Luca Minola, ci consegna a una riflessione sul nostro difficile rapporto con l’«infinito».

 

 

rubrica, nuovi poeti

Con queste nuove poesie, non incluse nel libro Pressioni appena apparso, Luca Minola si conferma tra le voci più interessanti della sua generazione. Lo attendevamo da tempo al varco di una prima raccolta organica e l’attesa non è stata delusa. Anche lui, come (pochi) altri autori giovani, coltiva la scrittura con una certa parsimonia, lavorando e sperimentando lontano da presenzialismi e frette editoriali, che troppo spesso circoscrivono un territorio espressivo medio e ridondante. Nei versi che presentiamo, Minola ci introduce nella dimensione pittorica di una natura morta: ma frutta, primizie ci vengono incontro attraverso una mediazione metaforica, e ben si comprende, com’era del resto nella pittura classica, che still life comporta un’assidua meditazione sul tempo, un confronto serrato con i propri limiti e la propria finitudine. «Le pieghe di vento inacidito» ci parlano anche, soprattutto di questo, ma già l’«accenno» iniziale alle «fontane» ci consegna a una riflessione sul nostro difficile rapporto con l’«infinito». Non scriveva del resto Josif Brodskij che l’acqua è un’immagine dello scorrere del tempo? Minola non si accontenta di piegarsi a una tradizione, seppure diffusa e nobile, sia dell’arte figurativa che della poesia; la sua età ancora lo trattiene dalle ansie escatologiche degli autori più maturi, e lui può appropriarsi di quella tradizione attraverso ciò che più gli si apparenta e lo riguarda da vicino: l’amore. Nel suo privatissimo Eden, che qui si «apre» sfondando ogni quinta teatrale, per fare dello spazio drammaturgico un campo condiviso, comune, essenziale, il frutto proibito campeggia nell’immagine finale come una possibile conquista, e allora comprendiamo che un piccolo dramma è realmente accaduto, che una frattura, tra quelle pareti fittizie, si è comunque aperta. È da lì che la poesia entra, per «moltiplicare» lo spazio dell’esperienza e delle passioni. Anche «per volontà»; è forse questo il tratto nuovo, l’aspetto di forzata necessità che i suoi anni richiedono, e che invano cercheremmo in tutta la trattatistica sull’amore.

 

Poesie inedite di Luca Minola

Un accenno infinito di fontane.
Parole pregevoli e sensi compiuti:
questa frutta ingrandita nella stanza, questo
all’interno della scrittura, prima di una domanda,
prima di una matita infantile.

*

L’amore per volontà moltiplicato in primizie,
può battere il centro delle fondamenta
o apparire in tempi d’ edera,
sceglierà l’anno che viene.
Gli orologi placano il sapore delle costruzioni,
le pieghe di vento inacidito.

*

Puoi assaggiare tutta la frutta
nella cucina aperta
aver chiara la fronte e il risvolto di ogni mela.

*

 

Luca Minola è nato a Bergamo nel 1985. Ha pubblicato con F. M. Tipaldi la raccolta Il sentimento dei vitelli, introduzione di Alberto Pellegatta, EDB Edizioni, 2012, Premio Maconi Giovani 2013. Alcuni suoi testi sono contenuti nel Quadernario Almanacco di Poesia a cura di Maurizio Cucchi, LietoColle, 2014, in  Smerilliana  n° 18 nella sezione “Poesia italiana, sulle tracce di una generazione” a cura di Franca Mancinelli, 2015, nel Bisestile di poesia, a cura di Alberto Pellegatta, EDB Edizioni, 2016. Inoltre le sue poesie sono pubblicate sui blog Interno poesia, Nuovi Argomenti, Nazione Indiana e Atelier.  È redattore dell’Almanacco del ramo d’oro. Il suo ultimo libro è Pressioni, nella collana diretta da Maurizio Cucchi, I giardini della Minerva, LietoColle, 2017.

 

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