Di Elio Grasso, da “Orienti” (puntoacapo, 2022)

Non sono gli Orienti buddisti di Giulia Niccolai e nemmeno “estranee polverosità”, gli Orienti in cui Elio Grasso ci traghetta con il suo libro più duro e forse più elegiaco. Orienti sono qui concrezioni di memoria sulla zattera di un “tempo muto”, frammenti di un Novecento che “ritorna da altre orbite” a ricordarci chi siamo stati e non saremo. In queste liriche verticali e orizzontali (che nulla concedono alla prosa) si ripete la dinamica astratto-concreto, cifra del poeta, ma questa volta in uno sballottamento di onde, in un mare in tempesta, e le parole non ci salvano, anzi ci dis-orientano, ci scaraventano alla deriva di quel mare che ringhia sui confini.

(Nota di Anna Ruchat)

 

 

Dentro il confine non si può stare, ma allungandosi sui bordi s’incontra la timidezza del mondo, e la nostra vetusta crudeltà si scioglie nella solitudine. Isolarsi non è grave, tra valli e colline il verde è profondo e la realtà assomiglia di più al vero che non è.
Ci sarà pure un passo in più sopra l’aria del mare, quell’immagine comprensibile che vediamo sul Bosforo.

*

 

Nemmeno il sole e il fresco del sonno fanno abbassare le mani sui fianchi tornando le idee sull’universo. Il tempo è tutto uguale, né passato o futuro ci liberano. Se appare la stagione (per pochi attimi) nel buio, è un microfilm del tonfo, destinato a sparire per guasto di particelle. Qualcosa non quadra nel Mediterraneo, dicono con un solco nella bocca. Nemmeno le alberature salveranno la candida fuga dal passaggio turbinoso dei venti. Oriente converge nel confine che occhi vogliono consumare.
E i barlumi chiamano, nel tuo scortato adempiere al cammino.

*

Cosa nasce dopo di noi, le api
sorvoleranno il filo del confine
portando la memoria
occasionali fedeltà alle cime degli alberi
e la consueta rovina delle generazioni.
Chi nasce dopo di noi sognerà l’oltremare
e forse le malattie spariranno,
mani straniere per antichissime rovine.

*

Le api viaggiano, ma viaggeranno? Sbagliamo, in mezzo alle onde e alle particelle, come non sapessimo che coscienza e intelligenza si scontrano deflagrando.

*

E poi continua il rombo
su chi avanza di traverso
sgombrando quel che non è
fraterno ma tormento,
arriva con ingegno secolare
oppure rauco e niente a cui rivolgersi
tranne la nube buia –
strappa la condensa ai corpi,
in un soffio via.

*

… e sarebbe
più vivo l’amore sporgendo
le piante che reclamavi
nel controverso decennio.
Non erano fronti confuse
sopra gli occhi trasportati
dalla luna, e le ginestre
andavano oltre la morte.

Elio Grasso è nato a Genova, dove vive. Tra i suoi libri di poesia: Avvicinamenti (Ripostes 1983), L’alleanza della neve (Laghi di Plitvice 1996), La soglia a te nota (Book Editore 1997), L’acqua del tempo (Caramanica 2001), Tre capitoli di fedeltà (Campanotto 2004), E giorno si ostina (Puntoacapo 2012), Varco di respiro (Campanotto 2014), Lo sperpero degli astri (Macabor 2018), Novecento ai confini (Campanotto 2021), L’angelo delle distanze (nuova edizione, Puntoacapo 2021), A placarsi occorrono anni, con Marco Ferri (Cervo Volante 2021), Orienti (Puntoacapo 2022). Nel 2015 il romanzo Il cibo dei venti (Effigie). Traduzioni: E. Carnevali, Ai poeti e altre poesie (Via del Vento 2012). T.S. Eliot, Four Quartets (Raffaelli 2017), W. Shakespeare, 60 Sonetti (Raffaelli 2023). Scritti sulla poesia: Anni di poesia. Recensioni e interventi 1985-2019 (Puntoacapo 2020). Per molti anni ha lavorato nelle redazioni delle riviste “Anterem”, “Tracce”, “Steve”, “Arca”, “Capoverso”, attualmente è redattore di “Pulp Magazine” e collaboratore di Puntoacapo Editrice. 

 

La foto in copertina è di Emiliano Cribari

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