All’ABC di Catania ‘I Duellanti’ di Conrad con Alessio Boni e Marcello Prayer

Alessio Boni e Marcello Prayer
Alessio Boni e Marcello Prayer

Alessio Boni è il protagonista del primo appuntamento del 2017 della stagione di prosa “Turi Ferro”, organizzata da ABC Produzioni. Boni, volto noto di numerose produzioni teatrali, cinematografiche e televisive, sarà in scena dal 10 al 12 febbraio al Teatro ABC di Catania con lo spettacolo “I Duellanti”, tratto dall’omonimo racconto di Joseph Conrad, nella traduzione e adattamento di Francesco Niccolini. In scena, oltre ai protagonisti, Alessio Boni e Marcello Prayer, anche Francesco Meoni e la violoncellista Federica Vecchio. La regia è firmata dallo stesso Boni con Roberto Aldorasi.
“Conrad è il mio autore preferito sin dalla giovinezza – dichiara Boni – è un genio capace di dire cose profonde con autentica semplicità. Il suo modo di scrivere è diretto, mai qualunquista. Ama l’uomo e la sua dignità. Come lui credo e insisto nel dire che l’uomo è ciò che fa”.
Rilanciato dalla fortunata produzione cinematografica di Ridley Scott (miglior opera prima al Festival di Cannes del 1977), “I Duellanti” racconta dello scontro senza fine tra due ufficiali napoleonici, il dandy Armand D’Hubert (Boni) ed il sanguigno Gabriel Florian Feraud (Prayer), in un’Europa agitata da sogni di conquista imperiale e dalle disillusioni della Restaurazione.
Un duello d’armi che diventa, quindi, metafora di un’intera Epoca. Affresco di un mondo, quello della cavalleria e degli eserciti ottocenteschi, che da lì a breve sarebbe stato spazzato via delle nuove armi e dalle nuove logiche militari del Novecento.
I due protagonisti – che per motivi a tutti ignoti e banalissimi continuano ad inanellare, nell’arco di vent’anni, sfide a duello secondo le regole cavalleresche – incarnano quegli incubi e quelle ossessioni che, da Melville a Faulkner, da Kafka ad Albert Camus, accompagnano la cultura occidentale fino allo sfacelo della Seconda Guerra Mondiale.
“Questo – spiega Francesco Niccolini nelle note di drammaturgia – è un lavoro sull’avversario e sul diventare adulti. Per me nei Duellanti esiste una questione semplice per quanto contorta: l’avversario più feroce lo hai dentro di te e non riesci a liberartene per il semplice fatto che sei tu che non vuoi liberartene. È il richiamo della foresta, la voglia di libertà, il piacere del rischio e della conquista. E non sta altrove, sta dentro e si nutre di te e tu di lui. Amo quelle storie in cui io posso leggere una trama, e contemporaneamente un’altra completamente diversa, e le due convivono perfettamente. Questo è uno di quei casi: Feraud esiste ed è un avversario reale, in carne e ossa, spietato, feroce, pure stupido per certi versi ma molto determinato. Non mollerà mai. Eppure, al tempo stesso, Feraud è la metà oscura di D’Hubert: è quella parte di te che riemerge ogni volta che abbassi la guardia, ogni qualvolta che – guardandoti intorno – scopri un desiderio vietato che non ti vuoi negare, come ad esempio un duello in piena regola, anche se le regole dei duelli sono state abolite da Napoleone, che i duelli odiava. Eraldo Affinati, nel commentare Il compagno segreto, un racconto di Conrad degli stessi anni di The Duel, scrive: «Il compagno segreto spiega come si fa a diventare adulti: bisogna scegliere, ma ciò significa rinunciare a qualcosa di se stessi, non soltanto ai rami secchi, il che non costerebbe nulla; anche a quelli fioriti, persino ai più belli. E questo è molto meno facile. Si tratta di una vera e propria amputazione spirituale: chi non l’accetta, non cresce». Mi sembra una fotografia perfetta anche per i nostri Duellanti e fa di questa storia un Fight Club ante litteram: uno scontro violento e inevitabile, desiderato, dove – in realtà – il tuo vero avversario non esiste. Anzi, molto peggio: sei tu. Come se, nel momento di iniziare il duello, quando sei spalla a spalla, e fai i tuoi passi per allontanarti, nel voltarti verso il tuo Feraud, vedessi te stesso. E di quel duello ne hai più bisogno dell’aria che respiri. Senza, sei morto”.
Le musiche dello spettacolo, prodotto da Goldenart Production, sono di Luca D’Alberto; le scene di Massimo Troncanetti; i costumi di Francesco Esposito e le luci di Giuseppe Filipponio.

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