copertina Le ciliegie sotto il tavolo

Libro di memoria, approdo e fiducia, “Le ciliegie sotto il tavolo” (Marietti Editore, 2012) è l’esordio di Nadia Scappini nella narrativa, essendo l’autrice già una presenza interessante nella poesia. La frequentazione del verso s’insinua tra le pagine del romanzo apportando alla narrazione la delicatezza della poesia, che accoglie il paesaggio interiore e quello esteriore nella preziosità dei connotati dell’elegia, così che tutto quanto accade – di drammatico, imprevisto, sottrattivo – si configura nella necessità dell’armonia per vivere l’interezza umana nei valori più importanti e fondanti l’esistenza stessa.

A partire dal titolo, si profila la coscienza che oltre la densità materica delle cose e degli eventi esiste un elemento misterioso, vitale, forte del rosso succoso del sé vero, del sé creativo, la rubedo che sostanzia ogni stagione umana conferendole lo stupore e l’energia degli inizi, la determinazione di quando la realtà esige volitiva decisione per stare o andare o lasciare che la vita faccia il corso consentito. 

La presenza di questo connotato fortemente psichico conferisce a tutta la narrazione una struttura articolata, ben organizzata, per cui i riferimenti storici, geografici, di usanze, che si introducono entro la storia principale – storia di un incontro, di un desiderio tenuto al caldo con la delicatezza che si offre alle cose care, di una speranza che, se si allontana non sparisce in quanto ha forza di germoglio – costituiscono parte  integrante e non a margine del racconto.

Nadia Scappini porta con levità entro la narrazione i temi cari agli antichi – la casa, gli amici, la festa religiosa e profana, lo scorrere delle stagioni, la partenza, l’arrivo, la perdita fatale, il paesaggio, che nella sua bellezza potente o struggente dell’ora specchia l’aura bucolica virgiliana – e costruisce un universo in cui tutto è presente – nulla manca – con la forza dell’assertività avvalendosi della parola colta. Parola che mai trasborda, mai è aulica, quanto invece ricercata per esprimere nella maggiore compiutezza il senso da consegnare al lettore, così che forma lessicale e contenuto siano uniti inscindibilmente. I termini dialettali sono, per questo verso, satelliti che costruiscono un’orbita gravitazionale perfetta.

Il felice esito di “Le ciliegie sotto il tavolo”, finalista al Premio Cortina 2012 e a ottobre primo premio ex aequo con Francesca Melandri al Premio Asti d’Appello, si manifesta nella sembianza  di “hortus conclusus”  – se non c’è l’albero, c’è “…un rosaio rampicante rosso corallo”; se non c’è una fonte, c’è “L’irruenza dell’acqua alla fine può levigare e dare pace.” pag.22 – in cui, centro da cui partire per ritornare causa il “…fascino modesto, ma intenso, quello che si avverte qui intorno” è la casa, vera dimora sigiziale.

Nadia Scappini (Bagno di Romagna, 1949) vive e opera  aTrento. Ha pubblicato varie raccolte di poesia. Tra i titoli più recenti: Il ruvido mistero (Ancora, 2008) e un saggio su preghiera e poesia E tuttavia Ti cerco (Ancora, 2008). Suoi interventi critici, racconti e poesie sono pubblicati su diversi testi e riviste, tra cui “ClanDestino”. Collabora inoltre con “l’Adige” e “Il Trentino”. Le ciliegie sotto il tavolo è il suo primo romanzo. 

 

 

Potrebbero interessarti

3 risposte

  1. Pingback: Marcus
  2. Pingback: Brandon
  3. Pingback: claude