il cielo è un mantello
rubrica di poesia per bambini

 

io andrò a memoria
ad accendere lampadine
sotto i banchi di scuola
e una anche dietro la lavagna:
io andrò a memoria a scrivere
bugie sghembe
o a seguire lo zoppicare dell’angelo nei quaderni
mi fermerò solo allo schiocco dei complimenti
e aspetterò le ore della sera come un compito giornaliero.
io avrò a memoria
la guancia delle parole
e le mele della commozione
e per delicatezza sarò il più sciocco
e scriverò col gesso sulla pagina bianca.

Francesco Balsamo
da Ortografia della neve. Incerti Editori 2010.

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Non mi dimentico mai che questa rubrica di poesia è per bambine e bambini. E a scuola spesso la poesia viene messa su un foglio, tagliata con il bisturi come fosse malata grave e ci si guarda dentro e la si spiega come se fosse una lezione di anatomia patologica. Oppure, la si traduce dall’italiano all’italiano ma tagliandole le ali, il becco e anche le zanne. La si spiega. La si spiega così tanto strattonandola di qua e di là che si dissolve, non c’è più.
Io me lo ricordo che nell’infanzia non si parla perché si è parlati, da tutto quanto. Si aspettano le parole, non il senso.

E le parole fioriscono come sorrisi o come pugni, dipende, ma comunque arrivano da sé e ci sorprendono. Ci sono immagini che ci cercano.
Questa poesia di Francesco Balsamo, poeta, pittore e contemplatore di mondi in interni e in esterni è vostra. Io ve la regalo perché è dedicata a voi, porta a scuola le parole vere, quelle sincere, che spalancano le finestre, che non sono votabili, non rientrano in nessun numero e dicono stramberie e dopo il mondo è più abitabile. Fate così: leggete piano piano e guardate come tutte le immagini escono dalle righe come pesci dall’acqua e poi volano e fanno un’aria nuova, un’aria di ballo che vi accompagnerà a scuola, a casa, a letto, a lavarvi i denti, a mangiare gelati e a fermarvi al semaforo, a piangere, al solletico, alle verdure che non sanno di niente. Ci sono lampadine dappertutto. Ci sono angeli che zoppicano nei quaderni a quadretti e altri in quelli a righe. Aspettare la sera attenti è un compito di poeta, di persona tutta scritta dalle parole. Le parole hanno le guance, mostrano la faccia, per essere accarezzate e morse. E lo so che molti di voi sono asini per delicatezza, per stare tutti spariti tra il bianco del gesso e il bianco del quaderno e allora sì la neve scrive versi silenziosissimi con perfetta ortografia. Anche in luglio. Anche in Sicilia.
Sedetevi stasera, leggete lentamente e lasciate che le parole liberino l’aria, poi prendete un foglio e disegnate tutto quello che avete visto volare fuori dai versi di questa poesia. Il mondo respirerà e voi insieme a lui. Unico respiro. Sghembo. Ve lo prometto.

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la foto in alto è di Melina Mulas

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