D’ARGILLA E NEVE di Maria Pina Ciancio

Quella di Maria Pina Ciancio è una poesia riservata, dalla voce piana e delicata, e tuttavia resistente, come tenace fiore invernale in un paesaggio freddo, di neve. Chi si racconta in queste poesie si muove in uno spazio dove tutti sembrano essere andati via – più precisamente: tutti i pochi che sapevano sembrano essere andati via portando con sé i segreti di una sorda infelicità –, e chi si racconta ricorda immagini che ricorrono continuamente (come i viaggi nei pullman del Sud), e prova a mettere a fuoco un sentimento di quieto e stupito abbandono. Maria Pina Ciancio è rimasta in fe-dele ascolto di voci che spesso appaiono fantasmi, e sono fantasmi di un’Origine che da qualche parte deve essersi mostrata, ma che ormai è come un ricordo sognato. Queste poesie non fanno capriole, non esasperano il dolore, sono refrattarie alla componente più retorica del canto Neoreali-stico della poesia meridionale del Novecento, a cui in parte fanno riferimento. Il paesaggio non scade mai nel manierismo del marginale, la Lucania che emerge è totalmente depurata di qualsiasi forma di folclore.

(dalla prefazione di Andrea Di Consoli)

In viaggio

Ritorno nella mia isola del sud
A ogni chilometro che si riduce
un’arrendevole quiete
ferocemente si espande
Ciò che temo di me
è questa fragilità
ogni volta rinnovata
lo spavento dei nidi scoperchiati
l’osso spolpato nella neve
la riduzione già saputa
della vita

*

Del tempo accaduto

Chi parte non sa che i paesi
ci invecchiano in fretta
Abbiamo appena vent’anni
e siamo già dentro un fogliame
di silenzi e ricordi
e anche se amiamo
resta sempre una ruga,
                                     incompresa
nel fondo degli occhi

*

Del corpo irrilevante

È solo vento che passa
e non resta
ma la schiena si incurva
e il corpo si fa erranza
una veglia di mani

preghiere reinventate all’occorrenza
coraggio che non disperdo

Prima di rialzarmi
ho benedetto la terra

*

L’attesa

C’è un’attesa che non si vede
si nasconde in ombre
e chiaroscuri
e cerca tempo
si addormenta tardi
e si sveglia presto
sempre accanto
sempre al passo
poi cerca silenziosa
e trova me
te
un tempo forse sacro
un dio possibile
che ci salvi insieme

*

Dentro lo spazio che rimane

Tienimi dentro lo spazio che rimane
tra il recinto e il fogliame
e fanne riparo per la notte

nutrimi gli occhi e curami le piaghe
                                        delle mani
tu che sei fiato e vento di bonaccia
deriva e approdo di ogni mio dolore

di ogni mio perdono

 

poesie di Maria Pina Ciancio, D’argilla e neve (Ladolfi, 2023, prefazione di Andrea Di Consoli)

Maria Pina Ciancio di origine lucana è nata in Svizzera nel 1965. Vive a San Severino Lucano, insegna per molti anni a Chiaromonte in Basilicata e recentemente si è trasferita a Roma nella zona dei Castelli Romani. Viaggia fin da quand’era giovanissima alla scoperta dei luoghi interiori e dell’appartenenza, quelli solitamente trascurati dai grandi flussi turistici di massa, in un percorso di riappropriazione della propria identità e delle proprie radici.

Ha pubblicato testi che spaziano dalla poesia, alla narrativa, alla saggistica. Tra i lavori poetici più recenti ricordiamo Il gatto e la falena (Premio Parola di Donna, 2003), La ragazza con la valigia (Ed. LietoColle, 2008), Storie minime e una poesia per Rocco Scotellaro (Fara, 2009), Assolo per mia madre (L’Arca Felice, 2014), Tre fili d’attesa (plaquette d’arte a cura dell’Associazione LucaniArt, 2022).

Per la saggistica e la narrativa ha pubblicato La mongolfiera azzurra (I fiori di campo, 2002), La Madonna del Pollino. Festa e devozione popolare (Il Coscile, 2004), nel 2012 ha curato il volume antologico Scrittori & Scritture – Viaggio dentro i paesaggi interiori di 26 scrittori italiani.

Suoi scritti e interventi critici sono ospitati in cataloghi, antologie e riviste di settore. Recentemente è stata inserita nelle collettive: Orchestra (a cura di Guido Oldani, LietoColle, 2010); Il rumore delle parole – 28 poeti del Sud (a cura di Giorgio Linguaglossa, EdiLet 2015); Sud – Viaggio nella poesia delle donne (a cura di Bonifacio Vincenzi, Macabor, 2017); Dizionario critico della poesia italiana 1945-2020 (a cura di Mario Fresa, Società Editrice Fiorentina, 2021).

Con il libro Storie Minime e una poesia per Rocco Scotellaro nel 2022 ha vinto Il Premio Nazionale di Poesia Leandro Polverini per la poesia minimalista; nel 2015 la X Edizione del Premio Letterario “Gaetano Cingari”; nel 2014 il Premio Internazionale della Migrazione – Attraverso L’Italia e il Premio Letterario Città di Cerchiara – Perla dello Jonio; nel 2009 il Premio “Tremestieri Etneo” (Targa Antonio Corsaro).

Ha fatto parte di diverse giurie letterarie ed è Presente in svariati cataloghi e riviste di settore. Dal 2007 è presidente dell’Associazione Culturale LucaniArt.

Sito web: https://cianciomariapina.wordpress.com/

 

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