cinque poesie da “L’attesa” di Alida Airaghi, Marco Saya Edizioni di Marco Saya (2018)

LEZIONE DI SOLITUDINE
(2013-2014)

Yo quiero estar donde estuve.
Pedro Salinas, La voz a ti debida, LIX-26

Sotto il melo nell’orto
leggevo Pattini d’argento
in assoluta solitudine
e soddisfatto esilio,
immersa nella pagina
(nella polpa d’arancia
che sorbivo), se non fosse
intervenuta abietta l’inquietudine,
l’improvviso spavento
di scoprire sul tronco dell’albero
un bruco, un verme, o un millepiedi
(forse un drago per magia
rimpicciolito), così vicino
alla mia guancia, guardarmi
nudo e inerme,
ma attento e infastidito:
io colpevole di lesa maestà
e disdicevole intrusione
in domicilio, costretta
a scappare via.

 

*

Il mio primo dolore
me lo ricordo bene.
A tavola, con gesto sbadato,
rovesciai l’acqua dal bicchiere,
sporcai la tovaglia,
e avevo quattro anni.
Il rimprovero della mamma
fu solo un pretesto
alle lacrime.
Non per quello piangevo,
ma per l’improvvisa rivelazione
che tutto passava e finiva:
quel pranzo, il bagnato,
la gente del mondo,
ogni aiuto futuro.
Saremmo invecchiati e poi morti
– nessuna eccezione.
Quello a cui non si deve pensare,
invece a me era venuto in mente.

da GLI ANNI ZITTI
(2014-2015)

Il silenzio cade,
e qualcuno non verrà mai più.
Mai più per sempre.
Per sempre zitta la sua voce,
ogni parola.
Riguardiamo le foto,
sistemiamo i biglietti d’auguri,
i filmini superotto, le cassette
registrate. Poi torna il silenzio,
da solo: aspettando
oltre i muri un’assenza.

 

*

 

Molte cose muoiono
insieme a chi muore.
Le sue impazienze, i sorrisi
improvvisi. Il sonno
del primo pomeriggio
da non disturbare,
la crema per le mani
vanitose, la pianta
sempreverde rinsecchita.
Partenze affrettate,
ritorni pentiti.
E le parole
tenere, quelle dubbiose;
le musiche, le rabbie, i vestiti.
Lo sguardo di chi lo cercava
e adesso non sa cosa fare:
vaga, trema, si incanta
o si perde.

da L’ATTESA
(2014-2015)

I sing to use the Waiting
Emily Dickinson

Fargli dire parole che non ha detto.
Suggerirgli mentalmente un gesto
mai fatto. Stampargli
sulle labbra un sorriso innamorato.
Mettergli in mano un dono inaspettato.
Che indossi un bel maglione color sabbia.
Porti scarpe di cuoio pesante
con cui muovere passi sicuri.
Sia spettinato come dopo una corsa.
Abbia una voce roca e intenerita.
Possa guardarmi quasi fossi una sorpresa.
E gli occhi (oh, gli occhi!) quelli
dovrebbero essere incantati.
E ironici, e puri.
Presto, mio cavaliere e romeo,
presto, mio trobador fiammeggiante!
Da tutta la vita son qui, in attesa.

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