Cristina Costanzo, meditare con e nell’arte.

Maestrie

Nasco nel 1970 a Piacenza da papà Gianni, impiegato di banca, e da mamma Lucia, pittrice. Dopo gli studi al liceo linguistico frequentato con poco entusiasmo, ho avuto l’opportunità di lavorare come apprendista presso una ditta di restauro di affreschi di Parma in alcune chiese della mia città. Ma il lavoro, se pur interessante, mi sembrava limitante per me poiché non potevo esprimermi liberamente come invece sentivo l’esigenza di fare. lI mio studio si trova alle porte di Piacenza, in una piccola frazione chiamata Pittolo. Qui vivo e lavoro in compagnia dei miei tre figli e dei miei tre cani. Le mie opere sono invece esposte in un magico spazio esclusivo, in via Fiorini 4 a Piacenza. Qui incontriamo gli amici e tutte le persone desiderose di conoscerci.

Quando hai capito di essere portata verso l’espressione artistica a tal punto da farla diventare il tuo lavoro?

L’amore per il disegno e l’arte l’ho ereditata da mia madre. Sono cresciuta con il profumo dei colori: mia madre, pittrice, dipingeva la notte e accudiva noi 5 figli di giorno. Nell’età dell’adolescenza la mia passione era visitare mostre di arte. Dopo gli studi linguistici decido di provare ad entrare all’Accademia di Brera e mi iscrivo da privatista all’esame di stato per diplomarmi al liceo artistico. Decisivo fu l’Incontro alla fine degli anni 80 con le sculture di Sergio Zanni in occasione di una sua esposizione a Piacenza che mi fece innamorare dell’argilla e mi suscitò la voglia di cimentarmi con la lavorazione di questo materiale. In Accademia mi iscrissi così al corso di scultura senza però trovare gli stimoli giusti che mi servivano. Dopo la laurea mi sposai e la nascita dei miei tre figli mi costrinse ad accantonare la mia passione. Solo dopo qualche anno tornai a dedicarmi con assiduità alla modellazione fino al raggiungimento dello stile che oggi mi caratterizza e che mi ha portato a realizzare figure femminili senza età, eteree e leggere.

Ricordi l’emozione o un aneddoto legato a un tuo primo disegno e uno legato a una delle tue prime sculture?

Le mie figure nascono dalla necessità di esprimere il mio mondo interiore e di raccontarmi. Mi ha sempre colpito constatare che molte comunicazioni, prima che verbali, hanno origine dallo sguardo e dal sentirsi abbracciati da uno sguardo. Così le mie figure hanno la grazia dei gesti di cui tutti noi abbiamo estremo bisogno e la grazia di un incontro cercato e desiderato. Lo sguardo può diventare dono sincero di sé: da uno sguardo possono cadere i veli se ci sentiamo capiti e amati; uno sguardo d’amore spazza via dubbi e paure; da uno sguardo parte la richiesta di aiuto, ancor prima delle parole.

L’artista deve creare una scintilla prima di poter accendere il fuoco e prima che l’arte nasca; l’artista deve essere pronto ad essere consumato dal fuoco della propria creazione. Mi sembra interessante chiederti, attraverso questa considerazione di Rodin, cosa ha rappresentato per te quella scintilla?

Le mie opere sono spesso frutto di un’intuizione. Molte volte nascono per superare dei miei momenti di tristezza o malinconia. Sicuramente mi aiuta la lettura dei testi sacri e, mentre creo, la musica è fondamentale. Deve essere delicata ed evocativa: musica classica, ma più spesso musica elettronica d’atmosfera. Lavoro spesso di notte, perché posso concentrarmi e isolarmi meglio. Non so se è la mia spiritualità che mi aiuta a creare o, viceversa, è la mia arte che aumenta la mia spiritualità. Sicuramente scintilla che ispira e conduce alla lettura delle mie opere sono le mie fragilità e le mie solitudini a volte cercate, a volte no.

Sempre Rodin sosteneva: l’arte è contemplazione. È il piacere della mente che cerca nella natura e che scopre lo spirito di cui la natura stessa è animata. Quanto di meditativo c’è nel tuo processo creativo sia nell’ideazione che nella messa in atto dell’opera?

Ciò che caratterizza l’essere umano è la sua capacità di trasformarsi ciclicamente e di cambiare in base all’età e all’esperienza il modo di pensare e d’essere, proprio come un serpente cambia la sua pelle e la rinnova. Le mie donne spesso sono figure che si trasformano in nido, in gabbie, in figure a metà tra il mito e il sogno. Spesso hanno maschere tatuate sul volto, labbra cucite, cicatrici che sono quasi ricami, petti che contengono segreti, uccellini che le accompagnano, cardellini e elementi dalla simbologia cristiana, madonne che fanno il bagno in antiche vasche di zinco contenenti mare vivo in cui nuotano pesci e crescono piante; Madonne che sono nello stesso tempo angeli, o Madonne che si inginocchiano di fronte alla potenza della Parola fatta Uomo che si manifesta in un cardellino che beve latte sgorgante dal petto della Madre.

Rispetto all’utilizzo dei materiali, cosa ti affascina degli “scarti”?

Lo scarto recuperato da mercatini dell’usato ritorna ad essere prezioso e diventa l’elemento fondamentale dell’opera.

Qual è il tuo rapporto con la metamorfosi (ho in mente le figure, i volti, le teste, che scolpisci) e in genere con la trasformazione (mentale, concreta, interiore-esteriore), quanto influisce eventualmente nei tuoi progetti?

La scultura permette di avere un approccio con la tridimensionalità che è emotivamente molto coinvolgente sia per chi crea che per chi osserva l’opera. Creatore e spettatore possono vedere l’opera da tante angolature e l’occhio può percepire immagini sempre diverse. È come se si dialogasse con delle creature vive e reali. La luce crea le forme. Il tempo cambia le sfumature e dona ancora più carattere alla materia.

Questa rubrica si intitola Maestrie perché intende anche lasciare parola a chi si occupa di formare gli altri e guidarli nei vari campi dell’arte, pedagogicamente, maieuticamente, oltre ad esprimersi soggettivamente. Ci parli del tuo prossimo progetto, Tictac, che avrà luogo nel tuo studio di Piacenza? Cosa cambia nel tuo approccio rispetto al condurre gli altri alla “composizione” artistica (sia per questo workshop, che negli altri svolti in passato)?

Nel mio spazio-studio dallo scorso anno conduco dei workshop di modellato che hanno come scopo princi-pale quelli di permettere a chi partecipa di fermarsi e prendersi del tempo per sé. Manipolare l’argilla ha un grande potere curativo ed è molto utile per combattere lo stress e l’ansia. Chi partecipa ai miei corsi non viene solo per apprendere le basi della tecnica del modellato, ma si rilassa e si prende cura della propria mente e della propria spiritualità. Per partecipare non bisogna avere particolari doti: chiunque può creare un manufatto gradevole e soprattutto una manufatto che abbia il carattere di chi lo realizza. Nel mio spazio-studio non solo si crea, ma si sta insieme, sorseggiando tisane e ascoltando musica. L’atmosfera, dicono, è molto rilassante e tutti sono benvenuti, anche solo per una visita…

Cristina Costanzo
Cristina Costanzo
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