Isabella Molard
Isabella Molard

Da bambino scendevo le scale che portavano all’ingresso della mia vecchia casa. Nei giorni di sole, iniziandomi al senso del bello, la luce filtrava possente da una grande vetrata a colori. La bellezza, primo apprendistato al bene (nel senso greco originario) è il punto fermo, la base da cui partire  anche nelle questioni morali. Come spiegare i brutali efferati delitti, le vittime gettate alla stregua di sacchi dell’immondizia in zone neglette? Non ci sono dubbi, il male è sporco dunque brutto (quante volte ai bambini, per non fargli fare cattive azioni diciamo “quella è una brutta cosa”?). Nelle tipiche raffigurazioni dell’Inferno pece, melma, fuliggine. Bandito il bello, bandita la luce. Satana stesso, noto anche come Lucifero (dal latino Lucifer, “portatore di luce”), finisce  per diventare Principe delle Tenebre. Di fatto, spesso gli autori dei delitti sono dei reietti, o uomini che, per dirla con Giovanni l’apostolo, scelgono le tenebre alla luce. Educare al bello significa educare al bene. Forse la bellezza non salverà il mondo, di sicuro lo rende degno di essere vissuto.

(l’EstroVerso Marzo – Aprile 2011)

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