Annalisa Teodorani Nient altro che parole

Credo di aver in qualche modo trovato la poesia, o che lei abbia trovato me, prima che io trovassi la scrittura. Ricordo di aver avuto, sin da piccola, uno sguardo sulle cose da cui solitamente si generava un’emozione forte di meraviglia o di angoscia, solo che ancora non avevo il medium per trasferire tutto questo sulla carta, elaborandolo a livello emozionale e, molto più tardi, condividerlo con qualcuno.
Io credo, e di questo mi sono convinta con il passare degli anni, che la poesia come qualunque altra forma d’arte, sia un aspetto unico e irrinunciabile di un’anima incarnata, come un marchio che può a volte infastidire di possedere perché costringe anche a litigare con il mondo reale che spesso va in tutt’altra direzione. Ad ogni modo il poeta è chiamato ad una entusiastica rassegnazione rispetto a questo fatto e così troverà il punto di sutura con un caos che lo abita e in cui egli abita.
Con il tempo ho anche realizzato che le lingue in cui ci si esprime sono solo dei pretesti perché la poesia parla un linguaggio universale generandosi, appunto, da uno sguardo.

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poesie da Nient’altro che parole di Annalisa Teodorani,
Milano, Feltrinelli 2015

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Dò ch’ l’è
L’è te sòn di burdéll
ti sbadài ch’i sa ad aqua
l’è tal vàini di péuls
quant e’ cambia e’ vént
e la léuna la su fàza

Dov’è
È nel sonno dei bambini / negli sbadigli che sanno di acqua / è nelle vene dei
polsi / quando cambia il vento / e la luna la sua faccia

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Nòna
a m’arsc-cèr la vòusa
cumè te
da pu quant
a durmóiva insén sa te
tal nòti d’instèda
a so mórta ènca me
una mulìga

Nonna / mi schiarisco la voce / come te / sin da quando / dormivo insieme a te / nelle notti d’estate / sono morta anche io / un pezzettino

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La brèva spòusa
T pu fè
cumè ch’u t pèr
ènca la brèva spòusa
l’è andè sòta tèra
e la i à
i fiéur foint te vès

La brava sposa
Puoi fare come credi / anche la brava sposa / è andata sotto terra / ed ha / i fiori finti nel vaso

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A Lello Baldini

Cla luce
Mu me u m pis cla luce
ch’la trabàla
che tótt al vólti ch’a la guérd
a n capéss
s l’à vòia d’arvanzè
o la s’è stóffa

Quella luce
A me piace quella luce / che traballa / che tutte le volte che la guardo / non capisco / se ha voglia di restare / o si è stancata

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Esige silenzio
questa tua dipartita
così come l’attesa.
Per qualcuno sei stata un’apparizione
una stella cadente in un cielo autunnale.

Forse sei solo tornata
dove un tempo
sfioravi la rena con il bordo del vestito
e i fili d’erba
s’inchinavano al tuo passaggio

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In questa vita
ho praticato l’effimero
quando stenderanno
l’inventario dei miei beni
non troveranno altro che parole

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Nel viaggio
a compartimenti stagni
si ricomincia dall’alfabetiere
A di albero
C di casa
I di imbuto
Quella tavola periodica
delle cose
dove una lettera
fa il nome

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Se hai fame tientela

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