prima dalla dittatura, poi dalla guerra civile, le separazioni culturali nella stessa famiglia, a seguito delle quali, dichiara la scrittrice, «viviamo in paesi diversi, parliamo lingue diverse; ho poi dovuto fare un lavoro sulla lingua, perché ho due lingue madri.

Ci sono poi due riscritture.

Le perfezioni (Bompiani) di Vincenzo Latronico, narra di una coppia felice di free-lance che vive a Berlino. Hanno trasformato il loro hobby in lavoro, apparentemente hanno tutto, libertà compresa, ma a un certo punto appare una patina di insoddisfazione. Il romanzo è una riscrittura de Le cose di George Perec, sull’arte di vivere, come si evince dall’omaggio in esergo. È il racconto di generazioni di ventenni e trentenni che hanno trasformato Internet e i social nella loro quotidianità e a un certo punto vengono assaliti dallo spaesamento, forse perché, come dice Latronico «oggi le persone sono il risultato di risultati di forze che attraggono e respingono continuamente».

Antonio Tarabbia, ne Il continente bianco fa una riscrittura de L’odore del sangue, l’ultimo, incompiuto, romanzo di Goffredo Parise, pubblicato postumo, nel 1997. Perché? Per un tributo, dice Tarabbia, perché è un libro che manca di alcune cose, e per raccontare il potere che abbiamo sugli altri. Tutti i personaggi qui precaricano su altri, alcuni addirittura ordinano su altri. È Il racconto di tutti i modi in cui noi esercitiamo un potere sugli altri o lo subiamo.

Maddalena Vaglio Tanet, in Tornare dal bosco (Marsilio), parla di due sparizioni (una bambina e una maestra) in un bosco. Parte da fatti di cronaca e racconti di famiglia, articoli di giornali, e narra una storia di esseri viventi che inciampano in vicende più grandi di loro, e di bambini del cui mondo si sa poco, come del bosco.  

Romanzo corale è invece Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi. Nasce con una serie di storie che s’intrecciano. Nella Repubblica di Salò un giovane repubblichino riceve un ordine assurdo, disegnare la mappa ferroviaria, si arrabbia ma cerca di eseguire l’ordine. Inizia una storia picaresca con incontri di personaggi che lo aiuteranno o ostacoleranno. Si cita anche Hitler, e si usa l’ironia per irridere.

Infine, ma non per ultima, Carmen Verde, con Una minima infelicità (Neri Pozza). Annetta è una bambina che non cresce all’ombra di Sofia, una madre bella, elegante e infelice. Annetta sospetta d’essere la causa, mentre infine scoprirà un’eredità familiare incline alla pazzia. Libro breve che s’interroga sull’infelicità, in un insolito accostamento tra minimo e felicità, specificando che si tratti di UNA infelicità.

In questa visione corale degli autori candidati allo Strega, il senso della possibilità sembra il punto d’intersezione tra i vari immaginari “autoriali”, forse, il punto dell’oggi letterario in Italia. 

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