Anteprima. “Canzoniere” di Angelo Sturiale (Edizioni Le Farfalle, 2024).
Il mio “Canzoniere” (Edizioni Le Farfalle, 2024), costituito da una raccolta di scritti poetici dall’aroma essenzialmente sonoro che evocare una certa acusticità prosodica di teatro e antica oralità, parla d’amore e di mare, di disagio e perdono, di ritratti esistenziali popolari e complessi, di gioia e di amicizia, di danze e di suoni, di arte e poesia. Attraverso una costante e minuziosa ricerca sulla musicalità e “cantabilità” della scrittura, ho cercato di esprimere sotto forma di prosa poetica, le zone buie e luminose di pensieri e memorie di tanta nostra quotidiana contemporaneità.
Angelo Sturiale
Un vero e proprio itinerarium mentis è il libro di Angelo Sturiale, in cui i versi sono creature liquide, multiformi, indefinite, cangianti. Ne scaturisce una poetica caleidoscopica della meraviglia e della creazione «tra concetti e parole, tra musiche e suoni, tra segni e gesti e tra linee e colori», in cui la poesia «non gioca mai a nascondino», ma, originatasi da un tripudio di “simmetrie sonore” e “radici aeree”, sogna l’opera d’arte più “bella” e “vera”, senza infingimenti, vacui proclami e adulazioni di maniera, per cui «Questi poemi […] costituiscono ponti per le debolezze / dell’anima».
Ed ecco aleggiare un “respiro di farfalla”, che si libra sopra le rovine della civiltà occidentale di cui la Sicilia è il triviale ritratto: «Andrò via dalle strade ingoiate dall’asfalto, dalle / feste rumorose, dai cani a sbraitare nelle notti rosa e nere / dei tramonti violentati da reati e omertà» verso una palingenesi che ha il nome di Oriente, antidoto efficace contro “specchi”, “centri”, “punti” ed “isterie”. Anche se l’unico rimpianto sarà il discidium con l’archetipo dell’idioma, la lingua madre, insostituibile per la sua carica irripetibile e tagliente di unicità sonore ed esistenziali.
Ciononostante, come Kafka, citato in esergo, rivela: «Per fortuna sarà un viaggio / veramente straordinario», nella cui seconda parte della silloge la musica, l’incontenibile unificatrice di «suoni e quiete d’universo», inciderà eretici bagliori e stordimenti visionari sul corpo-mondo, come trascrizione fantasmagorica del sogno, grammatica primigenia di bellezza.
Angelo Santangelo
Scelte per voi
da “Lente”:
Ti ho smarrito in un pomeriggio assolato di panico
e tempesta, di suppliche e scongiuri per schivare l’abisso
infinito del tuo imminente abbandono. Ti ho cercato
invano tra gli esotici aromi di terre assai amate, tra i
paesaggi di sogni ormai troppo lontani, tra le reti
profonde che nei mari pescosi separavano me dal tuo
continente di giada. Ti ho perduto tra la folla accaldata
e i mercati gremiti di agosto che svendevano carni e
fiori come il mio cuore ormai cavo senza più te e le tue
false carezze. Ho chiesto a chiunque dove mai potessi
recarti senza più il mio amore perenne e perdente,
senza l’eccesso esclusivo delle mie ansie malate, delle
analisi ossessive e i ricorsivi dilemmi delle mie intuizioni. […].
da “Angelo Capovolto”:
Dove vai, angelo capovolto dal mondo? Dove vai con
le ali nervose e spiegate che solcano i cieli imbrattati
di rame? E dalle nubi capienti e imbiancate di piombo,
dal frastuono di bianco e di nero che delinea il tuo occhio,
dove mai te ne vai coi fortissimi e i piani che schiacci e
nobiliti col tuo tocco di ali? Dove vai, o mio angelo
inquieto coi tuoi suoni di incanto? Dove vai con quel
manto che striscia e che graffia tra le corde di fiumi e
colline intrecciate alle piume di penne, alle penne d’
inchiostro con cui tracci e disegni senza alcun orizzonte? […].
da “Via”:
[…] E questi chilometri di rara simmetria
e sensualità struggente tra le mille curve e i pochi
rettilinei di queste strade come gemme incastonate
tra oceani di cemento cocente e inalterabile degrado,
parlano di poesie e silenzio, di cromatici equilibri senza
alcun difetto o distrazione, nutrono il cuore con serene
riflessioni, senza l’ombra o l’eco di spinte e gomitate,
di meschine invidie, di tossiche amicizie agghindate da
inganni e ipocrisie. I contorni di queste povere case tra
i giardini e le macchie di colore e i cavalli solitari, tra le
cavità sulle pareti abbandonate da cui spiare idealmente
il mondo, iniettano sul corpo una luce diversa da ogni
altra luce, accarezzano i pensieri e li addolciscono mentre
là fuori si consuma uno spettacolo di musica e natura di
incredibile bellezza, tra la sconcezza di scritte e parolacce
imbrattate su pareti occasionali, occultate da frasche e
cespugli, da coperte e cianfrusaglie nei garage e cantine
dimenticate da indolenza e oblio. […].
da “vecchio”:
[…]. Ti è rimasto solo il tempo muto e statico di
startene davanti casa tua, immobile per strada a origliare
i segreti e confidenze di tutti gli altri, a pedinarli con lo
sguardo, a far finta di vivere le loro vite, a innamorarti dei
loro amori, a viaggiare per il mondo coi loro denari e
fantasia. Ti è rimasto giusto il tempo di rimpiangere quel
tempo che adesso non ha più ritmo e vita, e che adesso
ti grida in faccia senza più misura, di averlo abbandonato
per averlo preferito a sacrifici inutili, a mortificazioni senza
senno, a convenzioni ed abitudini che non appartenevano
in fondo al tuo vero io. Ti è rimasto solo il tempo di dire al
mondo che hai sprecato tempo, che hai atteso tutta
l’esistenza pensando di ricevere un premio per le tue
rinunce o nell’aldilà finalmente vivere una vita più bella e
vera di quella che hai calpestato quando eri in vita. Ma non
vi è più tempo. Nessun uomo o dio ti regalerà altro tempo.
La vita ti ha ormai sbarrato ogni finestra e sigillato ogni
porta per accogliere brio e bellezza, negandoti ogni altra
opportunità di celebrare l’esistenza. Ciò che spettava a te
lo donerà agli altri senza chiederti il permesso, e ciò che
hai accumulato in vita andrà perduto inesorabilmente
e trasformato in pantani di fanghiglia e pozzanghere di
melma. A farti compagnia saranno solo le tue lacrime
amare di rammarichi e rimpianti senza più ascolto, senza
più pietà. Senza ormai più tempo.
da “Grazie”:
[…] E ogniqualvolta mi perdo tra il senso e il controllo del mio
baricentro, mi suggerisci le espressioni esatte di gratitudine alla
vita, io che dalla vita rubo e asciugo sempre tutto, forzando ogni
suo disegnato meccanismo e poetico sapore. Lo stupore maledetto
che ricerco in ogni cosa, in ogni amore e musica, è forse sostanza
di affannoso viaggio senza reale oggetto e meta, anche se solo tu
puoi comprenderne il suo senso più profondo. Grazie per ascoltare
le mie spropositate invettive, amica cara, per riconoscere i miei
squilibri e accarezzare le mie pene, grazie per azzerare ogni esagitato
pianto, appianare ogni insoddisfazione per poi illuminarla con saggia
intelligenza, con lungimiranza e compassione, sollievo e leggerezza.
Grazie e grazie ancora per sopportare le mie verbali crudeltà verso
gli uomini e il creato, e supportare con amicizia vera la mia imperfezione
tra le imperfezioni del mondo.
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La prima PRESENTAZIONE del LIBRO si terrà da Zō – Centro Culture Contemporanee, Piazzale Asia, 6, Catania – mercoledì 14 febbraio ore 17:30.
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Angelo Sturiale (nella foto in copertina) è compositore, artista visivo, poeta. Dopo le lauree in pianoforte e in lettere moderne, inizia a viaggiare e risiedere in vari paesi grazie al sostegno di fondazioni, istituzioni artistiche ed educative internazionali (Rockefeller Foundation, Unesco-Aschberg, Ministero degli Affari Esteri Italiano, Swedish Institute, Canon Foundation Japan, Pépinières Européennes, Zeitklang Austria, Bogliasco Foundation). È stato compositore invitato e artista-in-residenza al Conservatorio Trinity Laban di Londra, Conservatorio Superiore di Musica di Zaragoza, Conservatorio de Las Rosas di Morelia (Messico), Tokyo National University of Fine Arts and Music (Giappone), Darmstadt Ferienkurse für Neue Musik (Germania), EMS Studios di Stoccolma, OMI Summer Residency di New York, Bellagio International Village (Italia), Kostadir Studio (Islanda), Wellington College Tianjin (Cina). Ha insegnato teoria e composizione musicale al TEC di Monterrey (Messico). Sue opere sono state premiate in Austria, Svezia, Stati Uniti, Canada. È autore di un libro di tecnica pianistica (Ergonomic piano exercises, Dinsic, 2017) e di tre libri di prosa poetica: Tempeste di te (Algra editore, 2013), Catalogo d’amore (Edizioni Le Farfalle, 2016), Finestra (Algra editore, 2022).