rubrica, anteprima

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quattro poesie da Partiture per un addio
di Paolo Agrati (Edicola, 2017)

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I

Perché per essere altro da sé
il trucco è nulla al calare del buio.
Il chirurgo cambia corpo alla pelle
non opera dentro, sotto lo scalpo.
Non dona né branchie né piume.
Perciò al misero vivere certo
ho scelto il pieno mistero della morte.
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XVI

I semi non sanno dove mettere radici
capita semplicemente che cadano nel luogo
dove diverranno piante. Io sono cresciuta
aggrappata ad una pietra che ho legato al collo
con le mie stesse mani e finto fosse un gioiello.
Per gettare i miei domani sul fondo di uno stagno.
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XXIX

I tedeschi hanno una bocca dolce che contiene
una lingua dura. Saggiandola è rimasto un amaro
profondo in gola. In fretta, troppo presto forse
decisi d’abbandonare l’amore, la parola.
Lasciando il libro che cita un libro sul gesto
estremo, sulla scrivania accanto alla pistola.
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XXXIII

Non ho pensato a mia madre e a mia sorella.
Per la prima volta non ne ho avuto il tempo.
Chissà se sono ancora belle, se ballano ancora
scalze dal salotto alla cucina. Pensavo non ci fosse
via d’uscita dal dolore. Illuso da una finta libertà
mi sono rinchiuso nei loro pensieri, per non uscirne più.

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